La storia
Valeva la pena aspettarti: anche tutta la vita, anche invano. Così pensava Christian Puggioni, genovese e tifoso blucerchiato, fino a sabato scorso. Il portiere della Sampdoria, schierato al posto dell'infortunato Viviano, si è così trovato a giocare la prima partita in A nella squadra del cuore in occasione di un derby vinto, anche grazie a una sua parata nel recupero finale. Nemmeno Soriano, nemmeno Hornby avrebbero potuto inventare una storia così.
"Debutto" a 35 anni dopo il mobbing
E dire che “Puggio”, 35 anni e un futuro da avvocato, era arrivato al Doria da professionista soltanto due estati fa, quasi alla conclusione di una carriera che nel Doria era cominciata. La trafila giovanile, la mancata riconferma al momento di entrare in prima squadra, la necessità di ricominciare, perfino da uno stage nello Sporting Lisbona, in riva all'Atlantico quasi a voltare le spalle a tutto quel che era stato. E invece il suo mare era quello di Genova, ma quanta strada per tornarci: Borgomanero, Giulianova e Pisa, conquistando la A in riva allo Stretto nella Reggina, per poi restarci nel Chievo passando anche per Perugia e Piacenza. A Verona, nel 2014, l'ultrà doriano che è in Christian rifiuta il trasferimento proprio al Genoa: la singolare obiezione di coscienza costa al portiere la messa fuori rosa, contrastata con una vittoriosa causa per mobbing.
Il tifoso doriano
Nel frattempo, si vede spesso da tifoso nella Sud. E' tempo di tornare a casa. Nella scorsa stagione, dopo quasi un quindicennio, Puggioni si riprende la maglia della sua squadra. E' il terzo portiere, dopo Viviano e Brignoli, ma la stravaganza del titolare che gioca col 2 di Tomaszewski gli permette di prendersi il numero più basso e importante. In tutto il campionato non gli viene concessa la “storia di un minuto”, neanche a Torino a salvezza raggiunta: allo Juventus Stadium gioca Brignoli, bianconero di cartellino, tornato alla base subito dopo i cinque gol di quel pomeriggio. Un'estate fa, Puggioni viene quindi promosso dodicesimo. A Pescara Viviano si frattura lo scafoide della mano destra. Tocca così alla riserva, che non gioca però una partita da due anni e otto mesi. Si parla addirittura di un tutore ortopedico per il titolare, ma è solo pretattica.
Il derby vinto
Sabato sera, allo strano orario delle 18, è proprio Christian a giocare col suo numero 1 e la tenuta arancione, la stessa che talvolta usava il Doria negli anni Sessanta per ragioni di ospitalità. La monetina lo spedisce per il primo tempo sotto la Nord, gradinata tre volte ostile per fede, militanza e palese rifiuto; lì prende gol da Rigoni. Ma il secondo tempo, e il trionfo finale, se li gode a ridosso della Sud, dove era stato bambino sognando proprio una sera come quella. Scavalcherebbe il fossato, dove lo aspettano gli amici di sempre. Valeva la pena aspettarla, una partita così. Anche tutta una carriera, quasi, e non invano. Un regalo di Natale a fine ottobre, inattesa folata di felicità.