I tifosi rossoneri in festa per lo scudetto davanti a Casa Milan - Ansa
Dal 22 maggio, domenica del 19° scudetto, il tifoso del Milan non è più sceso dalla giostra. Un luna park di emozioni e trepidazioni senza fine, per un vortice per la verità molto simile alle montagne russe. Non c’è stato nemmeno il tempo di riporre le bandiere e far decantare una gioia straripante (anche per le vie di Milano) che è arrivata la doccia gelata dell’intervista di fuoco di Paolo Maldini alla Gazzetta dello Sport. L’ex capitano, oggi direttore tecnico, tra i protagonisti, se non il vero artefice del ritorno ai vertici del Milan, oltre a lamentare il rinnovo che non arriva del contratto suo (e del collega Massara), ha gettato ombre sul nuovo passaggio societario. Ora è ufficiale: il club rossonero ha una nuova proprietà. Dal fondo Elliott della famiglia Singer a un altro fondo americano, RedBird Capital guidato da Gerry Cardinale. La valutazione del club è di circa 1,2 miliardi di euro ma Elliott rimarrebbe come socio di minoranza con una quota intorno al 30%.
Non è dunque l’inizio di una nuova era ma un passaggio nel segno della continuità. Non solo perché dopo le suggestioni arabe si rimane sotto la stessa bandiera statunitense. Ma anche, come prevede Il Sole 24 ore, per la stessa filosofia gestionale che ha portato Elliott allo scudetto in meno di quattro anni: ricerca di giovani talenti e niente spese folli. Non siamo di fronte allo sceicco insomma, ma nemmeno al salto nel buio ereditato dal Milan più vincente di sempre, quello berlusconiano. Singer ha rilevato il club nel luglio 2018 per l’inadempienza dell’oscuro cinese Li Yonghong che nel 2017 era subentrato a Fininvest. Oggi ha più che raddoppiato il valore del Milan (venduto da Berlusconi per poco più di mezzo miliardo) e incasserà una sostanziosa plusvalenza visto che ha investito circa 700 milioni di dollari. Non è stato però solo un business perché Elliott dopo aver risanato i conti e risolto le pendenze con la Uefa, lascia una squadra vincente con un bilancio solido. Cosa accadrà ora?
Tutti i riflettori sono puntati sul fondatore di RedBird, Gerry Cardinale, il 53enne uomo d’affari statunitense immortalato anche in piazza Duomo a festeggiare lo scudetto con i tifosi. Americano ma di origini italiane: del nostro Paese erano i nonni, emigrati poi negli States, a Philadelphia, dove Cardinale è cresciuto. Nel suo curriculum ci sono laurea ad Harvard con lode e master in filosofia, politica ed economia a Oxford. Ha lavorato con la Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, prima di “spiccare il volo” con un fondo da lui creato nel 2014: RedBird (“uccello rosso”). In otto anni è riuscito ad arrivare a oltre 6 miliardi di dollari in gestione e una rete di più di 400 im- prenditori. Con una progressiva specializzazione nello sport: detiene l’85% del Tolosa neo promosso in Ligue1 e il 10% della società che controlla la maggioranza delle azioni del Liverpool. Ma ha interessi anche negli States, nei Boston Red Socks (baseball) e nei Pittsburg Penguins (hockey ghiaccio).
Tutto lascia pensare che il Milan non sarà un hobby ma al centro di una piattaforma industriale multimediale che coniuga sport e spettacolo. Il primo banco di prova sarà senza dubbio il mercato. Ma il nodo più importante è l’incontro con Paolo Maldini. Il leggendario capitano vuol verificare se c’è la volontà del club di aprire un ciclo con due o tre acquisti di spessore. E la sua permanenza in società non è affatto scontata: «Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente». Parole dure, per qualcuno intempestive, ma l’unica garanzia per i tifosi del Diavolo. Maldini non parla semplicemente per il bene del Milan. Maldini è il Milan.