«Nonostante i tagli e la crisi io rimango in Italia perché credo con tutto il cuore che ci sia un futuro, e un futuro migliore, per le arti, per la musica e per i teatri». Stasera Zubin Mehta, con l’orchestra del Maggio musicale fiorentino, sarà nel Duomo di Orvieto per il concerto inaugurale del festival Assisi nel mondo: sul leggio pagine sinfoniche dal Crepuscolo degli dei di Wagner (opera che tra un mese inaugurerà la 72esima edizione del Maggio il cui cartellone è stato parecchio ridimensionato dopo i tagli al Fus) e la Seconda sinfonia di Brahms. Ma il pensiero del direttore indiano va alla situazione della cultura – e della musica in particolare – in Italia. «Come straniero, amico e innamorato del vostro paese – racconta – trovo un peccato incomprensibile che non si dedichi sufficiente attenzione all’inestimabile eredità che ci è stata tramandata e non capisco perché il governo e le città non in- vestano di più per mantenere ciò che abbiamo ricevuto in dote da sommi artisti del passato come Giotto e Michelangelo, ma anche Verdi e Puccini».
Scusi, maestro Mehta, perché, nonostante tutto questo lei vuole continuare a vivere in Italia? Perché sono certo che chi ha la responsabilità per far vivere le istituzioni culturali, quelle che contribuiscono alla crescita e alla qualità della vita delle persone e della società, saprà trovare il modo di superare questa crisi. Lavoro e vivo qui per una gran parte dell’anno perché amo questo paese: è vero, avrei potuto e potrei avere più impegni nel resto del mondo, ma ho scelto l’Italia perché la sua bellezza mi affascina, e per un artista è importante essere circondato dai capolavori dell’umanità e della natura.
Come il Duomo di Orvieto dove suonerà stasera. Sarò un direttore d’orchestra, ma anche un turista: prima del concerto visiterò il Duomo e la Sacrestia. L’Umbria è una regione bellissima, ricca di luoghi dove si respira una profonda spiritualità.
Come mai nel programma compaiono Wagner e Brahms e non una pagina sacra?Principalmente per motivi pratici: con l’orchestra stiamo provando Il crepuscolo degli dei per l’inaugurazione del Maggio. Ma penso che alcune pagine strumentali di questo straordinario capolavoro possano trovare un’ambientazione molto adatta in Duomo per il messaggio profondo che recano. E trovo sia un bene che nei luoghi di culto si possa eseguire non solo il repertorio sacro, ma anche quelle musiche, come la pagina di Brahms, che pur laiche hanno un alto valore per l’anima.
Assisi, cuore del festival, è la città di san Francesco che seppe far dialogare uomini di fede diverse. La musica che messaggio può lanciare? Io, parsi, sono stato abituato fin da bambino a convivere senza problemi con tutte le altre fedi. Ho frequentato a Bombay la scuola dei Gesuiti e nella mia classe c’erano ragazzi di sette religioni differenti. Nel mondo ci deve essere posto – e una patria – per tutti: l’unica via per la pace è il dialogo, la conoscenza e la tolleranza perché i nemici della fratellanza nella diversità sono gli estremismi di ogni colore, credo e nazionalità. Ce lo insegna anche la musica ». Il maestro Zubin Mehta