martedì 15 ottobre 2024
Una ricerca mette in luce quali furono i testi principali conservati dal priore nella scuola di Barbiana e individua le possibili fonti di ispirazione del celebre motto
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Ma chi erano i giovani americani migliori dell’ I care, ammirati da don Milani al punto da adottare quella loro espressione per la scuola di Barbiana e inserirla nella Lettera ai giudici? Possiamo supporre che il priore si riferisse a una manifestazione per i diritti civili del 21 giugno 1964, convocata al Soldier’s Field di Chicago, in Illinois, proprio con il motto “I care, I’ll be there”, cioè “Mi interessa, ci sarò”. Era un appuntamento dell’Illinois Rally for Civil Rights, organizzato materialmente da Jay Miller (che non sia sua la paternità dell’I care?), a cui presero parte Martin Luther King Jr., presidente e fondatore della Southern Christian Leadership Conference, e padre Theodore M. Hesburgh (1917-2015), prete cattolico e presidente dell’Università di Notre Dame, che era stato nominato il 7 novembre 1957 nella Civil Rights Commission voluta da Eisenhower. Vi parteciparono tra le 57 mila e le 75 mila persone, per dire no alla discriminazione razziale, anche con uno spettacolo di musica jazz e gospel e un coro di ben 5 mila voci guidato da Mahalia Jackson. Dopo la marcia su Washington del 1963, si aspettavano 100 mila persone, ma la pioggia del mattino scoraggiò molti dal raggiungere la meta. In ogni caso di lì a pochi giorni (il 2 luglio) il presidente Usa Lyndon Johnson avrebbe firmato il Civil Rights Bill del 1964: «Abbiamo fatto molta molta strada nella lotta per i diritti civili – disse King -, ma lasciatemi ricordare che abbiamo ancora molta, molta strada da fare. L’approvazione del disegno di legge sui diritti civili non significa che abbiamo raggiunto la terra promessa per i diritti civili». Di forte impatto le parole di Hesburgh: «Sii orgoglioso di essere un nero – disse al Soldier’s field -. Chiedi rispetto dimostrandoti degno di rispetto. Vogliamo impegnarci per la dignità umana insieme a te».

Non ci sono libri di Martin Luther King nella biblioteca di Barbiana (cinque pubblicati fino al 1967, anno in cui morì il priore), alla quale afferivano volumi e le riviste che si procurava don Milani, tuttavia grazie alla catalogazione che ne ha fatto Sandra Gesualdi insieme ad altri volontari per la Fondazione dedicata al priore, apprendiamo che vi figurava un saggio di un autore che adesso è in piena riscoperta: Richard Hofstadter, di cui Adelphi ha editato quest’anno, con successo, Lo stile paranoide nella politica americana (1964). Don Milani aveva invece in lingua originale The American Political Tradition, del 1948, come anche The making of american democracy di Loewenberg, Billington e Brockunier del 1960.

Tra le pagine di The American..., una considerazione attualissima di Charles Francis Adams, Jr., che dopo essersi ritirato da una carriera infelice come dirigente ferroviario, osservò che tra tutti i magnati che aveva incontrato, «non uno... mi piacerebbe incontrarne di nuovo in questo mondo o nell’altro; né uno è associato nella mia mente all’idea di umorismo, pensiero o raffinatezza».

Una prima sommaria ricognizione della biblioteca di Barbiana è contenuta in Don Lorenzo Milani: “I care”. Ancora dalla parte degli ultimi per una nuova umanità, atti di un seminario di studi di Cisreco di San Gimignano (Centro internazionale di studi sul religioso contemporaneo) curato da Arnaldo Nesti, Andrea Banchi e Giuseppe Picone per la Festa della Toscana promossa dal Consiglio regionale. Il volume, pubblicato da Cisreco edizioni, contiene gli interventi di Pietro Domenico Giovannoni su “La città e la chiesa di Firenze negli anni di don Lorenzo Milani”, Mariangela Maraviglia (“Da bestie di può diventare uomini e da uomini diventare santi”), Severino Dianich (“Fede e coscienza civile”), Sergio Tanzarella (“Il genio epistolare di Lorenzo Milani e la questione aperta dalle fonti originali”), Andrea Banchi (“Il maestro don Milani: fare scuola ai ragazzi è credere in Dio”), Donatella Puliga (“Gianni, Pierino e la questione del latino”) e, appunto, “Le letture di don Milani e dei ragazzi di Barbiana”. Sono ben 1.020 i libri trovati e censiti nella scuola di Barbiana, alcuni dei quali, non molti per la verità, sono successivi alla morte di don Milani avvenuta il 26 giugno del 1967 e testimoniano della continuazione dell’attività della scuola, condotta poi da Michele Gesualdi e da altri allievi, per alcuni anni, prima della “discesa al piano”. «Arrivano alcune conferme, suffragate ad esempio da titoli citati da don Lorenzo stesso nelle sue lettere – si legge -. Quando ad esempio scrive a suo cugino Carlo, il 30 ottobre 1950, cita un pensiero del domenicano Lacordaire (1848): “Tra il forte e il debole, tra il ricco e il povero, tra il padrone e il servitore è la liberà che opprime, è la legge che affranca”. Ora, questa lettera è stata scritta mentre don Milani stava ancora a Calenzano e questo sta a significare che quando dovette salire a Barbiana portò con sé diversi volumi». C’è però da domandarsi se anche lì trovò dei volumi appartenuti ai priori che si erano succeduti alla guida della chiesa di Sant’Andrea, fino a don Torquato Mugnai, del quale prese il posto nel 1954.

Al netto di eventuali problemi di trascrizione, altri volumi, di cui si sa l’utilizzo a Barbiana, come la vita di Savonarola di Schnitzer e quella di San Francesco scritta da Joergensen, la sinossi dei quattro Vangeli di Lagrange, non figurano nel censimento. Dunque si apre una bella pista di studio e approfondimento, anche in rapporto a citazioni di libri contenuti in testimonianze e nelle lettere. Intanto alcune pillole di curiosità: accanto ai libri scolastici, troviamo l’Uffizio della Settimana Santa, Il Vangelo di ogni domenica, un libro sul comboniano Federico Vianello (1872-1936), Dal lavoro a Dio, il Brevior synopsis teologiae moralis di F. Cimetier, A. Cance, in francese, del 1933; Christianity minus superstistion and Simon and… di John H. Brocklesby (Onward Press, 1938), Applied Cristianity di father Jogin S. Hugo (1944), L’avventura cristiana di Emmanuel Mounier (Libreria Editrice Fiorentina), 1954, Bible readings for the home (Review and Herald Publishing, 1958) e L’annuario del parroco di Giuseppe De Luca (Ina, 1959).

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