venerdì 3 febbraio 2023
Grazie a un accordo tra Venice Gardens Foundation e i cappuccini l’“orto” del Redentore verrà restaurato e reso accessibile al pubblico
Una veduta dall’alto dell’orto giardino del convento cappuccino

Una veduta dall’alto dell’orto giardino del convento cappuccino - Carlo Soffietti / Venice Gardens Foundation

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Nella celebre veduta a volo d’uccello di Venezia realizzata da Jacopo de’ Barbari tra il 1498 e il 1500 la Giudecca è tutta un susseguirsi di orti e giardini. Non c’era ancora però quello del Redentore: la chiesa palladiana e l’annesso convento cappuccino sarebbero arrivati molti decenni dopo (per quanto i religiosi fossero presenti dal 1539). La Giudecca si è molto trasformata da allora, per quanto resti molto più “verde” dei sestieri, ma il giardino del Redentore (tuttora abitato dai frati) è un raro esempio dell’antico volto dell’isola. L’orto giardino, fortemente danneggiato dall’aqua granda del 2019, è oggi protagonista di un vasto progetto di restauro botanico e architettonico che non solo ne ripristinerà aspetto e funzione ma soprattutto lo renderà accessibile a tutti.

“In Venetia Hortus Redemptoris” è il nuovo progetto di Venice Gardens Foundation, creata nel 2014 da Adele Re Rebaudengo per il restauro e la conservazione di parchi, giardini e beni di interesse storico e culturale. La fondazione nel 2019 ha restaurato i Giardini Reali di piazza San Marco, che da negletti e inospitali sono diventati una riserva di pace nella zona più congestionata della città. «Poco dopo l’inaugurazione dei Giardini Reali – racconta Adele Re Rebaudengo – sono andata a suonare al convento del Redentore. Pensavo mi avrebbero presa per matta e invece mi hanno fatto entrare e mi hanno ascoltata. È iniziato così un lungo dialogo, durato mesi, in cui abbiamo imparato a conoscerci». Ne sono nati fiducia e rispetto reciproci, senza i quali sarebbe impossibile un progetto di questo tipo – una piccola lezione di metodo in un’epoca di gelosie e sovranismi. L’impresa è complessa più dal punto di vista legale e burocratico che tecnico e ha richiesto un lavoro approfondito sia a livello di diritto canonico, tra curia generalizia, curia patriarcale e Santa Sede, sia a livello civile, con il coinvolgimento della Sovrintendenza. Il 19 maggio 2021 è avvenuta la firma della costituzione di diritto reale d’uso. È seguita quindi la progettazione affidata a Paolo Pejrone, già responsabile del recupero dei Giardini Reali ed esperto di giardini monastici dato che ha curato anche il recupero dell’orto di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.

I lavori nell’orto giardino del Redentore, iniziati lunedì scorso, dovrebbero terminare per la metà del 2024. Il costo è di 5,5 milioni di euro: due milioni per il restauro botanico, sostenuto dai fondi del PNRR; i 3,5 milioni per il restauro architettonico sono coperti da un gruppo di sostenitori che interviene con erogazioni liberali, fuori da una logica di sponsorizzazione. I giardini saranno accessibili tutti i giorni all’interno di orari stabiliti: per i veneziani ci sarà una tessera annuale a prezzo simbolico, per i turisti è previsto un biglietto. Al di fuori delle fasce orarie l’orto giardino sarà riservato ai cappuccini. «Siamo molto felici di questo intervento di restauro – spiega Gianfranco Tinello, padre Custode del convento del Redentore – perché consente allo stesso tempo a noi frati di preservare la nostra vita conventuale e alle persone di trovare un ambiente sereno». Ma soprattutto è un progetto che vive dell’incontro tra sensibilità diverse su un terreno comune: «Noi portiamo il nostro carisma, Venice Gardens l’innovazione e la sostenibilità. La stessa fondazione se non potesse fare affidamento sulle radici storiche cappuccine, contrassegnate da semplicità e rigore, farebbe fatica a essere fedele e interpretare questo giardino che ha 500 anni di storia».

Il restauro, filologico e conservativo, manterrà intatto lo spirito francescano dell’orto giardino, allo stesso tempo luogo di sostentamento e di meditazione. Nell’ettaro di terreno verranno messe a dimora 2.500 tra alberi e piante. Un lavoro di archivio ha consentito di ricostruire il “giardino dei semplici”, fondamentale per la farmacia del Redentore, una delle più importanti di Venezia. Verrà implementata la presenza di ulivi, che consentono ai frati di produrre olio. Sarà reintrodotta l’apicoltura, attraverso un gemellaggio con il Jardin de Luxembourg a Parigi, mentre artisti contemporanei saranno chiamati a modellare le arnie. Negli orti sarà mantenuta la carciofaia, a cui si aggiungeranno fragole, zucche, pomodori, cicorie, meloni. Saranno 1.520 le piantumazioni di specie da fiore. «Il giardino sarà attraversato da 400 metri di percorsi pergolati – spiega Re Rebaudengo – recuperando una pratica testimoniata a Venezia nei secoli. Le pergole accoglieranno i visitatori nei mesi più caldi e vedranno viti, glicini e bignonie. Al centro ci sarà una vasca d’acqua con le ninfee, in omaggio al ruolo dell’Oriente nella storia della Serenissima». La vasca sarà alimentata dalla captazione dell’acqua piovana: «I principi guida sono responsabilità, sostenibilità e autosufficienza».

L’isola della Giudecca con la basilica del Redentore

L’isola della Giudecca con la basilica del Redentore - Carlo Soffietti / Venice Gardens Foundation

Al termine dell’orto si trova una stecca di edifici. Nelle antiche officine troveranno posto una biblioteca specializzata e un “refettorio” contemporaneo ispirato ai principi francescani. La serra verrà ripristinata nella sua funzione. È stata affidata alla fondazione anche la cappella eretta ai margini del giardino destinata alla meditazione. Ormai in totale disuso, verrà ripristinate nella sua funzione. Infine i due giardini che si affacciano sulla luce metafisica della laguna sud, a cui si accede dai due lati della “cavana”, il rimessaggio delle barche. «Quello est, un giardino di pitosfori con grandi esemplari di rosa banksiae, sarà un luogo irrinunciabile da cui vedere i tramonti; quello ovest sarà invece riservato alla preghiera dei frati e alle arnie della fondazione».

I giardini a Venezia sono rari e nascosti. I primi spazi pubblici “verdi” risalgano alla stagione napoleonica. Venezia è l’emblema della città moderna: costruita ad altissima densità occupando tutto lo spazio delle piccole isole ed espansa artificialmente con una selva di palafitte. È una città nata contro la logica e quasi contro la natura stessa. Venezia ha sempre vissuto un rapporto duale con la laguna, tra simbiosi e corpo a corpo, in un complesso equilibrio dinamico messo in crisi prima dall’era industriale e più recentemente dal cambiamento climatico. «Restaurare un giardino e proteggerlo – osserva Re Rebaudengo – significa concorrere alla conservazione di un bene storico botanico e paesaggistico ma anche riconoscere il ruolo che questo luogo ricopre in un contesto sociale e comunitario. Nel post pandemia stiamo registrando una vasta e inedita attenzione ai giardini. L’uomo e la città hanno la necessità di recuperare un rapporto armonico con la natura».

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