venerdì 17 aprile 2009
Presentato il primo studio di settore realizzato dalla Federazione audiovisiva Registi e produttori divisi: «Nel 2008 sono circolati 355 milioni di film illegali, causando un danno di quasi 530 milioni di euro». Per colpa dell’illegalità oltre 250mila persone rischiano il posto. Il fenomeno è enorme: 16 milioni di italiani hanno scaricato o visto una pellicola pirata.
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La pirateria cinematografica crea ogni anno un danno da 530 milioni di euro che met­te a rischio il lavoro di 250mila per­sone ed ha come complici circa 16milioni di italiani. Le prime cifre della ricerca con­dotta dall’Ipsos per la Federazio­ne anti pirateria audiovisiva ( Fa­pav) mostrano un quadro allar­mante di un fenomeno in espan­sione. « Solo nel corso dell’ultimo anno il mercato illegale ha fatto circolare 355 milioni di copie di film piratati, per un fatturato di 332 milioni di euro » . Chiedere u­na legge efficace per combattere la pirateria e proporre un sistema deterrente, gli obiettivi del presi­dente Favap, Filippo Roviglioni che alla presentazione dell’inda­gine, nella sede della Casa del Ci­nema di Roma, ha invitato registi, come Giuseppe Tornatore, Paolo Virzì, Enrico Vanzina e Leonardo Pieraccioni, e addetti ai lavori, quali Riccardo Tozzi di Cattleya e Davide Rossi di Univideo. Mentre il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha annunciato che « in Commissione europea è in preparazione una di­rettiva per contrastare il proble­ma». In un anno, il 32 per cento del cam­pione intervistato (2038 adulti, dai 15 ai 55 anni) ha fruito di copie «ta­roccate» di film. Nel dettaglio, ogni «pirata» ha visto illegalmente al­meno 21 titoli, per un totale di 354.800.000 milioni di visioni ille­cite, contro i 229.000.000 milioni del Regno Unito. Il 70 per cento dei « pirati » , in as­senza di un’offerta illecita, dichia­ra che pagherebbe per vedere un prodotto audiovisivo. La realtà però, è che questo mer­cato è in continuo aumento, so­prattutto attraverso il web. « Dalla strada la partita si è spostata su in­ternet – afferma Roviglioni – e bec­care coloro che scaricano illegal­mente è molto più complicato » . Scende infatti, l’acquisto di dvd contraffati (la cosiddetta «pirateria fisica » che incide per il 17 per cen­to), a fronte della crescita della «pi­rateria digitale » (+ 7 per cento la fruizione di film pirata via inter­net, negli ultimi dodici mesi) che coinvolge il 21 per cento del cam­pione. Il terzo tipo di pirateria è quella « indiretta » , riguarda il pre­stito o il regalo e la visione dvd il­legali a casa di partenti e amici, per un totale del 24 per cento. E se Tozzi, patron di Cattleya e pre­sidente dei produttori Anica, ri­tiene che queste percentuali va­dano considerate come « poten­ziali clienti » ai quali bisogna pro­porre « un’offerta legale appetibile su internet con prezzi bassi e giu­sti », Romani precisa che l’Italia po­trebbe prendere in esame il mec­canismo del warning ( in discus­sione nel Parlamento francese). Si­stema che informa dell’illecito in atto con un avviso sul proprio pc e prosegue, se non ci sé fermati, con la disconnessione forzata. L’indagine traccia anche la carta d’identità dei soggetti che com­prano o scaricano film contraffat­ti. La pirateria fisica coinvolge per lo più maschi dai 35 anni in su e delle regioni del Sud, mentre quel­la digitale dilaga tra i giovani dai 15 ai 24 anni del Nord Ovest.
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