Il tecnico italiano Roberto De Zerbi alla sua prima stagione in Premier League alla guida della “sorpresa” Brighton
La storia siamo noi hanno sempre detto gli inglesi. Eppure nella terra dei “maestri”, così come si autoproclamano da sempre, continuiamo a insegnare calcio con i nostri allenatori. Da quando sul finire degli anni Novanta Gianluca Vialli ha aperto la strada, sono tanti i tecnici italiani che approdati nel massimo campionato inglese hanno lasciato il segno. Anche oggi che la Premier League è diventato il campionato più ricco della Terra. È andata così anche per l’ultimo connazionale approdato Oltremanica: Roberto De Zerbi, sulla panchina del Brighton, ha appena portato a termine un piccolo “miracolo” sportivo. La prima qualificazione alle Coppe europee di un club che ha il 19° monte ingaggi su 20 della Premier. Un successo clamoroso per il Brighton che mai aveva raggiunto questo traguardo nei suoi 122 anni di storia e che solo 12 anni fa giocava ancora in League One, la terza divisione. È significativo che la matematica conquista dell’Europa League sia arrivata con il pareggio contro il Manchester City. Proprio Guardiola, tecnico dei neo campioni d’Inghilterra, alla vigilia aveva detto: «Fate attenzione a quello che sto per dire perché sono abbastanza convinto di avere ragione: Roberto de Zerbi è uno degli allenatori più influenti degli ultimi 20 anni. Nessuna squadra gioca come loro, sono unici. Quando è arrivato in Premier League ho avuto la sensazione che l’impatto sarebbe stato grande - ha proseguito - ma non potevo aspettarmi che avvenisse in così poco tempo. È una delle squadre da cui cerco di imparare molto - ha concluso l’allenatore catalano È unico come un ristorante stellato Michelin». Anche contro il City i ragazzi di De Zerbi hanno tirato 20 volte verso lo specchio della porta avversaria, come nessun’altra squadra era stata capace quest’anno. E il pareggio ha consentito al Brighton di blindare il sesto posto in Premier, davanti a squadre molto più ricche e attrezzate, come Tottenham e Chelsea.
«Non mi ero prefissato obiettivi quando sono arrivato - la soddisfazione di De Zerbi -. Volevo solo lavorare e analizzare la squadra e i giocatori per capire meglio il campionato e questo paese. Solo in febbraio ho co-minciato a guardare la classifica. Sono fortunato che ho trovato un gruppo fantastico di giocatori». E dire che la sua avventura in terra inglese, dopo la sfortunata parentesi in Ucraina, si prospettava tutta in salita quando il 18 settembre il proprietario Tony Bloom decise di scommettere su di lui per sostituire Graham Potter passato al Chelsea. E invece con coraggio ha saputo dar fiducia a un mix di giovani talenti inespressi pur rinunciando all’unico big della squadra, il belga Trossard ceduto a gennaio. Una cavalcata trionfale, con un gioco offensivo e spumeggiante, condita da vittorie roboanti (quattro gol al Chelsea, tre al Liverpool) dimostrando tutte le qualità del suo curriculum. Il 43enne bresciano, cresciuto all’oratorio di Mompiano, già da giocatore si era messo in luce finendo nella rete degli osservatori del Milan. E il settore giovanile rossonero è stata la sua rampa di lancio. Si conquistò persino l’appellativo di «piccolo genio» in omaggio a Dejan Savicevic, numero 10 del Milan campione d’Europa ad Atene, il 18 maggio 1994. Per quanto il suo idolo sia stato sempre Roberto Mancini e nonostante abbia avuto vicino al Milan fuoriclasse del calibro di Franco Baresi, Paolo Maldini, Zvonimir Boban, Roberto Baggio: « Ma di quel gruppo ho portato con me la mentalità del collettivo più che la classe del singolo - ha detto una volta al Corriere della Sera - Fu una fortuna incontrarli: la domenica vincevano, eppure il martedì si ripartiva da zero. A Milanello si respirava serietà, sacrificio a 360 gradi: quel Dna mi è restato». Dieci anni fa il debutto come allenatore mettendosi in mostra soprattutto nel triennio a Foggia in Serie C (dal 2014 al 2016). A settembre 2016 la chiamata in Serie A alla guida del Palermo, l’anno dopo invece il passaggio al Benevento. Ma è soprattutto al Sassuolo, dal 2018 al 2021, che si è imposto come tecnico di spessore.
L’esperienza che però l’ha segnato dentro è quella tra le bombe in Ucraina allo Shakhtar Donetsk dove è arrivato nella stagione 2021-2022. Qui oltre alle qualità da allenatore, ha dimostrato anche una spiccata sensibilità d’animo rimanendo al fianco dei suoi giocatori fino a quando non sono stati portati tutti in salvo. “Il gruppo prima del singolo” è anche l’impronta che ha dato al suo Brighton con cui è entrato nella storia della Premier allungando la tradizione vincente degli allenatori italiani in Inghilterra. Era il 1998, quando l’indimenticabile Gianluca Vialli, ex calciatore di Juve e Cremonese, veniva nominato “player-manager” del Chelsea. Ai Blues fino al 2000, metterà in bacheca una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa di Lega, una FA Cup e un Charity Shield. E sarà ancora il Chelsea nel 2009 a puntare ancora su un mister del nostro Paese: Carlo Ancelotti che comincerà la sua avventura da vincente in Europa dopo le due Champions al Milan . A Londra il tecnico di Reggiolo conquisterà una Premier League, un Community Shield e una FA Cup. Lascerà il Chelsea nel 2011, anno in cui, da subentrante, Roberto Di Matteo riuscirà nell’impresa di vincere a Monaco, contro i padroni di casa del Bayern, la prima Champions della storia dei Blues.
E sempre nel 2009, alla guida del Manchester City, iniziava l’era di Roberto Mancini in Premier League. Per l’attuale ct della Nazionale, sono stati quattro anni di grandi novità introdotte dalla ricchissima proprietà araba. Ma in bacheca spicca il campionato vinto all’ultimo minuto nella stagione 2011-2012, grazie a un gol di Aguero su assist di Mario Balotelli contro il Queens Park Rangers. Una beffa tremenda per i rivali dello United e un trionfo streipitoso per “Mancio” che poi porterà a casa anche una FA Cup e un Community Shield. Chi però è stato adottato dagli inglesi, è “sir” Claudio Ranieri, un veterano del campionato inglese. Dalla panchina del Chelsea a quelle del Fulham e Watford, ma soprattutto, in mezzo, la leggendaria e probabilmente irripetibile conquista del titolo alla guida del Leicester City nel 2016. Oggi il club è a un passo dalla retrocessione e sembra già distante anni luce quella stagione incredibile con “King” Ranieri in panca. Ma a far gioire i tifosi di Londra, ancora sponda Chelsea, è stato anche Antonio Conte. L’allenatore pugliese ha vinto il campionato nel 2017 e la FA Cup l’anno successivo. Prima di passare al Tottenham, con cui il rapporto quest’anno si è chiuso anzitempo, dopo una prima stagione segnata dall’esaltante rimonta che ha portato gli Spurs in Champions. E tra i mister italiani non si può dimenticare Maurizio Sarri, che ancora al Chelsea ha conquistato a Baku l’Europa League 2019 contro l’Arsenal. Oggi invece a rinverdire la tradizione ci pensa De Zerbi, che se non cederà alle lusinghe delle squadre italiane che lo rivogliono in patria, è pronto a scrivere nuove pagine di Premier, rigorosamente in italiano.