Paolo Banchero, naturalizzato italiano, prima scelta al Draft Nba 2022: giocherà con gli Orlando Magic - Epa
È il biglietto d’ingresso per l’Olimpo, il campionato di basket più importante del mondo. In America lo chiamano “Draft” ma quest’anno la pronuncia è più italianizzata che mai. Spicca infatti il tricolore sulla porta che spalanca il sogno della Nba visto che tra le nuove stelle selezionate per giocare sui leggendari parquet statunitensi c’è un terzetto azzurro formato da Paolo Banchero, Gabriele Procida e Matteo Spagnolo. È la magia del “Draft”, un invidiabile processo di reclutamento dei giocatori più promettenti molto democratico: permette alle franchigie Nba che non si sono qualificate ai playoff nella stagione precedente di poter ricostruire la propria squadra partendo da uno dei migliori giovani in circolazione. Quest’anno la scelta più ambita spettava agli Orlando Magic (vincitori della lotteria) e la franchigia che nel 1992 selezionò un certo Shaquille O’Neal, oggi punta tutto su Banchero. È la seconda volta nella storia in cui un “italiano” viene scelto per primo al Draft, dopo Andrea Bargnani che nel 2006 fu addirittura il primo europeo. A differenza del “Mago” però, Banchero, 19 anni, è nato a Seattle e cresciuto negli States e il nostro Paese non l’ha nemmeno mai visitato. E tuttavia è naturalizzato italiano grazie ai bisnonni liguri. Emigrarono negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso per lavorare come contadini e minatori nelle miniere di carbone.
Paolo è figlio di atleti: la madre, l’americana Rhonda Smith, giocava nella massima lega di basket femminile, mentre il padre Mario, di origine italiana, è un ex giocatore di football americano oggi proprietario di una macelleria a Seattle che vende insaccati rigorosamente made in Italy. «È uno dei momenti più belli della mia vita, non è nemmeno un sogno, sembra una fantasia - ha esultato il giovane Banchero - Ho sognato di arrivare nell’Nba, ma essere la scelta numero 1 in assoluto è pazzesco». In possesso di passaporto italiano ha già espresso il desiderio di far parte della nostra Nazionale e l’ha ribadito ancora una volta: «Voglio giocare con l’Italia, non credo questa ma la prossima estate». Un bel colpo per il movimento azzurro che può gloriarsi anche degli altri due “eletti”, loro sì frutto della nostra pallacanestro: Gabriele Procida, 20 anni, scelta n.36 dei Detroit Pistons e Matteo Spagnolo, 19 anni, scelta n.50 dei Minnesota Timberwolves. Gran talento entrambi, ma certo fa pensare che per mettersi in mostra hanno dovuto figurare in due squadre quest’anno retrocesse (Fortitudo Bologna e Vanoli Cremona). Un’ulteriore prova che i nostri grandi club non vogliono scommettere sui giovani talenti.
È vero pure che il “Draft” non è una scienza esatta e anche essere la prima scelta come Banchero non significa necessariamente che il giocatore sarà una superstar. Michael Jordan, tanto per dire colui che viene riconosciuto come il più grande di sempre nella storia di questo sport fu addirittura terza scelta nel Draft Nba del 1984. Prima di lui fu scelto un giocatore che, complice anche gli infortuni, non ricorda più nessuno, Sam Bowie. Banchero 209 centimetri di forza esplosiva e gran controllo di palla anche a dispetto dell’altezza notevole può vantare però la benedizione del suo coach a Duke, uno dei più grandi e vincenti allenatori del basket universitario: Mike Krzyzewski. Parliamo del leggendario “Coach K”, cinque titoli Ncaa, che si è ritirato a marzo dopo 47 anni di carriera, colui che ha fatto di Duke un brand conosciuto in tutto il mondo. Krzyzewski non ha dubbi che Banchero abbia un futuro radioso davanti a sé. E il ragazzo è grato al suo tecnico: «Ha fatto di me non solo un giocatore migliore ma anche un uomo migliore». È il potere di un coach oltre il parquet, uno che ha sempre riconosciuto la fede cattolica alla base dei suoi insegnamenti. Vale allora per Banchero come per tutti coloro che si innamorano di questo sport una delle sue massime: «Quando il nostro obiettivo è cercare di dare il nostro meglio, quando ci concentriamo sulla preparazione, sul sacrificio e sullo sforzo, invece che sui numeri sul segnapunti, non perderemo mai».