La storia di Harry Potter che abbiamo conosciuto undicenne scorrazzare nella Londra dei maghi e il mondo fatato che si espande oltre il binario 9 e ¾ con la scuola di magia, la sala mense dove si inseguono i fantasmi degli antenati, le aule, le stanze, i professori e i 'babbani', è agli sgoccioli. Harry, Hermione e Ron si sono fatti grandi. Dopo aver vissuto una vita sul set superano adesso i vent’anni. Non c’è neppure più a proteggerli la schiera degli insegnati, la comoda protezione dell’istituto che nel film
Harry Potter e i doni della morte - parte 1 (nelle sale da venerdì), non vediamo mai, l’affetto dei parenti.I nostri tre amici sono soli e, come dice Hermione, del tutto vulnerabili. E il nemico giurato di Harry, il «bambino sopravvissuto» al momento del sacrificio dei suoi genitori, è quanto mai potente. I 'mangiamorte' controllano il ministero della magia e la scuola di Hogwarts. La maledizione del Signore delle Tenebre pende sulla testa di Harry dal visetto schermato dagli occhialini, sul perplesso e divertente Ron e sulla sempre padrona di sé Hermione. Chi ha molto amato le ricche, fantasiose commedie inventate da J:K: Rowling (qui anche produttrice del film assieme al produttore storico della serie David Heyman) segue in modo distaccato, quasi freddo, le ultime vicende di Harry Potter dove, per questioni economiche, la conclusione della Rowling è stata divisa in due parti. Il film inizia con le due forze schierate l’una contro l’altra. La prima comprende intorno a un tavolo il gruppo dei malvagi dominato da Valdemort. Stanno preparando un piano di guerra contro il gruppuscolo formato da Harry, Hermione e Ron. Altre figure che pure hanno un ruolo nel racconto non svolgono una funzione narrativa, non aiutano lo sviluppo della vicenda. Sono creature, se vogliamo, smorte. Non credo dicano qualcosa ai bambini, grandi consumatori della serie di Harry Potter; del resto è prevedibile che il film non incassi tutto il denaro messo insieme dagli altri episodi della saga. Piacerà agli adulti. L’ala della morte lo domina dall’inizio alla fine. Gli attori paiono vivere in una sorta di incubo. Lo stesso legame affettivo fra Hermione e Harry suggerisce al regista l’umbratile scena del ballo e qualche bacio. Troppo poco.Ci sono, ovviamente, nel film brani di sicura suggestione come l’inoltrarsi dei tre amici nel bosco, le luci che appaiono e scompaiono, quella tenda aguzza sui lastroni (ma gli interni sono di tutto punto), la ricerca della spada che viene recuperata da Harry e, nelle sequenze ambientate a Londra, le macchine impazzite, con le motociclette dei nostri eroi che guizzano di qua e di là.Effetti che confermano la serietà del modo di raccontare del regista, che riduce a effetti, del resto scombussolanti e sempre inattesi, le offensive di Valdemort. E ritroviamo, sul finale, il vendicativo mago dalla faccia bianchissima. È nella cripta di Silente. Estrae una lama. È l’arma con cui combatterà l’ultimo scontro con il «bambino sopravvissuto». Ma lo vedremo il prossimo anno, quando il 15 luglio uscirà la seconda e ultima parte della saga cinematografica.