Le sale di palazzo Braschi con la mostra "Roma. Nascita di una capitale" - Ansa/Zetema
Oggi si stenterebbe a crederlo, ma quando Roma – nel lontano 1870 –, divenne la capitale del neonato Regno d’Italia, aveva all’interno delle sue mura più campagna che case. Nel corso dei decenni, si assistette a un processo di urbanizzazione che aggredì, riducendone l’estensione, le vigne e i parchi che facevano parte delle grandi proprietà nobiliari, da quella dei Barberini, a quella dei Ludovisi. La bella mostra che si è appena aperta nelle sale di Palazzo Braschi a Roma, si ferma, però, alle soglie della Prima Guerra Mondiale. Ideata per le celebrare i centocinquant’anni della Roma post-unitaria, scoccati nel 2020 e, poi, per il Covid, rimandata all’anno in corso, è curata da Federica Pirani, Flavia Pesci, Gloria Raimondi (con catalogo De Luca) sotto l’egida della Soprintendenza Capitolina.
La mostra si conclude con quella che molti storici hanno considerato la quarta guerra d’Indipendenza per la conquista degli ultimi lembi di territorio, a iniziare da Trieste. Quando la penisola si trasformò in una nazione moderna con il sigillo del Parlamento di Torino che, il 17 marzo del 1861 dichiarò Vittorio Emanuele II re d’Italia, infatti, mancava ancora il gioiello di famiglia, per così dire, ossia la città fatale dai sette colli. Ci vollero nove anni per raggiungere quel risultato epocale, segnato dalla Breccia di Porta Pia, documentata in mostra dal celebre quadro di Michele Cammarano che, come in un’istantanea fotografica, fissa quegli eroici momenti sulla tela. Quest’impressione si rafforza grazie al confronto con i fotogrammi del film La presa di Romadel 1905, del regista Filoteo Alberini. Un documento storico proiettato la prima volta in quell’anno, proprio sulle mura di Porta Pia.
Questo passaggio continuo fra documenti scritti, fotografici (si pensi agli scatti del conte Giuseppe Primoli, quasi una mostra nella mostra, che prendono l’arco temporale dal 1888 al 1905), pittorici e cinematografici è uno dei tratti distintivi del percorso espositivo che presenta oltre seicento opere, di varia natura, che disegnano lo sviluppo della città dal punto di vista urbanistico e culturale.
Le due dimensioni sono assolutamente interdipendenti perché, per esempio, mostrare la costruzione della Sinagoga (anche grazie al materiale proveniente dal Museo Ebraico), significa rivelare l’emancipazione della città e l’apertura a un pluralismo religioso che, sebbene ci sia sempre stato, chiudeva con quell’evento il rischio d’emarginazione di una componente importante della cultura europea che solo le successive Leggi razziali del Ventennio riaprirono dolorosamente. Allo stesso modo, esporre la serie fotografica che narra visivamente la costruzione del Vittoriano, poi Monumento al Milite Ignoto, vuol dire rendere 'plasticamente' evidenti quali fossero le trasformazioni del ruolo di una città che cessava di essere la capitale dello Stato della Chiesa, per diventare, invece, il centro vivo e pulsante di uno Stato nuovo che, ora, poteva guardare con orgoglio all’integrità del suo territorio.
Roma, Palazzo Braschi
Roma. Nascita di una capitale 1870-1915
Fino al 26 settembre