Bene è andata bene, non ci sarebbe neppure bisogno dei numeri per dirlo. Basterebbe il colpo d’occhio di questi giorni, con le lunghe file che al Lingotto si formavano un po’ dappertutto, dalle biglietterie agli stand presidiati da maestri del fumetto come Zerocalcare e Leo Ortolani, dagli incontri con scrittori e pensatori (Daniel Pennac, per fare un nome) ai momenti ultrapop, primo fra tutti il duetto tra Luciana Littizzetto e Maria de Filippi. Ma i numeri ci sono, e sono molto confortanti per il Salone internazionale del Libro, che chiude la sua trentesima edizione con ben 165.746 visitatori: cifra di per sé ragguardevole, ma che suona addirittura trionfale se paragonata alle circa settantamila presenze registrate in aprile a Tempo di Libri, la fiera di Milano Rho che della kermesse torinese voleva rappresentare – nel più benevolo dei casi – l’alternativa.
Al Lingotto ha vinto la combinazione tra innovazione e tradizione, si ripete. Gli elementi del programma non si discostavano troppo da quelli usati in passato (né, si potrebbe aggiungere, da quelli adoperati da Chiara Valerio e dal suo staff per il palinsesto di Tempo di Libri), ma la squadra guidata dal direttore editoriale Nicola Lagioia ha comunicato una sensazione di scanzonata freschezza che non ha mancato di fare presa. Non è tutto così semplice, si capisce.
Dietro il successo del Salone 2017 sta anche l’eccezionale investimento economico delle istituzioni e degli sponsor, uno sforzo che è a sua volta espressione di una città da tempo abituata ad assegnare alla cultura un ruolo molto rilevante. Premesse incoraggianti, ma che il pubblico rispondesse in modo tanto consistente non era affatto scontato. All’orgoglio torinese si è sommata l’intraprendenza dei molti visitatori venuti dal resto d’Italia per dare manforte a una manifestazione che appariva minacciata. Ottimi affari per gli editori presenti al Lingotto, molto malumore per i maggiori gruppi editoriali, che invece avevano puntato su Tempo di Libri attraverso la mediazione dell’Associazione italiana editori (Aie). Adesso si fa un gran parlare di ripensamenti nella formula e di aggiustamenti delle data, mentre Torino si gode la rivincita: anche per organizzare un Salone del Libro, a quanto pare, una città ci vuole, ci vuole ancora.