venerdì 2 aprile 2021
Il maestro nel Duomo di Orvieto per il Concerto di Pasqua con orchestra e coro del Maggio musicale fiorentino nella “Messa dell’Incoronazione”: «Conosco tutta la liturgia in latino, mi inonda di pace»
L’interno del Duomo di Orvieto che ospita il Concerto di Pasqua

L’interno del Duomo di Orvieto che ospita il Concerto di Pasqua

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Il Mistero più grande, quello dell’Incarnazione, della morte e della Resurrezione di Cristo, racchiuso in poche frasi. In una manciata di note. «Si passa in breve tempo dalla soavità dell’Et incarnatus est al nero che sembra non dare speranza del Crucifixus per poi trovare pace nell’Et resurrexi, dove il mondo esplode in un grido di gioia alla notizia della Resurrezione». Nel giro di poche battute, spiega Zubin Mehta, Wolfgang Amadeus Mozart mette in musica la fede cristiana. Racconta l’evento che cambiò per sempre il corso della Storia. Lo fa nella Messa dell’Incoronazione in do maggiore. Pagina che, insieme alla Sinfonia n.40 in sol minore e all’Ave Verum Corpus, è sul leggio del direttore indiano che, alla guida di orchestra e coro del Maggio musicale fiorentino, ha voluto un programma tutto dedicato a Mozart per il Concerto di Pasqua. Appuntamento che apre l’edizione 2021 del progetto Omaggio all’Umbria (un cartellone di diciannove concerti sino a dicembre curato da Laura Musella), rassegna con la quale il direttore d’orchestra collabora dal 2002. Allora la cornice era quella della basilica superiore di Assisi, oggi è il Duomo di Orvieto, «una chiesa che è un miracolo italiano perché in poco spazio ci sono Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Luca Signorelli, Gentile da Fabriano. Dirigere ed essere immersi in questa bellezza ti toglie il fiato» racconta Mehta. Il concerto, registrato da Rai Cultura lo scorso 22 marzo tra le navate vuote del Duomo, sarà trasmesso stasera alle 00.40 su Rai 1 e domani, sabato 3 aprile, alle 19.35 su Rai 5.

«Ho fatto spesso musica ad Orvieto, ma questa volta è tutto diverso: non c’è il pubblico, lo sappiamo, per rispettare le regole di contenimento del Covid. L’orchestra e il coro sono distribuiti tra transetto e altare perché la pandemia ci impone il distanziamento. L’acustica sembra quasi averne guadagnato e la musica è rivestita dal giusto riverbero, caratteristica delle chiese che rende ancora più intensa la sacralità delle note». Le voci del soprano Eva Mei, del mezzosoprano Francesca Cucuzza, del tenore Valentino Buzza e del basso Emiliano Cordaro fanno risuonare le parole della liturgia. «Negli anni di studi a Vienna ho familiarizzato con le parole della messa, in latino e in tedesco. Parole che mi fanno sentire a casa, mi ricordano un passato che si fa presente. Le so a memoria. E ogni volta che dirigo una messa, sia di Mozart o di Hayd, mi lascio tra- sportare indietro nel tempo» spiega il direttore d’orchestra indiano, nato a Mumbay nel 1936 in una famiglia parsi di fede zoroastriana. Cittadino musicale del mondo, Mehta dirige spesso in Italia, specie nella sua casa, il Maggio musicale fiorentino di cui è direttore onorario a vita. «In ogni angolo d’Italia trovi intorno a te la Bellezza. E non c’è italiano che non abbia la possibilità di vedere questa Bellezza nel-l’arte, in una chiesa, in un museo, in un palazzo, in un quadro, in una statua. Per noi musicisti suonare circondati da questa Bellezza è un valore aggiunto a quello che facciamo » riflette Mehta, che in questi anni ha spesso Mozart sul leggio. «Ha appena diretto in teatro il Così fan tutte e mi ha espresso il desiderio di eseguire tutte d’un fiato le ultime tre sinfonie del compositore» rivela Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio musicale fiorentino. «Nikolaus Harnoncourt pensava che le ultime tre sinfonie di Mozart formassero un grande oratorio.

Un’idea che ho fatto mia e che il maestro Mehta ha abbracciato» racconta Pereira, che in ogni teatro, in ogni festival che ha diretto, da Salisburgo alla Scala di Milano, ha messo al centro della sua programmazione la musica sacra. «Penso che i più grandi compositori di tutti i tempi abbiano scritto le loro pagine più belle e intense su temi sacri. Per chi è credente, in un periodo come quello che stiamo vivendo, la fede è una delle poche certezze, uno dei pochi punti di riferimento e insieme una speranza» riflette il sovrintendente austriaco che anche a Firenze lavora per portare la musica sacra sul territorio. «Le chiese sono un grande patrimonio artistico nelle quali far risuonare la musica sacra e il Maggio non deve essere solo fiorentino, ma toscano. Per questo con Lucca, Massa, Arezzo stiamo ragio- nando sulla possibilità di organizzare concerti nelle chiese. Con Pistoia stiamo poi pensando di eseguire in città un Requiem di un compositore pistoiese dell’Ottocento. Intanto abbiamo già l’invito per il prossimo anno ad Orvieto, sempre per il progetto Omaggio all’Umbria». Un’altra pagina sacra, sempre con il Maggio e Zubin Mehta. «Con orchestra e coro del Maggio abbiamo fatto tantissima musica sacra e ogni volta le parole della Bibbia e quelle della liturgia ci hanno interrogato e sono diventate preghiera» racconta Mehta tornato sul podio, tra Firenze e la Scala (domenica in streaming alle 20 il Concerto di Pasqua dal Piermarini), dopo un malore che lo aveva costretto a rinunciare a dirigere Salome di Strauss a Milano. «L’energia che ho – sorride – viene dall’amore per quello che faccio. Non penso mai che potrei essere stanco, non mi lascio vincere dalla fatica perché quando salgo sul podio e vedo davanti a me orchestra e coro pieni di entusiasmo tutto sparisce».

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