Uno slalom che ha superato gli ostacoli, così è stato il percorso che nel corso di questi anni ha reso possibile la pratica dello sci alle persone con disabilità. Apripista la tecnologia con ausili meccanici ed elettronici, spazzadubbi le scuole di sci e i loro maestri, scalatrici le associazioni sportive - incalzate dagli aspiranti sciatori che hanno fatto salire le loro richieste sul moto perenne dello skilift - che oggi presidiano e continuano a promuovere l’accessibilità, da Courmayeur a Predazzo sino all’Etna, passando per l’appennino emiliano e i monti abruzzesi. La stagione sciistica che si è appena aperta, che conta sull’onda mediatica degli imminenti Giochi olimpici (dal 7 febbraio) e paralimpici (dal 7 marzo), offre numerose opportunità anche a chi, a causa del suo handicap, fino a pochi anni fa doveva considerare gli sport invernali fuori dalla sua portata. Oggi sci alpino e sci di fondo sono praticati anche da chi ha una grave disabilità motoria, utilizzando monosci (un seggiolino, detto “guscio”, sotto al quale sta uno sci), bisci (un monosci spinto da un maestro di sci, una sorta di tandem), dualski (un guscio con sotto due sci), stabilizzatori (per gli amputati). Per i non vedenti c’è un collegamento radio o audio con l’accompagnatore-guida, per i sordi, invece, si parla la lingua dei segni. Ausili che associazioni e società sportive acquistano grazie all’intervento di donazioni, sponsor e finanziamenti da parte di istituzioni nazionali e europee che da qualche anno sostengono lo sviluppo dello sport per persone di- e del bi-sci sabili.
Nello slalom di partenza è un’altra porta superata. Queste attività non esiterebbero se scuole di sci e maestri non fossero della partita. «Sono sciatori, sono clienti», dicono i maestri che sono tornati a studiare per imparare tutti i segreti di mono e bisci e per diventare atleta guida per non vedenti. La stagione 2013-2014 segna il boom dello snowboard, la tavola che cavalca la neve in velocità e acrobazie. Accessibile pure questo. Protesi agli arti inferiori aiutano gli amputati, l’imbragatura B.a.s.s. (100% made in Italy realizzata dal maestro di sci Andrea Borney) è l’ausilio per chi ha una grave disabilità motoria. Se lo snowboard è la novità del momento, il guscio è una realtà consolidata. Vuoi perché Alex Zanardi lo usa e un suo gesto ha la forza mediatica trainante di un gatto delle nevi, vuoi perché è lo strumento in pista da ormai 15 anni. Una tecnologia che mescola ammortizzatori da moto, sci sciancrati e una leva che alza la seduta per salire in seggiovia. In piena autonomia, parola chiave quest’ultima. E prossima porta dello slalom. Qualcuno l’ha già oltrepassata.
All’Alpe di Folgaria, una cordata di realtà profit e non profit ha fatto sì che chi arriva ai rifugi - attualmente sono otto - trovi una carrozzina, così da poter scendere dal monosci e muoversi. In autonomia. In libertà. Nessuna prenotazione, la carrozzina è lì, dotazione del rifugio. Un approccio che si sta diffondendo. Complice anche il fatto che lo sciatore disabile è un turista come gli altri. Una nicchia di mercato oggi presa in grande considerazione dagli operatori alberghieri. Lo sci per persone con disabilità è accessibile anche nei costi grazie a convenzioni e agevolazioni. Una lezione, comprensiva dell’ausilio, costa attorno ai 30 euro. Spesa che a volte non c’è se ci sono sponsor che offrono gratuitamente i corsi di sci e il noleggio dell’attrezzatura speciale. BMW da molti anni sponsorizza il “Progetto Sciabile” a Sauze d’Oulx, Fiat quello di “Freewhite” al Sestriere, Colorcom quest’anno offre 25 posti a Folgaria. Lo sci per essere accessibile non ha bisogno di strutture dedicate, si pratica insieme ai normodotati, sulle stesse piste, con gli stessi impianti. Con la conoscenza reciproca dei diversi modi di sciare. Una pettorina rende visibili gli sciatori non vedenti, che sciano insieme a una guida che precede e che comunica via radio la descrizione del tratto e indica - in un linguaggio che ai 140 caratteri di twitter gli fa un baffo - le manovre da seguire. I non vedenti sono i pionieri dello sci accessibile, insieme agli amputati. Sono stati loro, infatti, a disputare i primi Giochi Paralimpici invernali, nel 1976 in Svezia, dove si sono svolte solo gare standing (con sciatori in piedi). Gli sciatori sitting (seduti nel guscio) disputeranno la loro prima Paralimpiade solo nel 1998. Al di là dell’agonismo, sciando si vivono emozioni uniche. Lo racconta Silvia: «Quel suono che fa il ghiaccio premuto dalla lama dello sci. Irripetibile. E io che non posso vedere e che voglio ascoltare tutti i suoni del mondo, quel rumore lo volevo percepire. In prima persona. Per questo a tutti i costi ho voluto imparare a sciare».