martedì 14 giugno 2016
La samba di Conte con Giaccherinho e Pel(l)è
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Adesso non facciamo i soliti italiani pronti a salire sul carro dei vincitori al primo squillo di tromba. Alla vigilia di questo Europeo solo mastro Italo Cucci rintracciava nel clan azzurro segnali incoraggianti per la ripresa dell’intero movimento. Lo scrivente, sornione e affidandosi alla cabala italiota sosteneva e sostiene ancor di più oggi – specie dopo il telegrafico 2-0 recapitato al Belgio- che, un gruppo del genere, non essendo l’armata di Brancaleone da Norcia ma neppure la magnifica rosa dei campioni del mondo di Berlino 2006, può ancora uscire al primo turno oppure andare fino in fondo, come fece l’Italia di Cesare Prandelli a Euro2012 (vicecampione d'Europa).

Intanto godiamoci l’attimo e le conferme. Quella dello stratega Antonio Conte per esempio, tattico ossessivo che spreme le meningi e anche le venuzze del naso fino a farle sanguinare. Era il "sangue delle sue rape", sostengono ancora i maligni: quelli che ridevano prima del debutto di una Nazionale che schiera ancora Giaccherini. Ma costoro non sanno che nell’agghiacciante training contiano un Giaccherini si convince di avere mezzi da brasiliano (dell’era Ronaldo si intende) e si trasforma in Giaccherinho. Per osmosi lo stangone Pellè segue la filosofia italocarioca e segna un gol alla Pelè mettendo in ginocchio la giovane accademia belga. I due membri della classe operaia poi, vedendo che al loro fianco ci sono due brasiliani di nascita, come Eder e Thiago Motta alla fine pensano davvero che questa non è un'Italietta, ma la vera Seleçao (non quella sbattuta fuori dalla Coppa America dal Perù) sbarcata a France 2016 per stupire. Forse il segreto del successo sul Belgio sta tutto qui, nel credere di essere qualcosa di meglio di ciò che si è? La risposta di Giaccherinho e Pe(l)lè alla prossima puntata, contro la Svezia di colui che si crede "leggenda", Zlatan Ibrahimovic.

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