Anche il marketing può avere un’anima. Perché non ce lo si può nascondere: il nuovo progetto di Elisa,
Ivy, cd e dvd in uscita il 30 con tre inediti, un docufilm ma ben 14 fra cover, riletture e duetti (con Giorgia e Fabri Fibra), non è qualcosa di cui si sentisse la mancanza. A un anno appena da
Heart e con già alle spalle due antologie in quattro anni. Però nell’elegante confezione-strenna di
Ivy c’è, appunto, un’anima. Svelata da Elisa quasi per caso: «
Ivy nasce quando a Roma ho cantato per i bambini malati del Bambino Gesù in occasione della consegna di un nuovo macchinario all’ospedale. Lì avevo pensato di far cantare i piccoli per i piccoli, e chiamato un coro di voci bianche. Mi sono innamorata di quel suono: e nacquero lì tanti arrangiamenti di pezzi storici miei che ora sono in
Ivy». E dunque non sarà un caso neppure se le odierne, successive scelte di «cercare l’essenza fra le canzoni» e farsi accompagnare dai piccoli «pure nel tour che farò nei teatri» sono cresciute in Elisa anche dopo essere divenuta mamma di Emma, la cui voce gode di un cameo nel cd.«Essere mamma è un regalo, un’opportunità di crescere sperimentando un amore che non è neanche possibile cantare. Infatti non ho scritto nulla per Emma»: la cantante sul tema si schermisce così, però famiglia e valori sono al centro di
Ivy, e vanno ben oltre la sua ammiccante uscita pre-natalizia. Il titolo del progetto (significa edera) è stato scelto «perché è una pianta ben radicata al suolo che si slancia verso l’alto»: e da questo spunto tutto nell’opera svela un’interiore ricerca di senso, fin dagli inediti.
Nostàlgia (in inglese, accento sulla a) «è dedicata agli amici morti giovani. E si lega al fatto che la musica per me è passione, non mestiere. Che mi aiuta a superare i momenti duri».
Sometime ago (come
Una poesia anche per te del 2005) è in ricordo del nonno: «Le canzoni nascono dal mio mondo interiore, in cui lui era decisivo: mi ha insegnato tantissimo».Infine,
Fresh air svela un’Elisa in crisi da successo: «A vent’anni la musica finalmente non era più un hobby, per me. Però facevo fatica a capire dov’ero. Questa canzone l’ho scritta allora». Ed anche la parte apparentemente più ovvia di
Ivy conferma l’anima del progetto: dal recupero di pezzi non scontati come
Forgiveness alla scelta delle cover.
Ho messo via di Ligabue Elisa l’ha scelta perché «a diciotto anni non capisci che devi conservare certe cose decisive, poi l’età ti fa capire molto» mentre
1979 degli Smashing Pumpkins perché «mi ha fatto aspirare a scrivere anch’io canzoni capaci di essere strumento per risvegliare chi ascolta».Nel dvd,
Ivy propone poi un docufilm con brani eseguiti dal vivo: in un bosco. «Sì, per ribadire che voglio dire cose importanti e mostrare valori forti: la natura, ad esempio. Non per nulla
Ivy è solo il secondo album seguito in toto da me».