Qualcuno, in fondo, ci credeva e si aspettava l’impresa, invece è arrivata un’altra sconfitta. A Gelsenkirchen l’Inter si arrende ancora allo Schalke e saluta la Champions. Nei sogni un po’ folli della vigilia doveva demolirlo con una rimonta epocale, ma nella dura realtà la squadra di Leonardo fa il solletico ai tedeschi, che volano in semifinale con il Manchester. I campioni d’Europa escono così di scena senza dare mai l’impressione di poter completare la missione impossibile, perdendo anche la partita nel finale. Bastano i primi minuti per capire che manca quell’audacia che rese possibile il ribaltone di Monaco.Quattro reti erano realisticamente troppe da poter recuperare: le dichiarazioni epiche restano sulla carta, scolpite nei titoloni, perché sul campo nessuno dei nerazzurri trova la forza di crederci per davvero.Serviva una partenza feroce per addentare subito il match, invece l’Inter inizia senza la necessaria fame di gol. Un paio di fiammate di Snejider, due guizzi di Eto’o e un tiro di Stankovic parato: il primo tempo dei nerazzurri è tutto qui. Milito non si vede e non è più una novità. Lo Schalke non è del resto una squadra di burro come molti speravano. I tedeschi chiudono gli spazi e colpiscono con Raul al 45’: lo spagnolo scappa via e infila nella porta dell’Inter il gol n° 73 nella Coppe. L’avventura termina qui, i detentori depongono la Champions sul prato di Gelsenkirchen, fermati dai propri errori prima che dai meriti dello Schalke. Serve a poco il gol di Thiago Motta in mischia dopo 4 minuti della ripresa: i tedeschi non si impressionano e rimbalzano l’assedio nerazzurro. A nove minuti dalla fine tocca bere anche l’amaro calice del 2-1 di Howedes.La favola dell’Inter finisce a Gelsenkirchen, nello stesso stadio dove Mourinho iniziò la sua leggenda vincendo la Champions con il Porto nel 2004. Anche il destino a volte colpisce in contropiede.