Che la natura sia cesellata su una struttura matematica è un dato acquisito da secoli. Che la successione di Fibonacci o la Tassellatura di Voronoi sottendano la realtà per come si manifesta è dimostrabile. Questo rapporto un po' misterioso è talmente intimo da rendere possibile la scoperta di nuove regole della fisica attraverso l’astrazione di nuove equazioni che svelano le leggi del mondo senza tener conto dei dati sperimentali, che seguono la predizione matematica e non la interrogano. Questo dato, una delle regole della costruzione del reale, ha da sempre tentato l’uomo nella formulazione di legami con il metafisico. Si è fatta strada, insieme alla constatazione dei legami numerici, l’idea che in essi sia presente un significato esoterico, etico, mistico. La càbala, la magia sono piene di queste ipotesi esoteriche che hanno segnato e continuano a segnare la vita delle persone, le religioni, la sfera etica. Vi è un nesso tra la impalcatura strutturale della materia e il suo eventuale significato mistico religioso?
Io credo che le relazioni numeriche siano una mappa che si scopre a posteriori che non ha alcun tipo di indicazione etica o magica. Un conto è scoprire che la realtà sussiste su una impalcatura strutturale che ha delle regole necessarie al fatto di esistere. Un conto è dire che questa ingegneria ha un qualche tipo di valore trascendentale. La regola numerica è causa o conseguenza? Sono convinto che la matematica non ha alcun valore definente ma solo distribuente. Cioè distribuisce manifestazioni del senso senza esserne categoria necessaria in alcun modo. Distribuire forma o esserne il veicolo non coincide con definirne il significato. È interessante la necessità dell’uomo di dare un senso più profondo a ogni cosa, la necessità innata di legare tutto. E lo fa nelle maniere più fantasiose, a volte perverse, creando ponti che sono totalmente di fantasia. Tutti i fenomeni religiosi o parareligiosi sono un tentativo di dare una risposta a questa necessità intrinseca della unificazione del significato. Ancor più di dignità del significato. Ogni cosa che esiste ha in sè un significato. È un dato inscindibile dalla categoria dell’esistenza. Il fatto è che l’uomo ha necessità di un destino glorioso, e quindi non si accontenterà mai di un significato intrinseco, quello primario del dato empirico. Avrà sempre l’istinto verso la trasfigurazione. Ma questo apre alla tentazione di una strada facile, istintiva, tribale nel senso deteriore, umanamente non evoluta. Farsi tentare dalle soluzioni facili, dalla illusione di essere Dio e quindi con la possibilità di attribuire un livello di significato necessario a categorie che ne hanno uno accessorio.
Comunque la si pensi, in termini religiosi non esiste pensiero più evoluto di quello evangelico in questi termini. La liberazione totale dalle formulette da sciamani, dalle càbale, dal cripto significato di rapporti misteriosi. Tutto è svelato. Ma tutto è mistero. E non perchè se scopro la formula allora lo svelo. Il mistero si è rivelato nella sua immediata accessibilità. Il fulcro di questo mistero non è in alcun numero, in alcun aspetto esterno all’uomo e alla sua intima identità, che in definitiva è la sua esistenza. E credo questa sia anche la risposta al dilemma sulla priorità della regola. Se cambio un numero nelle regole di Fibonacci, otterrò un sistema imperfetto, scombinato, ma non per questo meno significante in termini etici e umanistici. Posso scombinare la matematica, posso scombinare la fisica, posso tentare di scombinare la genetica, ma non cambierò di una virgola il destino delle cose, qualunque esso sia. Questo non toglie nulla al fascino incredibile delle relazioni strutturali dell’universo, al fascino della indagine e della scoperta. Ma ogni attribuzione di un significato finalistico alla strutturazione delle forme dell’universo multiforme e variegato rischia di essere un errore fatale.