A 93 anni Luisa Mandelli era pronta a salire di nuovo sul palcoscenico per cantare un’intera opera di Giuseppe Verdi e interpretare il personaggio che l’ha fatta entrare nella storia della lirica accanto a Maria Callas: la serva Annina in Traviata Il suo ritorno a teatro era fissato per sabato allo Staatsoper Unter den Linden di Berlino, “star” della prima di Traviata diretta da Daniel Barenboim che l’aveva voluta nel cast e l’avrebbe presentata al pubblico chiamandola l’“eterna Annina”, come la bacchetta argentino-israeliana ama definire la soprano ultranovantenne e ultima erede dell’epoca d’oro targata Callas. Invece il revival non ci sarà. Una regia avanguardista, con piani inclinati e azioni rapide, non hanno permesso a Luisa Mandelli di cimentarsi, per certi versi, in un’impresa unica. «Troppo pericoloso un allestimento del genere – racconta dal suo camerino a Berlino –. Avevo paura di cadere. E ho accettato il suggerimento di rinunciare alla mia partecipazione».
Non è amareggiata, la signora Luisa. Lo sono forse di più i trenta loggionisti del teatro alla Scala di Milano, suoi amici di applausi (e contestazioni) dalle gallerie del Piermarini dove Mandelli è una sorta di “madre nobile” degli spettatori. Avevano organizzato il viaggio in Germania e acquistato il biglietto dello spettacolo – già tutto esaurito – per essere alla rappresentazione berlinese e tributare il giusto omaggio a Luisa nei panni della cameriera di Violetta. «Siamo davvero dispiaciuti. Sarebbe stata una serata eccezionale», sostiene uno dei loggionisti in partenza, Emilio Oradi. L’avevano salutata la scorsa settimana a Casa Verdi a Milano, la residenza per artisti anziani voluta dal genio di Busseto dove Mandelli vive.
Da maggio, quando aveva ricevuto l’invito di Barenboim, era tornata a lezione di canto. «Non pensavo di ritrovare la voce. E invece ce l’ho fatta», spiega. A seguirla Roberto Curbelo, maestro collaboratore della Scala che nel tempo libero e gratuitamente l’ha preparata accompagnandola al pianoforte anche più volte alla settimana. «Lavorare con Luisa è stato come ammirare una rosa che riprendeva a sbocciare dopo molto tempo», confida. Quando il maestro le diceva di non “spingere” con la voce, lei rispondeva: «Va bene, va bene... Ma non ho più trent’anni come quando ero alla Scala». Al Piermarini, infatti, debutta nel 1953 con Rigoletto nei panni del paggio della duchessa. Comunque il suo gioiello resta la Traviata diretta da Carlo Maria Giulini e proposta dalla Scala nel 1955 con la regia di Luchino Visconti. La locandina è accanto al letto della Mandelli. «Verdi l’ha scritta sul pianoforte che abbiamo in Casa Verdi», tiene a far sapere. E aggiunge: «Annina ha una piccola parte ma importantissima». Sotto i riflettori resta fino al 1964 quando dà l’addio alle scene. Viene assunta dall’editore Ricordi dove per venti anni rimane in mezzo agli spartiti.
A Berlino è con l’ex direttore di Casa Verdi, Diego Mattiello. «La sfida che Luisa ha accettato è da sostenere e incoraggiare. Sorprende che una soprano di 93 anni possa ancora cantare senza problemi». A chi chiedeva alla signora Luisa se fosse stata preoccupata per l’impegno che si era sobbarcato, ribatteva: «Non sono emozionata. Mi sento contenta. E sono sicura che Maria Callas mi proteggerà dal cielo». Nonostante la recita saltata, lei guarda avanti anche alla sua età. «Ringrazio il buon Dio per il dono della musica. E per la voce che mi ha dato. Come nella parabola dei talenti, spero di averla messa a frutto. Di sicuro non l’ho dissipata come rischiano di fare troppi cantanti in questi ultimi decenni». Una lezione di vita per chi mette al primo posto i contratti e i cachet.