lunedì 13 novembre 2017
Nei primi mesi dell'anno +9,4% rispetto al 2016, si va verso quota 50 milioni, ma il trend dura dal 2013. Performance migliori nei musei autonomi. Bene il Sud, da Napoli a Reggio Calabria
Folla all'ingresso degli Uffizi, a Firenze (Ansa)

Folla all'ingresso degli Uffizi, a Firenze (Ansa)

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Un vero e proprio boom di visitatori per i musei statali italiani. Se già il 2016 era stato un anno recordo, con 45,5 milioni di visitatori e 175 milioni di euro di incassi, il 2017 conferma con forza la tendenza: tra gennaio e settembre i visitatori sono cresciuti del +9,4%, mentre gli introiti sono aumentati del + 13,5%. Se il tetto dei 50 milioni di visitatori sembra prossimo, va rilevato che il trend positivo dura da quattro anni: tra il 2013 e il 2016 i visitatori sono cresciuti del 18,5% mentre gli incassi del +38,4%, passando da 126 milioni 417 mila euro a 174 milioni 988 mila euronel 2016.

I dati sono stati presentati oggi durante un convegno a Roma dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, a tre anni della riforma. Una svolta che almeno sotto il profilo dei numeri sembra avergli dato ragione. A segnare le migliori performance sono proprio i musei e le aree archeologiche che hanno ottenuto l'autonomia: per loro i visitatori nei primi 9 mesi del 2017 sono cresciuti dell'11% e gli introiti del 14,5%. In cima alla classifica delle migliori performance ci sono la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma (+84 % visitatori e +182% introiti), le Gallerie dell'Accademia di Venezia (+83,2% visitatori e + 205,8% introiti).
Con uno sguardo più largo, le regioni che hanno segnato maggiori incrementi come visitatori e incassi sono Liguria (rispettivamente
+22,7% e +8,4%), Puglia (+18,3% e +13,5%), Veneto (+20% e + 73,7%), Friuli Venezia Giulia (+13,7% e + 19,2%), Toscana (+10,5% e +1 4,9%) e Campania (+10,8% e +13,9%).

Se calcoliamo le statistiche sui quattro anni i migliori risultati sono al sud, con i dati del Museo Nazionale di Reggio Calabria, passato da 11.522 a 210.598 visitatori grazie alla apertura del nuovo museo e al nuovo allestimento dei Bronzi di Riace: un balzo del 1727%. Bene anche il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (+203% visitatori e +492,6% di introiti) ) e le mete celebri ma spesso snobbate in passato: il Museo di Capodimonte (+64,6%), la Reggia di Caserta (+55,3% visitatori e +133,7% di introiti), il Parco Archeologico di Paestum (+47,5%), il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (+46,7). Cresce anche il Parco archeologico di Pompei: +37,1%. Al nord crescono Palazzo Reale di Genova (+ 50,3%), Pinacoteca di Brera (+37,5%) e Musei Reali di Torino (+29,1%).

Gli incrementi degli introiti sono dovuti al nuovo regolamento del Piano Tariffario dei musei e delle aree archeologiche introdotto nel 2015 che di fatto rende equa la gratuità senza distinzione per fasce di età la prima domenica del mese e la mantiene invece per i minori di 18 anni, gli studenti universitari e di alcune categorie come gli insegnanti.

Il direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori l'anno scorso Felicori fu accusato dai sindacati di lavorare troppo a
lungo in ufficio la sera,"mettendo così a rischio l'intera struttura" - un'uscita poco felice che suscitò molte polemiche. «Penso che la riforma dei musei del ministro Franceschini sia stata veramente rivoluzionaria - ha commentato durante il convegno - ma ora sarebbe necessario metter mano alle norme riguardanti ilpersonale della pubblica amministrazione, perchè quelle attuali non consentono una gestione efficiente». Servono investimenti pubblici («Grazie ai nuovi finanziamenti che avremo, pari a 67 milioni, potremo concludere gli interventi: rifaremo il tetto e restaureremo il cortile») ma anche capacità di autosostenersi: «In due anni poi abbiamo raddoppiatole entrate, passate da 2 milioni e 740 mila euro del 2015 ai 5,5milioni di biglietti che prevediamo per quest'anno. Così, se consideriamo che la Reggia "costa" allo Stato 8 milioni di euro, vuol dire che si autofinanzierà di almeno il 50%, anche grazie alle entrate dei privati con affitti ed eventi passate da 364mila nel 2015 a oltre 600 mila euro di quest'anno, con un incremento del +64%».

«Grazie alla riforma - ha detto il direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne - abbiamo potuto attuare la nostra mission, che era da una parte creare un forte legame con i milanesi e dall'altra rimettere il visitatore al centro dell'esperienza museale. L'aumento dei visitatori è ovviamente un dato importante, ma in parte è anche legato ai flussi turistici mondiali, mentre è più significativo il fatto di aver riallacciato rapporti con la città. Abbiamo fatto un grande lavoro, con grande impegno, per riallestire la pinacoteca e siamo a metà strada».

Agli Uffizi di Firenze, ha poi spiegato il direttore tedesco, Eike Schmidt, «da quando sono arrivato due anni fa, abbiamo riportato la ricerca al centro delle attività del museo, valorizzando l'aspetto della produzione culturale. Abbiamo anche aperto un dipartimento per le scuole e i giovani, un altro per la comunicazione digitale e un altro curatoriale, di sviluppo e ricerca. Sono aumentate anche le mostre, dalle quali sono emerse novità scientifiche. I restauri sono stati tantissimi. Per noi, la condivisione e la formazione è centrale. L'obiettivo da qui al 2019 (quando Schmidt lascerà l'incarico, ndr), è quello di rafforzare la ricerca e l'educazione e rendere più operativa la macchina degli Uffizi».

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