Andrey Khrzhanovsky - Wikimedia Commons
«Ma di lunga durata non v’è nulla al mondo, e anche la gioia, nell’istante che segue al primo, già non è più tanto viva; al terzo istante diventa ancor più debole, e da ultimo insensibilmente si fonde col nostro stato d’animo abituale, così come sull’acqua il cerchio generato dalla caduta di un sasso si fonde, da ultimo, con la liscia superficie»: dice così Il Naso, racconto del 1836, del grande Nikolaj Gogol’, scrittore molto citato, in queste settimane di guerra, anche per la sua doppia origine russa e ucraina e che, peraltro, ebbe in Kiev uno dei punti di riferimento della sua scrittura. E in questo “caldo” mese di maggio è nei cinema italiani Il Naso o la Cospirazione degli Anticonformisti, film di animazione del celebre regista russo Andrey Khrzhanovsky, tratto proprio da questo testo e dall’omonima opera buffa di Dmitrij Šostakovic. Va anche ricordato che, nel marzo 2022, Khrzhanovsky è stato firmatario - assieme a molti altri intellettuali - di una lettera di dissenso contro l’invasione dell’Ucraina da parte del regime di Mosca. Raggiungendolo eccezionalmente via skype, abbiamo potuto rivolgergli alcune domande, nonostante - al momento - stia avendo molte inevitabili esitazioni nel concedere interviste legate all’attualità.
Nel suo capolavoro di animazione riecheggiano diversi stili, che però celebrano unitariamente quegli «anticonformisti », i quali si opposero alle imposizioni del regime staliniano. Il film è dedicato a chi ha il coraggio di andare contro il pensiero unico, contro l’autoritarismo dei regimi. E, inevitabilmente, sta diventando un punto di riferimento per quella Russia dissidente, che fa fatica a trovare voce.
Tempi lontani e anche molto diversi, ma con una straordinaria capacità di essere profetici rispetto ai disastri della contemporaneità. Quella San Pietroburgo di Gogol’ assume le sembianze della Russia di Vladimir Putin, che non sogna il comunismo, ma il dispotismo sovietico. Volevo che le immagini fossero vive, piene di colore, anche per lanciare un messaggio vivido all’oggi, eppure - lo confesso- non potevo certamente immaginare, durante le fasi preliminari di elaborazione del mio lavoro, che la vicina Ucraina avrebbe patito così tanto. È un do- lore ovviamente. Vorrei sottolineare che il film si è costruito lungo un percorso durato molti anni.
Su quali altri testi ha preparato questo originale film d’animazione?
Innanzitutto io penso che Gogol’ sia decisamente interessante anche per i nostri tempi e invito a leggerlo maggiormente in classe, dove - fin troppo spesso - anche in Occidente, l’attualità è sganciata dalla storia, dalla letteratura, dalla filosofia: che errore! Vorrei aggiungere alcune considerazioni, che fanno da sfondo al mio film e lo inseriscono in un contesto molto delicato, ieri come oggi. Il 1926 è stato un anno fondamentale per la drammaturgia sovietica e, prima di girare alcune scene, mi sono immerso in un lungo studio comparativo. A Mosca, proprio in quell’anno, il teatro di Vsevolod Mejerchol’d rappresentò il Revisore di Gogol’, che fece molto discutere gli ambienti sovietici. Il Revisore, rappresentato nel ’26, fu il risultato di un anno e tre mesi di lavoro ed ebbe un grande valore pedagogico, con effetto dirompente, soprattutto dove le teorie del regista, sullo straniamento e sul teatro d’istruzione per le masse, raggiunsero un vero acme. Chiunque vuole mettere in scena o studiare Gogol’ non può prescindere né da quel testo né da quella rappresentazione. Le scenografie, la recitazione, il montaggio (quest’ultimo sviluppato in anticipo rispetto alle celebri tesi di Ejzenštein) fanno di questo racconto un’opera assolutamente innovativa, che chiarisce la visione del mondo di chi ha sempre avuto il coraggio di essere controcorrente. Già in quel ’26, la Russia di Gogol’ seppe rappresentare, con franchezza, il mondo del cattivo potere zarista (quello di cui oggi si ha assurdamente nostalgia), nel momento in cui era brevemente scomparsa la censura, che, invece, solo dieci anni prima, aveva consigliato all’autore di non andare oltre una superficiale comicità.
In questi stessi anni da lei citati, in particolare nel ’27, arrivò anche l’omonima opera buffa, in tre atti, composta da Dmitrij Šostakovic. Qui gli atti venivano chiamati “sogni”. Come rientra il grande compositore nel suo il film?
Questo cartone animato va di pari passo con Gogol’ e con Šostakovic, soprattutto perché nel secondo atto (o “sogno”), compare un episodio molto interessante e che si presta a tante riflessioni. Si cita qui infatti la curiosa storia detta da Bulgakov alla moglie Elena. Secondo questa testimonianza, lo scrittore avrebbe inviato una lettera a Stalin, firmandosi con il misterioso nome “Trampazlin”, da cui nacque un’amicizia poi interrotta. L’episodio si presta a diverse interpretazioni, tuttavia rendere omaggio anche a questo grande compositore è cosa buona e giusta, perché, in questo modo, si riporta alla mente quel Novecento di terrore, che in Russia portò gli intellettuali a differenziarsi in base all’essere contrari o favorevoli al potere, ben al di là del loro talento. La censura aveva l’ultima parola e di questo ne parla esplicitamente Gogol’ in una lettera a Pagodin. E ancora… L’attacco a Šostakovic fu fortissimo. In un articolo la sua musica fu paragonata al caos: «Il potere della buona musica di avere effetto sulle masse è stato sacrificato per un tentativo piccolo-borghese e formalista di creare l’originalità tramite una clownerie a buon mercato. Un gioco di astuta ingenuità che può finire molto male». Questo film d’animazione raccoglie lo spirito di quegli anni, qui descritti brevemente, e si rivolge a quella Russia che oggi ha il coraggio di essere in disaccordo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il film d’animazione del regista russo tratto dal capolavoro di Gogol’ e dalla “sua” Kiev «si rivolge a quella Russia che ora ha il coraggio di essere in disaccordo» Una scena del film di animazione “Il naso”, tratto dal romanzo di Gogol’, regia di Andrey Khrzhanovsky (foto sotto)