Dopo la gaffe di Warren Beatty viene confermato il vincitore come miglior film "Moonlight"
Un Oscar al cardiopalma quello andato in scena nella notte fra sabato e domenica scorsi al Dolby Theatre di Los Angeles. Quando per la categoria più ambita, quella del Miglior film, Warren Beatty e Faye Dunaway, aveva decretato la vittoria del musical di Damien Chazelle La La Land , superfavorito con 14 nomination. Invece mentre già il produttore Jordan Horowitz era sul palco per ringraziare, si è scoperto l'errore: all'interno della busta c'erano due biglietti differenti, il vero vincitore era Monnlight. Scuse e imbarazzo con un incredulo regista Berry Jenkins che farfuglia ringraziamenti nel parapiglia generale.
Miglior film. Così Moonlight il film outsider, che racconta in modo crudo e amaro le tre età di un ragazzo nero di Miami, tra droga, violenza e omosessualità vissuta con dolore, è il vero trionfatore sull'ottimismo canterino americano di La La Land che comunque porta a casa 6 statuette. Il film di Jenkins porta a casa anche la miglior sceneggiatura non originale e il miglior attore non protagonista Mahershala Ali, primo musulmano afroamericano a vincere l'Oscar. Un Oscar comunque dalla coloritura politica nell'America delle divisioni di Trump anche se l'attore saggiamente minimizza: "Come artista il mio lavoro è lo stesso, la religione non c'entra, il mio lavoro è raccontare una storia, è dire la verità, il fatto che sia mussulmano non è rilevante" .
Sei premi ma non è record per La La Land
Il film ha ottenuto alla fine sei riconoscimenti, ma probabilmente ci si aspettava di più dati gli osanna del pubblico e, soprattutto, della critica. La storia tipicamente Hollywoodiana dell'amore tra una cameriera aspirante attrice e un pianista di jazz, laurea comunque il 32enne regista Damien Chazelle come il più giovane a vincere un Oscar per miglior regia. A Emma Stone l'Oscar quello per la migliore attrice protagonista, Justin Hurwitz vince per la colonna sonora e la canzone, City of
Stars. La La Land vince anche le statuette per la miglior fotografia e per la scenografia,
Miglior film in lingua non inglese. "La mia assenza è un atto di rispetto verso i miei concittadini e quelli di altri sei paesi che hanno subito una mancanza di rispetto per una legge disumana". Asghar Farhadi che con Il cliente si è aggiudicato il suo secondo Oscar (dopo La Separazione), trionfa a Los Angeles ma la festa corre da Teheran a Londra per il regista iraniano che si è aggiudicato la statuetta 2017 come miglior film straniero, ma non ha ritirato il premio dalle mani di Shirley McLaine e Charlize Theron. Il regista assente dalla cerimonia in aperta protesta contro le misure restrittive, per l'ingresso negli Stati Uniti, imposte a sette Paesi, Iran
compreso, ha mandato una lettera: "È un grande onore per me ricevere questo prezioso premio per la seconda volta, ringrazio
i membri dell'Academy, la troupe, il produttore Amazon e gli altri candidati nella stessa categoria". "Dividere - ha aggiunto
il regista iraniano nel messaggio - il mondo fra noi e gli altri, i "nemici", crea paure e crea una giustificazione ingannevole per l'aggressione e la guerra. E questo impedisce lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani in paesi che a loro volta sono stati vittime di aggressioni. Il cinema può catturare le qualità umane e abbattere gli stereotipi e creare quell'empatia che oggi ci serve più che mai". "Orgoglioso del cast e della troupe" si dice il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
La serata è iniziata con una vittoria italiana: Alessandro Bertolazzi e Giorgio Bertolini avevano infatti vinto la seconda statuetta della serata, per il trucco e le acconciature del blockbuster targato Marvel Suicide Squad. Subito dopo, con il
terzo premio consegnato, è arrivata la doccia fredda della vittoria di O.J.: Made in America per la categoria miglior documentario. Fuocoammare dunque non ce l'aveva fatta anche se il regista Gianfranco Rosi si è detto "felicissimo di questo meraviglioso viaggio durato un anno". Ma un'altra bandierina tricolore è stata piantata poco dopo, dall'italo-canadese Alan Barillaro, creatore del corto di animazione Piper. Mentre l'Oscar per il miglior lungometraggio d'animazione è andato a Zootropolis di Rich Moore e Byron Howard, un film Disney che è un inno alla convivenza nella diversità.
Miglior documentario corto. "I Caschi bianchi", il documentario sui famosi soccorritori siriani noti per il loro casco bianco, ha
vinto l'Oscar come miglior documentario corto. Il regista Orlando von Einsiedel.