Ragazzi in fiera a Bologna
Funziona come per il bagaglio a mano: prima di imbarcarsi, bisogna controllare le misure. Che non devono essere troppo grandi, questo lo sappiamo, ma neppure troppo piccole. Un buon portfolio si riconosce anche da chiuso, prima che i disegni vengano squadernati sotto lo sguardo critico dell’eventuale committente. Sembra facile, eppure tra le migliaia di illustratori che da mezzo mondo arrivano ogni anno a Bologna ce ne sono ancora molti che ignorano questa e altre regole elementari. A loro, ma non a loro soltanto, si rivolge una delle novità più interessanti della 54ª edizione della Children’s Book Fair, che sarebbe poi la Fiera del Libro per ragazzi. È la più importante manifestazione del genere a livello internazionale e quindi, una volta tanto, lo sfoggio di anglicismi risulta tollerabile. E lo rimane anche qui, nell’Illustrators Survival Corner, ovvero l’angolo di sopravvivenza per illustratori e affini dove appare il famoso misuratore di portfolio. Il corner è uno spazio gestito dalla Fiera in collaborazione con Mimaster, centro formativo di eccellenza con base a Milano. Durante la Children’s Book Fair – che si è aperta ieri e si concluderà giovedì – le diverse attività sono offerte gratuitamente, ma occorre prenotarsi e alcuni laboratori hanno subito registrato il tutto esaurito.
Si impara a presentare i propri lavori come si deve (a cominciare da dimensioni e proporzioni, appunto), a individuare l’interlocutore giusto per il proprio stile e le proprie capacità, a sperimentare tecniche innovative. Nel frattempo, però, si continua a mettersi in fila davanti agli stand dei vari editori che, a orari fissi, ricevono gli aspiranti disegnatori. Alla peggio, si incollano biglietti da visita e tavole di prova a quello che, non senza amarezza, viene definito 'il muro del pianto': sono le pareti della hall centrale, trasformate in un’installazione spontanea nella quale tutti cercano di mettersi in evidenza e ciascuno spera di avere una possibilità. Mestiere affascinante, quello dell’illustratore, e del tutto centrale nell’editoria per ragazzi, con l’illustrazione che entra sempre più spesso e sempre più profondamente nel tessuto del racconto. Lo dimostra l’ormai tradizionale competizione riservata ai cosiddetti silent book (libri senza parole: tutto è affidato al tratto grafico) e lo conferma l’esperienza del Paese ospite d’onore di quest’anno. Ma sarebbe meglio dire “lingua ospite”, visto che per il 2017 la scelta degli organizzatori è caduta sulla produzione in catalano.
«A Barcellona e dintorni sono attive circa quattrocento case editrici - spiega Manuel Forcano, direttore dell’Institut Ramon Llull -, più o meno la metà di quelle presenti in tutta la Spagna. Di queste, 96 pubblicano in catalano. È un mercato molto ricco, all’interno del quale l’editoria per ragazzi rappresenta un considerevole 17%, per un fatturato annuo pari a circa 40 milioni di euro. Oltre che dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni, l’interesse per il libro viene anche da considerazioni di carattere economico. Il Governo catalano è da sempre molto impegnato in iniziative per la promozione della lettura e l’istituto che dirigo sostiene numerosi progetti per il finanziamento della traduzione e diffusione all’estero di opere realizzate in Catalogna e nelle Baleari. Per noi, lo ripeto, è un investimento economico e culturale insieme». Allestita in modo spettacolare e invitante, con un sistema di amache che i visitatori possono adoperare per un fugace momento di riposo, la mostra dedicata agli illustratori catalani è un passaggio obbligato per la Fiera di quest’anno. Tra nomi conosciuti e scoperte dell’ultima ora, è un susseguirsi di meraviglie grafiche che svettano, certo, senza per questo restare isolate.
Anche negli stand italiani il capolavoro è sempre in agguato, per esempio nella produzione di una giovane sigla di Reggio Emilia, Corsiero Editore, che ha affidato a Sonia Maria Luce Possentini la trascrizione pittorica di una toccante fiaba di Silvio D’Arzo, Il pinguino senza frac. E numerose sono anche le proposte di formazione provenienti dal nostro Paese: i corsi dell’Istituto superiore per le Industrie artistiche di Urbino, i master della scuola di illustrazione Ars in Fabula di Macerata e via elencando. Ancora non saranno agguerriti come i colleghi catalani (compattamente raccolti nell’Apic, l’organizzazione degli illustratori professionisti del Paese), ma anche gli italiani si stanno organizzando. Una rappresentanza unitaria è offerta dall’associazione Autori di immagini, che suggerisce tra l’altro un decalogo per evitare la trappola dei contratti capestro. E una maggior sensibilità per la componente grafica inizia a radicarsi nei cataloghi dell’editoria religiosa, che in Fiera trova espressione sia nello stand collettivo della Uelci (Unione editori e librai cattolici italiani), sia in postazioni come quella di San Paolo, dove non a caso si punta molto sulla Bibbia dei ragazzi realizzata da Rosa Mediani in collaborazione con l’illustratrice Silvia Colombo.
«A volte opere di questo tipo diventano anche occasione di dialogo ecumenico - sottolinea il presidente della Uelci, Gianni Cappelletto -. Penso a Con te!, lo strumento di catechesi che ci siamo trovati a varare con il Centro Ambrosiano e nel quale è stata coinvolta una pittrice protestante, Silvia Gastaldi: nelle sue tavole ispirazione artistica e testimonianza del Vangelo si fondono perfettamente ». Che il linguaggio delle immagini abbia una portata universale, del resto, lo sosteneva già nel Medioevo proprio il grande Raimondo Lullo, il poeta e filosofo scelto come ambasciatore dalla Catalogna.