sabato 27 marzo 2021
Per i prossimi tre anni i diritti delle partite al gruppo egemone della tv online. Offerta faraonica da 840 milioni di euro accettata da 16 club di Serie A su 20. Sky minaccia ricorso
Il pallone in mano a Dazn. Ora comanda lo streaming

Ansa

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Dopo quasi 30 anni, la Serie A in tv a pagamento cambia indirizzo. Da quel primo posticipo del 29 agosto 1993, Lazio-Foggia 0-0, era sempre stata Tele+ poi diventata Sky a comandare sugli schermi dei tifosi italiani. La pay tv satellitare aveva sempre avuto compagni di viaggio, Stream, Gioco Calcio, Mediaset e Dazn, ma sempre da posizione di forza. E sembrava che questo rapporto tra pesi differenti non sarebbe mai cambiato. Tre anni fa ci avevano provato gli spagnoli di Mediapro, respinti con perdite. Adesso invece è successo tramite il contropiede andato a segno di Dazn.

Ieri l’assemblea della Lega, a stragrande maggioranza, con 16 voti a favore su 20 (due in più del quorum necessario fissato a 14), ha assegnato a Dazn, per 840 milioni a stagione, sette partite in esclusiva e tre in coesclusiva ogni giornata, corrispondenti ai pacchetti 1 e 3. Roma, Bologna, Cagliari, Spezia e Benevento si sono unite a Juventus, Inter, Napoli, Lazio, Fiorentina, Atalanta, Verona, Udinese, Torino, Parma e Milan. Sono rimaste contrarie solo Genoa, Sampdoria, Sassuolo e Crotone. La Serie A si è riservata di trattare fino a lunedì con Sky per cercare di ottenere più dei 70 milioni proposti da Santa Giulia sul pacchetto 2 che ieri non è stato venduto. Ma non ci sarà la partita in chiaro, prevista inizialmente per valorizzare meglio questo pacchetto. Sarà complicato spingere Sky a un rilancio, perché nel frattempo la pay tv ipotizza ricorsi. Motivo? Dazn sarebbe supportata da Tim con modalità che vanno al di là di una semplice collaborazione tecnologica. Quindi sarebbe alterata la regolarità del bando.

Al di là di quello che eventualmente potrà essere modificato, la votazione di ieri fotografa un cambio di scenario molto più ampio. Il boom dello streaming, in particolare di Netflix e Disney+, ha dimostrato che la tv non è più l’unico strumento vincente. La visione dei contenuti via web sta sostituendo quello classico con telecomando e televisore. Dazn ha provato a scommettere su questa esplosione di contatti, accresciuta dal lockdown nell’ultimo anno. Da qui nasce questa offerta da 840 milioni, che polverizza quella di 192 milioni per tre partite presentata nel 2018. A metà di questo triennio sembrava che il gruppo britannico, controllato da Access Industries del miliardario russo-americano Len Blavatnik, fosse in difficoltà con gli abbonamenti. Non a caso ha dovuto chiudere un accordo per trasferire la trasmissione delle partite anche sulla piattaforma satellitare di Sky. Pareva un segnale di resa. Invece, nel giro di diciotto mesi, la situazione si è ribaltata. Di questi 840 milioni, secondo indiscrezioni, 340 sarebbero garantiti da Tim. Un’incidenza talmente elevata da far pensare a qualcosa in più di un aiuto tecnologico per diminuire i problemi di connessione nelle zone meno raggiunte dalla fibra in Italia. Questo è stato uno dei punti più dibattuti. Le società contrarie a Dazn, in particolare Genoa e Sampdoria, hanno evidenziato il timore che trasmettere tutto il campionato via streaming possa creare problemi ai tifosi. La maggioranza invece si è lasciata convincere dalle rassicurazioni degli esperti consultati. I club intravedono nel web la possibilità di ampliare il bacino degli utenti e di recuperare i più giovani, che si stanno allontanando dal calcio e preferiscono lo streaming alla tv, anche grazie a tariffe più contenute rispetto a quelle del satellite. D’altronde anche Sky, da quando l’ad è Maximo Ibarra, punta molto sulla banda larga.

I diritti tv del calcio sono estremamente costosi. Santa Giulia conserva la Champions League, anche se Amazon (a proposito di crescita dello streaming nello sport) ha acquistato le sedici migliori partite del mercoledì in Italia. E Mediaset, oltre a sedici partite in chiaro del martedì, trasmetterà il resto della Champions sul suo canale web. Negli ultimi anni Sky ha cambiato proprietà: dalla News Corporation di Murdoch agli americani di Comcast. È uscita dal ciclismo, vendendo il team di Froome, Thomas e Bernal, voluto dal figlio di Murdoch. E ora allenta la presa sui diritti del calcio. Sono venuti meno alcuni legami con le grandi di Serie A che avevano sempre difeso i rapporti con Sky. E ha lasciato il segno la decisione di congelare l’ultima rata della scorsa stagione in piena emergenza pandemica, a differenza degli altri titolari dei diritti che hanno continuato a pagare. Ne è nata una causa legale tra la pay tv e la Serie A, ancora in corso. In quel momento le crepe tra Santa Giulia e Via Rosellini si sono allargate. Fino al clamoroso epilogo di questa asta. Dopo 28 anni di dominio incontrastato, adesso al massimo resteranno tre partite ogni fine settimana.

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