Spade laser, maestri fondatori, accademia di combattimento: se vi trovaste al cospetto di un blog di cultori di Star Wars, non ci sarebbe davvero nulla di strano, tutt’altro. Se invece vi trovate a navigare sul sito di una parrocchia, nel caso di specie quella della Beata Vergine Immacolata e Sant’Antonio di viale Corsica a Milano, è innegabile che l’effetto sia più straniante. Eppure, per quanto inconsueto, non c’è alcun errore: la pagina infatti è dedicata ad un gioco nato nell’oratorio intitolato a San Massimiliano Kolbe e che, in un arco di tempo piuttosto breve, si è evoluto sino a diventare una vera e propria disciplina sportiva: si tratta del light saber combat, vale a dire la scherma con spada laser e, se state pensando che si tratti della classica passionaccia da nerd e iniziati destinata a durare lo spazio di una stagione, sappiate invece che già qualche federazione schermistica - quella francese, la Fédération Française d’Escrime - l’ha riconosciuta con tutti i crismi dell’ufficialità, quasi al pari di fioretto, spada e sciabola. Come sport il light saber combat è nato in Italia nel 2007, quando tre ragazzi - Gianluca Longo, Fabio Monticelli e Simone Spreafico - hanno fondato LudoSport, l’associazione sportiva creata appunto nella palestra del seminterrato del Kolbe (la “cripta”, per chi la frequenta) al termine di un biennio dedicato alla codifica e alla regolamentazione della disciplina.
Dall’idea alla sua realizzazione il passo non è stato nemmeno troppo lungo: «Di ragazzi vestiti da Jedi con la spada laser in mano se ne potevano trovare ovunque - racconta Longo - ma il nostro obiettivo era la creazione di uno sport strutturato, che venisse proposto a tutti nello stesso modo e in ogni sede. Al tempo, a Milano, avevamo cercato un luogo nel quale potere svolgere questa attività e affinarla, e fu allora che ci venne incontro padre Franco, che gestiva l’oratorio. Era il luogo giusto, anche perché vedevamo il tutto come aggregazione, accoglienza e possibilità di fare una attività motoria divertendoci». E così, in Italia, da una cinquantina di praticanti si è passati, gradualmente, ai circa tremila attuali, con tanto di scuole e accademie che formano tanto gli istruttori quanto gli allievi, affiliati e riconosciuti dalla Uisp.
L’ispirazione, abbastanza chiaramente, è rappresentata dai combattimenti della saga di Star Wars, «ma tanti ragazzi che si allenano oggi neanche hanno mai visto un episodio», e questo significa avere colpito il bersaglio. Il bersaglio, a proposito, è il corpo dell’avversario: il punto (denominato “oh”: si vince al meglio dei tre) viene messo a segno quando questo viene colpito, ma se la spada tocca le estremità (sotto il gomito e sotto il ginocchio) non si assegna il punto ma si considera una ferita (“ih”), che consente di avere un vantaggio in termini di tempo in quanto colui che è stato colpito si ferma aprendo la propria guardia per alcuni istanti. E lì può essere infilzato, oppure no, perché c’è spazio anche per lo spirito cavalleresco nel Light Saber Combat, al punto che, oltre ai tornei con i giudici di gara, si possono anche disputare duelli autoregolamentati, in cui sono gli stessi partecipanti a chiamare il punto. Duelli che hanno essi stessi effetti nel ranking mondiale individuale. «Abbiamo una filosofia che riassumiamo in un acronimo, “se.cu.ri.”, che significa servizio, cura e rispetto, e riguarda lo spirito che maestri e partecipanti devono avere», dice ancora Longo. «Anche per questo solo ora, dopo diversi anni, abbiamo creato una didattica per i bambini, mentre prima i partecipanti erano solo adulti».
Lo sport, del resto, ha bassi livelli di pericolosità. Le spade, del peso di 450 grammi quasi tutto sull’elsa, sono infatti costituite da tubi in policarbonato - rigidi ma sufficientemente elastici per non spezzarsi né fare male al contatto - illuminati da una luce led colorata (per gli allievi e i novizi, è azzurra, poi ci si può sbizzarrire). Nove sono gli stili di combattimento, peraltro decisamente coreografici: «All’inizio dell’avventura, abbiamo dovuto fare i conti con la scherma tradizionale, quella medievale e le arti marziali, ognuna con regole e stili propri. Per distinguerci dovevamo inserire contributi tecnici adattati al nostro strumento, pur mantenendo lo spirito ludico, per perdere le accezioni tipiche delle arti marziali». I fondatori di LudoSport hanno dovuto anche tenere alta la guardia in tema di proprietà e brevetti, appunto perché la connessione tra Star Wars - e tutto l’universo dei marchi registrati da Lucasfilm o Walt Disney Company - e i combattimenti con spade laser è in qualche modo esplicita. «Siamo stati molto attenti a non infrangere i trademark. Le spade laser su cui interviene Lucasfilm sono quelle giocattolo, mentre quelle da noi utilizzate sono modi- ficate e si tratta a tutti gli effetti di attrezzi sportivi. Allo stesso modo, i nomi e gli stili di combattimento che utilizziamo sono stati rivisti, così come non c’entra nulla la divisa che indossiamo. Al di là dell’ispirazione, che nasce da lì, abbiamo un’identità diversa, e anche per questo invitiamo le nostre scuole a crearsi una storia, a darsi un carattere».
Ecco allora che ogni accademia (ad oggi sono cinque: Alpha, Aemilia, Adriatica, Roma - la cui sede è all’interno di una struttura della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo all’Eur - e Porta dei Laghi) ha un proprio logo ispirato agli stilemi dell’araldica, e al suo interno ha i propri ordini e i propri clan. Insomma, un po’ per giusta necessità e un po’ per scelta si è sviluppata un’epica che va oltre le suggestioni, per quanto fondamentali, di Jedi e Sith: «Abbiamo capito che stavamo svoltando quando, anni fa, facemmo un corso per istruttori ad Avigliano Umbro, e iniziarono ad arrivare richieste di iscrizioni anche dall’estero». Oggi la dimensione dell’esperienza è internazionale, se è vero che i Paesi in cui si è diffuso il light saber combat sportivo sono oltre una decina, Inghilterra e Spagna comprese. Ma tutto è partito dalla cripta del Kolbe.