Insigne festeggia il 2-0. A nulla servirà il rigore segnato da Lukaku - Ansa
Viva questa Italia, azzurro è il colore della gioia. Siamo in semifinale, battuto il Belgio. A Monaco di Baviera finisce 2-1 per noi, ora comincia un’altra storia. Barella e Insigne i marcatori di questa pazza partita, vissuta sul filo delle emozioni, soffrendo, sbattendo negli spigoli, ma spingendo lontano i fantasmi e alla fine urlando la propria felicità. Vittoria meritata, siamo arrivati fin qua vincendo 5 partite su 5, c’è poco da dire. Ringraziamoli, gli azzurri, ringraziamoli ora, che il lancio di dadi è ancora per aria e tutto è ancora possibile, persino il meglio, persino il sogno di vincere quell’Europeo che ci ha visto trionfare una sola volta, nel lontano 1968, dentro un’estate dove soffiava il vento della rivoluzione.
Diciamolo: la semifinale dell’Europeo è un risultato straordinario, il traguardo di un percorso virtuoso, di eccellenza. Mai dimenticare dove/come/che cosa era la nostra Nazionale nell’estate del nostro scontento, quella del 2018, passata in divano a vedere gli altri giocare il Mondiale di Russia. Mai dimenticare lo scoramento, gli scenari cupi, la difficoltà che tutti si aveva nell’immaginare un qualsiasi tipo di futuro. Quel futuro è arrivato, parla la lingua del presente, dice di un’Italia che è tra le prime quattro squadre d’Europa e che a settembre giocherà le Final Four della Nations Legue. Proprio ora e proprio qui, merito di Mancini; maestro di calcio, gestore intelligente, Ct capace di ridare credibilità alla nostra Nazionale, in una parola punto di riferimento di chi gioca e chi guarda giocare.
Ok, si sono inginocchiati tutti. I belgi per aderire alla campagna contro il razzismo Black Liver Matter, gli azzurri (in maglia bianca) per solidarietà con i belgi che si sono inginocchiati per aderire alla campagna che al mercato mio padre comprò. Lukaku ringrazia i nostri, bel gesto. Poi in piedi ci resta l’Italia, ma questo succederà molto dopo, scollinata un’ora e mezza di partita tumultuosa, emozionante, piena di tante piccole verità disseminate da un destino che si è divertito assai, ballando su una delle partite più belle di questo torneo. La novità di Mancini è Chiesa, schierato titolare in luogo di Berardi sulla fascia destra. Il Beglio ritrova De Bruyne, ma non Hazard. Nel primo tempo (sorpresa) il Belgio gioca all’italiana: difesa e contropiede.
L’Italia si inventa una partita diversa, di pressing e manovre avvolgenti. Come una cartolina che non aspetti arriva il gol di Bonucci, ma non è valido. La sentenza è del Var: fuorigioco. Fiammata dei Diavoli Rossi, Donnaruma salva l’Italia, prima su De Bruyne e poi su Lukaku. Lampo azzurro, quando la mezzora si è messa in marcia. Il disimpegno difensivo dei belgi è sbagliato. Barella riceve il pallone (da Verratti) dentro all’area, leggermente defilato sulla destra. Controlla, si allarga di un sospiro, calcia, la testa bassa, il cuore in tumulto: diagonale geometrico, palla che sbatte sul palo - è una carezza - Courtois battuto.
L’onda di entusiasmo si alza imperiosa, il Belgio è stordito, l’Italia gioca sulle ali di una leggerezza che fin qui è stata la nostra cifra. Il raddoppio è un’invenzione di Insigne. Avanza - in scioltezza, sulla sinistra - si accentra, ha tutta la libertà di questo mondo, i belgi rinculano, probabilmente non credono che Insigne - da lì, da fuori area - tenti il colpo che meglio gli riesce. Il tiro a giro. Il suo marchio di fabbrica, il pezzo forte del curriculum. Perfetto, definitivo. Italia-Belgio 2-0. Meglio di quanto fosse possibile augurarsi, molto meglio. Tutti giù per terra quando l’arbitro - lo sloveno Vincic - assegna un rigore per il Belgio. Di Lorenzo tocca Doku. Sì, no. Il Var dice sì. Lukaku batte Donnarumma. E poi gli fa cenno di stare zitto. Cambiano gli equilibri, il gol dà coraggio ai Diavoli Rossi.
La ripresa è un giro in giostra, si gioca a ritmi molto alti, la partita si sfarina, concede molto all’imprevedibilità. Dopo un quarto d’ora Spinazzola - con la coscia, d’istinto - toglie dalla porta un gol a botta sicura di Lukaku. L’Italia sa soffrire, ma intanto cambia pelle, un po’ per scelta e un po’ per necessità, escono Verratti e Immobile, dentro Cristante e Belotti; poi abbandona anche Spinazzola (entra Emerson Palmieri), che si infortuna e chiude qui il proprio Europeo.
Gli azzurri reggono con la forza dei nervi. E’ un altro segno di maturità., l'ennesimo. Al triplice fischio il colore della arriva il boato dell’Allianz Arena, sono diecimila gli italiani in festa. Il Belgio esce a testa alta: se l’è giocata, fino in fondo. L’Italia sbarca in semifinale. Ora se la vedrà con la Spagna, che agli ottavi ha eliminato la Svizzera, ai rigori. Martedì a Wembley, un’altra semifinale dopo quella che nel 2012 ci portò all’ultimo atto. Era l'Italia di Prandelli. Finì male, guarda un po’: contro la Spagna. La Spagna che oggi è di di Lucho, Luis Enrique, prima contestato ora idolatrato, la Spagna del centravanti che si è svegliato verso sera (Morata) e di Koke e Pedri, la Spagna, ancora la Spagna, la nostra cara amica-nemica, in palio c'è la corona d’Europa.