domenica 1 maggio 2016
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Questa settimana potrebbe essere decisiva per la conferma del Gran Premio di Formula 1 a Monza. Una vicenda tormentata, ricca di retroscena, di ricatti e di ripicche, di promesse e di tradimenti, quella legata al rinnovo del contratto della F1 con il circuito brianzolo, ma che finalmente può far tirare un sospiro di sollievo ai tanti tifosi italiani innamorati dei bolidi a quattro ruote. Fulcro dell’intero “Monzagate”, l’uomo in grado di decidere le sorti dello storico circuito, è il padre-padrone della Fom (Formula One Management) Bernie Ecclestone, il quale più che alla tradizione, alla passione dei tifosi e al gradimento dei piloti, fin dalle prime trattative per il rinnovo del contratto con l’autodromo brianzolo, ha chiarito di essere interessato solo al denaro. 26 milioni di euro l’anno, scontati poi a 22, che la Sias, la società controllata dall’Aci Milano che gestisce l’autodromo di Monza, si è subito trovata in difficoltà a trovare. In suo soccorso è arrivato immediatamente l’aiuto della Regione Lombardia, che ha deliberato investimenti per 21 milioni di euro per il Parco di Monza, la Villa Reale e l’autodromo, e successivamente anche il governo, con un emendamento alla legge di Stabilità che autorizza l’Automobile Club d’Italia a utilizzare tutte le risorse del proprio bilancio (circa 12,5 milioni di euro) per mantenere il Gran premio d’Italia a Monza. “Zio Bernie”, che secondo i bene informati non sarebbe un amante del circuito brianzolo perché troppo veloce e poco “televisivo”, pone però altre condizioni e, dopo aver deciso di trattare direttamente con il presidente nazionale dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, lega il rinnovo del contratto con Monza all’azzeramento dei vertici della Sias. Sotto accusa le trattative con la Dorna per il ritorno della Superbike in Brianza e la scelta di operare delle modifiche alla pista, proprio per consentire la gara delle due ruote. Andrea Dell’Orto, presidente della Sias però, proprio non ci sta a farsi da parte, forte degli ottimi risultati ottenuti dal punto di vista dei conti della società: «Abbiamo incrementato i ricavi di 5,2 milioni di euro rispetto all’anno precedente, dimezzato le perdite e fatto tutto quanto era necessario per rinnovare l’accordo con Fom» ha spiegato. Per Ivan Capelli, ex pilota di formula 1 e attuale presidente dell’Aci Milano però, la “ragion di Stato” è la Formula 1 a Monza e l’unica via per ottenerla è quella di piegarsi alla volontà di Ecclestone: in settimana Dell’Orto viene quindi defenestrato, con la nomina di Piero Zanchi al suo posto. Tutto risolto? Ancora no, visto che Regione Lombardia (che sosteneva Dell’Orto e che può garantire i 2 milioni che mancano alla sigla dell’accordo) vuole un posto al tavolo delle trattative. Il presidente dell’Aci Sticchi Damiani è convinto che «la revoca di Dell’Orto potrebbe essere un passo avanti». «Confidiamo nel contributo della Regione Lombardia - aggiunge - e siamo convinti che il presidente Maroni abbia tutto il diritto di parlare con Ecclestone, ma l’interlocutore siamo noi». Ora non resta che sperare che la corsa di Monza, anche se ricca di soste ai box, possa finalmente arrivare alla bandiera a scacchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tra ricatti e promesse, continua la lunga e frustrante trattativa per la conferma del circuito brianzolo L’ultima parola spetta sempre al patron Ecclestone il quale più che alla tradizione guarda solo al denaro
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