Il derby d’Europa l’hanno vinto ancora loro, Diego Milito e Wesley Sneijder. Lo spettro dell’ex Zlatan Ibrahimovic è durato appena il tempo di “spiaggiarsi” in area di rigore e di confermare la sua fama di “non pervenuto” di Coppa, poi, se ancora ce ne fosse stato bisogno, il popolo nerazzurro ha compreso quanto hanno guadagnato al mercato del cambio con Eto’o, ma soprattutto con l’arrivo di Milito.Il Principe argentino con la faccia triste da “Francescoli” ha colpito ancora. Nella Liga se lo ricordano bene e ieri sera mentre stendeva il Barcellona delle “sei meraviglie” (6 titoli su sei conquistati nella passata stagione) hanno ripensato ai suoi 53 sigilli in 108 gare con il Real Saragozza. Qui in Italia “El Diego” ha mandato in delirio il popolo genoano (57 reti in 90 partite con la maglia del Grifone) e quest’anno ha subito conquistato l’esigente piazza interista dove tutti, da Mazzola a Ronaldo, almeno una volta nella loro vita nerazzurra hanno subito l’onta della rumorosa contestazione dal loggione. A Milito no. Grazie alle 19 pesanti perle in campionato e le 4 di Champions vive ancora di rendita, anche quando si mangia l’impossibile sotto porta, ricordando la versione sciagurata dell’ex juventino Marco Pacione, che sbagliò una serie incredibile di reti proprio in una notte di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, nella lontana stagione 1985-’86. Ma passano pochi minuti nella sfida da mille a una notte e un quarto di secolo dopo le “pacionate” Milito si riscatta da par suo e al secondo svarione servendo il passaggio vellutato per il pareggio di Sneijder. È la scossa che nobilita anche l’olandese dell’Inter, arrivato come “scarto” del Real Madrid (insieme con Cambiasso), ma qui da noi ha trovato una casa e una storia che è ancora tutta da scrivere. È atterrato una sera calda d’estate da Madrid, il tempo di mettere maglietta e calzoncini e si è presentato con sventole da tutte le parti, punizioni da brivido (5 delle 9 reti stagionali le ha segnate da calci da fermo) trascinando l’Inter al trionfale 4-0 nel derby con il Milan.Così è diventato l’«amuleto» di Mourinho: senza di lui in campo l’Inter ha perso 4 volte e pareggiato 6 gare. E forse la chiave della rimonta romanista in campionato è nella sua assenza che come vuole il poeta Bertolucci è «più acuta presenza». Punge Wesley che vince la sfida diretta con l’altro numero 10 per eccellenza, il piccolo principe Lionel Messi. La stagione interista, ancora in corsa sui tre fronti, va dunque letta nella concreta generosità del bomber silenzioso Milito e nella costanza fantasiosa di Sneijder. Con due così, anche gli asini volano nel ciel e la Coppa dalle grandi orecchie ad Appiano Gentile, forse non è più una chimera.