Ammenda di 5.000 euro alla Juventus per i cori dei giovani tifosi di domenica nel corso del match contro l'Udinese. Lo ha deciso il Giudice sportivo della serie A Gianpaolo Tosel esaminando le gare dell'ultimo turno. La società bianconera paga "per avere suoi (giovanissimi...) sostenitori rivolto ripetutamente ad un calciatore della squadra avversaria un coro ingiurioso".
LE IPOCRISIE NELLO STADIO DEI BAMBINI (Angelo Marchi)Premessa essenziale: l’iniziativa di domenica a Torino ha avuto pienamente successo. Anche se i piccoli tifosi crescono, e qualche volta scimmiottano le brutte abitudini degli adulti. Non è bello forse, ma non è neppure drammatico come qualcuno, il giorno dopo, vorrebbe insinuare. Quell’insulto partito ripetutamente nel Juventus Stadium di Torino («m....»), ad accompagnare ogni rinvio del portiere dell’Udinese, ha colpito perché scandito dalle voci di alcuni dei 12mila bambini chiamati a riempire gli spazi altrimenti vuoti per la squalifica delle curve, dopo i cori discriminatori contro il Napoli. Offese rivolte ad un giocatore avversario, colpevole solo di essere tale, secondo un malcostume imperante da anni nella maggior parte degli stadi. Dispiace, ma sorprendersi è piuttosto ipocrita. Ne è convinto Marco Lodoli, educatore, scrittore e giornalista. «Non possiamo illuderci – dice Lodoli – che lo stadio diventi un luogo di totale età dell’innocenza solo perché nelle curve ci sono dei bambini. Da adulti coltiviamo il desiderio che a 10 anni siano puri, anime cristalline». Invece «c’è una predisposizione mentale a certi atteggiamenti, un immaginario collettivo dominante. Il rimedio? Più sport praticato e meno guardato dal divano».Forse anche qui, però, è soprattutto una questione di educazione. Quella che manca a molti ragazzi oggi. E di esempio dato dai genitori. «In una società in cui i grandi tendono a regredire verso l’età adolescenziale e i figli cercano di apparire sempre più grandi – continua Lodoli – può accadere che ci sia una confusione di ruoli. C’è una contaminazione, appunto».Senza trascurare il fascino che suscitano tra i più giovani certi comportamenti: «Il buono è noioso, la trasgressione esalta e diverte». E non manca una dose di «maleducazione» diffusa: «Quando guardo la televisione con i miei figli a volte mi sorprendo dalla quantità di parolacce che sento». Da uomo di cultura che, però, ha «fatto sport da sempre», Lodoli si sente di suggerire un rimedio: «Più pratica sul campo e meno sul divano». In una scuola che trascura l’educazione fisica, i giovani dovrebbero essere altrimenti stimolati. Perché «l’educazione al rispetto dell’altro parte dalla conoscenza delle regole, dal confronto con l’avversario e con se stessi».Resta il fatto che qualche coro stonato non cancella lo spettacolo regalato dalle curve gioiosamente popolate da tifosi bambini: «Una volta tanto – chiede il presidente del Coni, Giovanni Malagò – vediamo le cose nel loro lato positivo. Su proposta mia e del presidente della Figc, Giancarlo Abete, la Juventus si è fatta promotrice di una bella iniziativa. Non buttiamo a mare il lato bello della questione e cerchiamo di spiegare ai nostri ragazzi che certe cose non vanno bene. Ma di certo non se le sono inventare loro».