Ildegarda di Bingen (1098-1179) - archivio
Fu Papa Benedetto XVI, nel 2012, a canonizzare e proclamare Dottore della Chiesa universale la monaca tedesca Ildegarda di Bingen, vissuta tra il 1098 e il 1179, donna straordinaria, capace di lasciare una traccia molto significativa in numerosi campi della religione e della cultura, dal momento che fu mistica e teologa, naturalista e cosmologa, guaritrice e poetessa, drammaturga e musicista. Alcuni tratti di questa personalità eccezionale emergono in tutta la loro vivezza dalla lettura di due libri: Ordo virtutum. Il cammino di Anima verso la salvezza, curato da Maria Emanuela Tabaglio per Gabrielli Editori (pagine 200, euro 20,00), e Ho visto e udito. Una lettura intima delle parabole evangeliche (Paoline, pagine 192, euro 32,00) con introduzione e note di Paola Müller e traduzione di Elena Tealdi. Al centro del primo volume è posto l’Ordo virtutum, redatto da Ildegarda verso il 1151, «uno tra i primi drammi liturgici pervenutici, uno tra i rarissimi composti e musicati da figure femminili, un’opera di alto valore artistico […], una sorta di hapax nell’ambito della drammaturgia liturgica medievale». In esso sono descritte le tappe del difficile cammino che l’anima deve compiere per giungere alla beatitudine, partendo dalla sofferenza che prova a causa della sua misera condizione, che la rende preda del Diavolo, che però alla fine esce sconfitto. Il dramma termina con il trionfo della Resurrezione, che dischiude all’uomo un’eternità beata. La curatrice si sofferma a spiegare con chiarezza quali siano la struttura e i temi dell’opera, il suo significato e, infine, il valore della musica che Ildegarda compose per accompagnare il testo, qui riprodotto nella versione originale latina accompagnata dalla traduzione in italiano e dalla trascrizione moderna della notazione musicale del dramma. Il cuore del secondo libro è costituito da un’antologia tratta dalle Expositiones evangeliorum, una raccolta di 58 omelie elaborate da Ildegarda per le consorelle della comunità di Rupertsberg: vengono esposte e commentate 27 pericopi evangeliche. A Rupertsberg, presso Bingen, porto fluviale sul Reno nell’odierna regione tedesca della Renania-Palatinato, la santa monaca si era trasferita nel 1150 per erigervi un monastero: vi rimarrà per alcuni anni, concludendo la propria esistenza nell’abbazia di Eibingen, da lei fondata nel 1165. Ildegarda afferma ripetutamente di non possedere particolari conoscenze filosofiche e teologiche, ma di «aver ricevuto l’insegnamento delle Scritture nell’intimo grazie al soffio dello Spirito Santo»: la profonda comprensione che ella ha del testo sacro deriva dalle straordinarie visioni che hanno caratterizzato la sua vita spirituale e non da accurati studi esegetici. I due libri, dunque, mettono bene in luce l’eccezionalità e l’originalità di Ildegarda, la quale, in pieno Medio Evo, dalle mura di un chiostro, fece udire la sua voce di donna capace di superare, come scrive Paola Müller, «gli ostacoli legati a un sistema, sociale e politico, condizionato da pesanti retaggi misogini di matrice greco-romana e giudaica».