Una “marcia su Roma” potrebbe essere definito il Campionato Mondiale a Squadre di marcia in programma questo fine settimana nella capitale. I 432 atleti che vi parteciperanno dovevano gareggiare a Cheboksary in Russia ma nel giugno scorso la federazione mondiale bloccò tutto a seguito della sospensione della federazione russa per via dei tanti casi di doping. Si fecero avanti il Coni e la Fidal, poteva e sarà l’occasione per dimostrare che Roma è grande e bella e che merita le Olimpiadi del 2024. Una prova generale agli occhi del mondo, con quella partenza all’Arco di Costantino che tanto ricorda la galoppata in notturna a piedi scalzi di Abebe Bikila nella Roma olimpica del 1960. Il percorso è tut- to in centro e l’arrivo nello stadio delle Terme di Caracalla, luoghi dall’intramontabile fascino. Questi mondiali sono forse un primo segno di risveglio per la città di Roma oltraggiata e deturpata di questi ultimi anni, ma forse saranno anche la rinascita di un campione come Alex Schwazer che tra un milione di polemiche ritrova la maglia azzurra e la possibilità di andare alle Olimpiadi di Rio 2016. Lui che già trionfò nella 50 km di Pechino, lui che a Londra 2012 non ci arrivò nemmeno, bloccato e annientato dall’antidoping. Lui che il 29 aprile ha finito di scontare la squalifica e ha diritto all’oblio di quanto ha fatto e si sente un uomo libero. Ha pagato il suo debito, nulla vieta, se non l’etica, di vedere in azzurro un ex-dopato, e Alex ci sarà sulla stessa lunghissima distanza. Giusto dargli una seconda chance e recuperare l’atleta e l’uomo oppure chiudere la porta e l’affare marcia per sempre senza dare la possibilità di riscatto? La risposta non c’è, ognuno ha il suo pensiero, così come i suoi compagni in azzurro che non lo vogliono. Il campione mondiale di salto in alto Gianmarco Tamberi ha già espresso il suo pensiero a gran voce sui social definendolo una «vergogna d’Italia», la maratoneta Valeria Straneo si è espressa anche lei senza mezze misure: fosse per loro Alex non dovrebbe mai più vestire la maglia della nazionale. Forse nelle prossime ore si arriverà, se non c’è già, ad una spaccatura tra i dirigenti Fidal e gli atleti, non certo un bene a soli tre mesi dalle sfide olimpiche, ma intanto Alex domenica mattina sulle strade romane potrà dimostrare il suo valore. Ha una sola possibilità per qualificarsi per Rio, avrà pressione fortissima addosso, dei tifosi e dei giudici internazionali che giudicheranno il suo gesto tecnico. Dovrà marciare correttamente e velocemente, ma soprattutto dovrà essere pulito. Su questo sembra non esserci dubbio visto che è seguito ormai da tempo da Sandro Donati che mette la mano sul fuoco sulla seconda vita senza imbrogli dell’altoatesino. 60 Nazioni, 432 atleti, cinque gare in programma su tre distanze: 10, 20 e 50 km. Compagni, si fa per dire, di squadra di Alex nel “viaggio” da 50 km (in programma domenica) saranno Caporaso, De Luca, Giupponi e Tontodonati, chissà se lo aiuteranno in caso di difficoltà o regnerà l’indifferenza. A Roma su questa epica distanza si scriverà la storia perché per la prima volta anche le donne avranno facoltà di partecipare. Fino ad ora vietata tale distanza al sesso femminile, una norma senza ormai più senso, dagli anni ’60 le donne iniziarono a correre le maratone ed è giusto venuto il momento di parificare. Un’unica iscritta, si chiama Erin Talcott ed è americana. L’oro sembra essere già al collo dell’australiano Jared Tallent, dall’Olimpiade 2008 al mondiale 2015, con la sola esclusione di Berlino 2009, una medaglia l’ha sempre vinta. Poi sarà un affare tra spagnoli, cinesi, polacchi. E Alex Schwazer. Speranze azzurre concrete per la milanese Eleonora Giorgi sulla 20 km che dovrà vedersela contro le cinesi Liu Hong Lu Xiuzhi, già oro e argento a Pechino 2008. Eleonora è la primatista italiana e ha il terzo tempo al mondo, sognare di infilarsi nell’ipotetico podio cinese non è reato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica l’attesa 50 km che segna il ritorno contestato di Alex Schwazer dopo la squalifica In gara è stata ammessa per la prima volta anche una donna: l’americana Erin Talcott
PIONIERA. Erin Talcott