A Firenze, dove aveva perso il primato, l’Inter si prende la finale di Coppa Italia. Al sigillo posto da Milito nella gara d’andata, si aggiunge l’1-0 di ieri sera a firma di Eto’o, che aveva messo la firma anche nel 2-2 di campionato con i viola sabato scorso.Fiorentina fuori dalla competizione e campioni d’Italia che attendono la vincente tra Udinese e Roma (sfida quasi sicura con i giallorossi che partono dal 2-0 dell’andata). Partita tignosa quella del Franchi. I ragazzi di Prandelli hanno provato ad imporre il possesso palla, ma nonostante una buona supremazia territoriale nel primo tempo non sono quasi mai riusciti ad impensierire seriamente Julio Cesar. L’unica vera occasione se l’è divorata Gilardino, per niente in forma Mondiale. L’attaccante azzurro, sotto gli occhi del ct Lippi presente in tribuna, ha mancato una prima conclusione a volo a due passi dal portiere avversario, al secondo tentativo, ci ha pensato Lucio a salvare sulla linea di porta (25’). Cinque minuti prima l’altro azzurrabile, Balotelli era stato prima lesto a scippar palla a un addormentato De Silvestri, sprecone poi nel chiudere a lato il diagonale a tu per tu con Frey. Queste le due più ghiotte azioni da gol. Per il resto battaglia a centrocampo, con la Fiorentina costretta dal risultato dell’andata fare la partita e l’Inter (schierata con un prudente 4-4-2) a che si è difesa senza troppi affanni e ha provato a pungere in contropiede. Il gol spacca partita e qualificazione è arrivato al minuto 57’, quando Thiago Motta ha pescato Eto’o nelle lande desolate dell’area viola: controllo e tiro imparabile del camerunense. Vantaggio meritato per i mourinhani, alla luce di una ripresa affrontata con un piglio assai diverso dalla prima frazione. La Fiorentina nel secondo tempo ha infatti abbassato i ritmi e concesso tempo e spazio per ragionare ai nerazzurri. Errore imperdonabile e pagato a caro prezzo.Finisce tra gli applausi del pubblico che saluta l’ospite d’onore della serata, l’ex viola Stefano Borgonovo, premiato dal sindaco di Firenze Matteo Renzi con il “Fiorino d’oro” per la sua carriera di calciatore e per il coraggio con cui da anni sta lottando contro la Sla, la malattia che nel calcio ha causato più di 50 vittime.