Una pagina dell'edizione miniata della "Divina Commedia" del 1491 - archivio
All’appello mancano solo il Convivio e la Divina Commedia, vale a dire le opere nelle quali Dante più esplicitamente si ripromette di portare a compimento il compito affidatogli dal suo maestro. «Sieti raccomandato il mio Tesoro», afferma infatti Brunetto Latini in un verso cruciale del non meno cruciale canto XV dell’Inferno. «In gioco, qui come in tutto il poema, c’è il significato di quell’altra espressione, “come l’uom s’etterna”, che il lettore ha incontrato poco sopra – spiega l’italianista Enrico Malato –. Dante non si riferisce alla fama letteraria, ma alla conoscenza della verità, grazie alla quale gli esseri umani si differenziano dai “bruti” evocati da Ulisse nel canto XXVI». È uno dei momenti più significativi della conferenza stampa tenutasi ieri a Roma, presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio, per annunciare il completamento della Necod, la “Nuova edizione commentata delle opere di Dante” realizzata dalla casa editrice Salerno in collaborazione con il Centro Pio Rajna e con il determinante sostegno delle Fondazioni del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia. Nove i tomi già pubblicati a partire dal 2010, quando il disegno di questo “monumento cartaceo” (l’espressione è stata spesso ripetuta durante l’incontro di ieri) è stato reso pubblico per la prima volta con un’altra conferenza stampa convocata nella medesima sede. «In Italia non capita spesso che un’impresa del genere venga ultimata nei tempi previsti», scherza Gianni Letta, che una decina di anni fa fu tra i più convinti promotori della Necod. Un’iniziativa, questa, che si inserisce in un panorama ancora più vasto, del quale fanno parte sia l’“Edizione nazionale dei Commenti danteschi” (realizzata anch’essa grazie da Salerno e Centro Rajna) e l’imminente riapertura della Casa di Dante in Roma. In attesa del completamento dei lavori di restauro condotti da Cupelloni Architettura, l’8 e il 9 settembre prossimi il Palazzetto dell’Anguillara ospiterà una mostra e un forum di studi nel corso del quale sarà tra l’altro presentato il primo dei cinque tomi che la Necod ha stabilito di destinare alla Divina Commedia. Si tratta del commento allestito dallo stesso Malato, che dell’intero progetto è supervisore insieme con il filologo Andrea Mazzucchi, a sua volta responsabile della nuova edizione del Convivio. «Sì, un po’ di ritardo c’è – ha ammesso Mazzucchi – ma solo perché durante le ricerche sono emersi dati inattesi, in base ai quali si è imposta la necessità di rivedere la datazione di alcuni importanti manoscritti». Il legame tra ampiezza di documentazione e profondità di interpretazione rappresenta la caratteristica più originale della Necod. In questo senso, il commento alla Divina Commedia si presenta davvero come il coronamento del progetto. «L’elemento essenziale – ribadisce Malato – è la visione d’insieme, che troppo spesso, specie in sede scolastica, viene trascurata a beneficio della spiegazione dei singoli passi. Già i contemporanei di Dante, come sappiamo, avevano bisogno di essere guidati nella comprensione dei brani più difficili. Ma c’è una complessità d’insieme che va sempre riconosciuta e tenuta presente. Non è raro che, per interpretare correttamente un verso, si debba fare riferimento a un altro, collocato in una terzina molto distante. Anche per questo il caso di Brunetto Latini risulta sintomatico. A lungo ritenuto un personaggio minore, è invece uno dei principali ispiratori dell’opera, nella quale si ritrova l’eco del suo Tesoretto ». Il “Tesoro”, appunto, dato in custodia a Dante.