lunedì 12 novembre 2012
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Chi pensava che la Juventus fosse andata al tappeto dopo la “stecca”, la prima dopo 49 turni, con l’Inter si è dovuto subito ricredere. I campioni d’Italia tra Champions e campionato mettono in piedi una splendida sagra del gol: 4 contro i danesi del Nordsjaeland e set e partita all’Adriatico contro un Pescara piccolo piccolo che ne prende addirittura 6 in una sola nottata. Cose da Roger Federer. Una Juve precisa e implacabile quanto lo svizzero re del tennis. Conte infonde coraggio e sicurezza a Quagliarella che lo ripaga con la prima tripletta personale da quando è alla Juve. Non si vede dall’altezza, ma cresce anche Giovinco, mentre dovrà crescere ancora e tanto, di testa, il genio ribelle Pogba al quale Conte ha ricordato che le regole valgono per tutti: «Arrivi due volte in ritardo agli allenamenti, niente trasferta a Pescara, resti a casa». Il francese ritardatario ora dovrà farsi trovare pronto e puntuale al prossimo appuntamento di sabato, contro la Lazio. I biancocelesti hanno conquistato il terzo derby di fila, il primo dell’era Petkovic che vince lo scontro diretto  delle panchine straniere della capitale contro un pallido Zeman e la sua Roma sull’orlo di una crisi di nervi. Sotto il diluvio dell'Olimpico sono andate in scena almeno tre partite in 94 minuti. La prima con una Roma che passa in vantaggio con Lamela (8° centro per l’argentino capocannoniere) e domina. La seconda con il micidiale 1-2 laziale a firma di Candreva e Klose (a quota 7 gol) e biancocelesti padroni assoluti del gioco e del campo, sacchianamente parlando. Infine il recupero in extremis dei giallorossi con gol polemico di Pjanic e tentativo in zona Cesarini di Osvaldo che si divora la rete del pareggio. In mezzo scorreva un fiume d’acqua e perplessità e un festival di papaveri e papere dei portieri, fino al terzo tempo senza alcun fair-play, in cui non si può non condannare il gancio pugilistico che il romanista De Rossi ha rifilato al capitano laziale (indagato per Scommessopoli) Mauri, espulso poi a sua volta. Ma il gesto di De Rossi, difeso tutta la settimana da una frangia degli ultrà che non giustifica il trattamento, secondo noi “pedagogico”, che gli sta riservando Zeman, ha lasciato i giallorossi in 10 uomini tutta la ripresa ed è stato determinante ai fini del risultato. Se questo poi è l’atteggiamento di quello che i romanisti considerano il loro “capitan futuro” allora non vediamo un grande avvenire per la Roma, con Zeman o senza. Al tempo stesso, pur stimando e amando molto il calcio offensivo del tecnico boemo ci permettiamo di solleticare la sua coscienza: questa Roma che difende con 7 uomini – una follia nel calcio moderno - e che attacca quasi anche con il portiere, incapperà ancora in giornate da dimenticare come quella dell’ennesimo derby targato Lazio. Ma torniamo ai vertici della classifica e dobbiamo registrare il passo falso dell’Inter di Stramaccioni che nel campo tabù di Bergamo viene “stramazzata” dall’Atalanta. I troppi elogi per l’impresa di Torino possono aver influito negativamente sul rendimento degli interisti? Può essere, ma contro la banda di Colantuono molti dei senatori nerazzurri, Milito in primis, sono sembrati appannati e se a questo si aggiunge un deleterio Silvestre al centro della difesa ecco spiegata la debacle della squadra di “StraMourinho” Stramaccioni. Se alla Pinetina oggi si risvegliano storti, a Milanello gli non resta che piangere. Il Milan subisce una lezione di calcio dalla Fiorentina di Montella. Allegri adesso è in forte difficoltà e Pato che sbaglia un rigore fondamentale sull’1-0 per i viola, tradisce ancora la fiducia e le attese illimitate verso un giocatore che al mercato sarebbe stato meglio e offrirlo in pacco dono al Paris Saint Germain, magari al posto di uno tra gli insostituibili Thiago Silva o Ibrahimovic. Non serba rimpianti dal mercato invece la Fiorentina (neppure per il mancato arrivo dell’ambiguo Berbatov) che accende le uniche luci di San Siro, calando un tris facile al Milan, persino nella domenica in cui ha dovuto fare a meno del suo faro, Jovetic. Il Napoli si rimette in corsa e ricorda ancora una volta al Genoa che il calcio è fatto anche di secondi tempi e quelli per il Grifone cominciano a diventare un pesante tabù. Così come sta diventando utopia per l’altra genovese, la Samp, fare punti. La formazione di Ciro Ferrara cade anche a Palermo e colleziona la settima sconfitta consecutiva. Anche il Genoa pur con il cambio di panchina, affidata a Del Neri, ha perso 7 delle 12 gare sin qui disputate. E’ buio pesto sotto la Lanterna e domenica prossima con questo clima da tempesta si disputa un derby che sa tanto di spareggio tra disperate per non scivolare in B.
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