«Mi sono fatto un bel regalo. Oggi è il mio compleanno... Me l’ero dimenticato; voglio restare giovane». Scherza Daniele Molmenti - il ragazzo della porta accanto legatissimo alla famiglia e con una solida fede cattolica - mentre fiero porta al collo la medaglia d’oro del kayak, che dopo vent’anni torna in Italia. Nel 2007, per poter proseguire gli allenamenti in questa disciplina che non ha sponsor, riscoperta solo in occasioni delle Olimpiadi, non ci aveva pensato due volte a vendere la Ducati, il sogno dei suoi anni giovanili. “Calimero”, così è chiamato dagli amici per la sua carnagione scura, da ieri è meno nero. Si consola con il colore della medaglia, con fiumi di pinot, il vino del suo Friuli, e spera nel rosso, «magari un regalo dalla Ducati o dalla Ferrari», dice scherzando. Potrebbe sembrare una disciplina povera, ma per arrivare a questi livelli e per diventare, vent’anni dopo, l’erede del suo maestro Piercarlo Ferrazzi (oro a Barcellona), Daniele ne ha fatti di sacrifici: «Ho vissuto per troppi anni sulle spalle dei miei genitori, prima di passare al Corpo Forestale». Lee Valley, il bacino artificiale creato per la canoa ad oltre un’ora da Londra, è l’esempio dell’efficienza e del risparmio inglese. Un bacino d’acqua con un canale di circa un chilometro, che fra qualche mese diventerà l’Acquatic Center. Il kayak riporta alla memoria tanti film con le “giubbe rosse” impegnate nel superare le rapide. Nei bacini artificiali a muovere l’acqua sono turbine poste sotto il canale. Pompe che vengono ripetutamente rimosse per non dare punti di riferimenti ai concorrenti. Solo nelle semifinali e nelle finali il percorso resta identico. Ieri, lungo questo torrente artificiale con 23 porte, Molmenti ha compiuto l’impresa. Frutto di sacrifici, non sempre ripagati, e di preparazione atletica e mentale. «Io lavoro e mi alleno duro tutti i giorni, ma della canoa non si parla mai. In altri sport c’è chi non si allena mai e finisce sempre sui giornali... Ho studiato i miei avversari, tutti amici, il ceco Vavrinec Hradilek, il tedesco Hannes Augner, lo sloveno Peter Kauzer, cercando di capire ed evitare i loro errori». Quando taglia il traguardo legge il tempo, sa che non sarà facile da battere. Lancia un urlo, scarica in acqua tutta la tensione accumulata in quei 93’’43. «La differenza l’ha fatto l’acido lattico – aggiunge Molmenti – sapevo che loro dopo metà percorso non ne avevano più, io al contrario ero in perfetta forma». Molmenti di gloria: unico canoista ad avere conquistato tutto: Europeo, Mondiale, Olimpiade. «Volevo cantare l’inno, ma la voce mi ha tradito. Prometto che per il canto mi preparerò meglio per Rio». Il successo del 28enne canoista di Pordenone è cominciato con le uscite con gli amici, a Cordenons. Poi, un crescendo di successi sino a questa medaglia per svegliare l’Italia e convincere gli sponsor ad aprire i portafogli per realizzare impianti dedicati al kayak, purtroppo inesistenti. «Non è uno sport rischioso, in questi centri non ci sono sassi o pericoli. È un investimento sicuro. Dopo una bella e salutare discesa si può fare un buon bagno». Un trionfo conquistato attraverso una preparazione partita a novembre in Cina, proseguita poi in Australia e conclusa in Europa. L’oro gli frutterà 140mila euro. «Sono anni che ho investito in questo sport, che lavoro per gli ideali di questa sana disciplina. In Australia ho affittato una casa con altri canoisti per contenere le spese. La medaglia la metto all’interno di una cornice. I soldi… Ferrari e Ducati? Non scherziamo, a Maranello, (dove hanno fatto festa dopo la sua vittoria, ndr) ho solo chiesto un parere tecnico per bilanciare la canoa». Una giornata da incorniciare, chiusa con la telefonata di complimenti del Presidente della Repubblica al presidente del Coni Petrucci: «Molmenti – ha detto Napolitano – mi ha emozionato».