L’esultanza dei calciatori dell’Empoli promosso in Serie A
Nella Toscana, dove il calcio è in crisi, resiste una certezza: l’Empoli, la squadra che non riesce proprio a stare in Serie B troppo a lungo. Retrocessa due anni fa dalla massima divisione, al termine della folle partita di San Siro con l’Inter in lotta per la Champions League (2-1 per i nerazzurri con un quarto d’ora finale da battiti accelerati), la formazione toscana ha conquistato la matematica certezza della risalita con due giornate di anticipo grazie al 4-0 di ieri sul Cosenza e alla contemporanea sconfitta del Lecce a Monza. Al secondo posto adesso c’è la Salernitana, ma sette punti di distacco a 180 minuti da termine sono troppi. L’Empoli può festeggiare la settima promozione in Serie A della sua storia. Lo fa al termine della stagione del centenario della fondazione, avvenuta ad agosto del 1920. Questo successo arriva esattamente a 30 anni dall’inizio della presidenza di Fabrizio Corsi, l’imprenditore che ha firmato sei di queste promozioni. L’unica precedente era stata conquistata nel 1986, ma in seguito alla penalizzazione del Vicenza per lo scandalo scommesse. Per Corsi è un momento spartiacque. È diventato presidente dell’Empoli a 30 anni nel 1991, adesso celebra un’altra promozione esattamente 30 anni dopo con la figlia Rebecca vicepresidente e direttrice marketing del club. Per la squadra toscana è la terza risalita in A negli ultimi sette anni. Ormai un’abitudine per una piazza, conosciuta dal calcio italiano non solo per i risultati, ma anche per la qualità del gioco espresso.
Dalla metà degli anni ’80, sulla panchina dello stadio Castellani sono passati alcuni degli allenatori più innovativi del nostro pallone. Da Luciano Spalletti a Silvio Baldini, che per primo portò in Italia il 4-2-3-1 con Rocchi, Vannucchi e Di Natale alle spalle di Cappellini. Fino ad arrivare, un decennio dopo, a Maurizio Sarri con il suo memorabile 4-3-1-2 e quella linea di quattro difensori che si muovevano come se fossero legati da un righello, sostituito da Marco Giampaolo dopo la chiamata di Aurelio De Laurentiis a Napoli. Senza dimenticare il calcio spettacolare di Aurelio Andreazzoli, allievo proprio di Spalletti e suo vice ai tempi della Roma. Tranne Giampaolo, sono tutti toscani: da Certaldo (Spalletti) a Massa, dove sono nati Baldini e Andreazzoli, fino a Figline Valdarno, dove è cresciuto Sarri. Tutti elementi fondanti della scuola Empoli, che ha sempre puntato anche sul settore giovanile, con un occhio particolare alla Campania. Da lì sono venuti Antonio Di Natale, Vincenzo Montella e Francesco Tavano.
Negli ultimi anni i talent-scout del club, guidati dal direttore sportivo Pietro Accardi, hanno allargato il raggio di azione all’estero. L’esempio migliore è rappresentato dalla scommessa vinta con Ismael Bennacer e Rade Krunic, ceduti in coppia al Milan. Adesso toccherà ai giocatori di Alessio Dionisi, l’allenatore chiamato la scorsa estate dal Venezia (anche lui toscano, di Abbadia San Salvatore in provincia di Siena), non far rimpiangere questi nomi illustri del passato più o meno recente. Il capocannoniere è Leonardo Mancuso che ha costruito un’ottima coppia d’attacco con Andrea La Mantia. Tra i pali Alberto Brignoli, il portiere entrato nella storia per il gol segnato quando era al Benevento contro il Milan. A proteggerlo sul campo c’è un difensore centrale, cresciuto proprio nel vivaio rossonero: Simone Romagnoli, “calciatore filosofo”, ex allievo di Zeman, che legge i libri dei grandi pensatori, al quinto campionato di Serie B vinto in carriera, il secondo con l’Empoli. Poi lo sloveno Leo Stulac; la giovane promessa del centrocampo Samuele Ricci, 20 anni; il 21enne terzino sinistro campano Fabiano Parisi; Dimitrios Nikolaou, difensore centrale greco classe 1998, e Nedim Bajrami, svizzero- albanese, 22 anni. Non sarà facile trattenerli tutti perché sono sempre tanti gli addetti ai lavori che guardano con interesse a Empoli per mettere a segno colpi interessati in prospettiva futura. Ma questa sarà una questione da affrontare nelle prossime settimane.
Adesso è il tempo degli applausi per questo traguardo, tutt’altro che scontato visto che ai nastri di partenza c’era la corazzata Monza di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, dirigente che ha ottimi rapporti con Corsi, come dimostra il trasferimento di Riccardo Saponara dall’Empoli al Milan nel 2013. Ha vinto il piccolo grande Empoli, una delle poche squadre di una città non capoluogo di provincia a essere stata in Serie A. Nella prossima stagione sarà ancora lì, a far compagnia al Sassuolo degli Squinzi, unico ad avere questo status nella massima divisione attuale. È così da 35 anni: piccoli, vincenti, giovani e spettacolari.