Il campo da basket "L'isola di Carlo" presso la sede di Palidoro dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù
Alla scuola elementare di Littleton, nei sobborghi di Denver, negli Stati Uniti, c’è una frase attribuita al campione di basket Nikola Jokic, scelta per dare il benvenuto agli studenti ogni mattina: «Un assist rende felici due persone». Tante di più ne fa felici l’assist realizzato dalla famiglia Benedizione insieme con la Fondazione Bambino Gesù Onlus presso la sede di Palidoro dell’Ospedale pediatrico di Roma. Parliamo di un campo di basket in materiale antitrauma e colorato per bambini e ragazzi seguiti dalla neuroriabilitazione. L’opera nasce dall’iniziativa dei genitori di Carlo Federico Benedizione, ragazzo scomparso a 26 anni nel 2018 per un raro tumore del midollo spinale. «Nel periodo finale delle terapie della sua malattia - racconta la madre, Maria Grazia Benedizione - Carlo è stato anche al Bambino Gesù. Lui aveva già 25 anni e vedendo tutti i piccoli ricoverati mi diceva: “Mamma dobbiamo fare qualcosa, io sono così grande, ma loro sono bambini”. Nel cuore mio e di mio marito c’è sempre stato questo suo desiderio». La famiglia aveva già promosso una borsa di studio alla Luiss dove Carlo si è laureato in Giurisprudenza: «Volevamo però fare qualcosa che avesse attinenza anche con la sua grande passione per lo sport - continua la madre - Ha praticato nuoto e pallanuoto, e poi rugby e football americano. L’idea del campo da basket ci è venuta perché un amico ci ha fatto conoscere l’esperienza dei Charlatans a Napoli. Poi però i medici del Bambino Gesù ci hanno parlato dell’area di Palidoro...».
Grazie alla donazione della famiglia e l’impegno della Fondazione sono stati raccolti più di 50 mila euro. «Il campo è stato progettato da un architetto compagno di scuola di mio figlio - continua la signora Benedizione - Visto che il mare è lì vicino si è ispirato ai colori della spiaggia e l’ha chiamato “l’isola di Carlo”». Una struttura dal grande potenziale: «Inserire lo sport e quindi il gioco nel percorso riabilitativo è decisivo - spiega Gessica Della Bella, responsabile dell’Unità operativa semplice day hospital di neuroriabilitazione e di attività sportiva adattata del Bambino Gesù - Attraverso lo sport adattato diamo la possibilità ai bambini unici e speciali di sentirsi autonomi, gratificati e integrati come i pari età». Per il 2024 si conta di includere più di 50 tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 16 anni. «Il nostro obiettivo - continua Della Bella - è strutturare percorsi di sport adattato. Non solo basket e baskin, ma anche scherma e tennis tavolo. Stiamo lavorando a un progetto con il Csi per giornate dimostrative e percorsi di day hospital».
Per la felicità dei più piccoli e delle loro famiglie: «Carlo non si è mai scoraggiato - dice la mamma - Nemmeno quando abbiamo avuto l’esito che non lasciava scampo. Mi diceva “non dobbiamo chiederci perché altrimenti non ne usciamo, facciamo quello che dobbiamo fare”. È riuscito a laurearsi anche quando era già malato. Aveva un carattere forte, tanti amici e anche tanta fede: faceva delle gran chiacchierate col cappellano del Bambino Gesù e quando stava a letto mi chiedeva di leggere il Vangelo insieme». Sul campo c’è una targa, con una frase del Signore degli Anelli di Tolkien: «Era il suo libro preferito. Quando Frodo dice “Ci sono momenti in cui ti rendi conto che non puoi più tornare indietro”. Carlo risponde: “Ho riflettuto e piuttosto che continuare a perdermi nelle mie peregrinazioni mentali ho deciso che era meglio impegnare forza ed energie per andare avanti e rendere migliore la mia vita futura”».