mercoledì 27 marzo 2024
Nella pellicola da domani nelle sale, apprezzata dal Papa, e nel libro da cui è tratta, la storia di un'amicizia che vince l'odio. Non solo una favola, come dimostrano i 2 padri ricevuti da Francesco
La locandina del film "I bambini di Gaza"

La locandina del film "I bambini di Gaza" - Muolo

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Il Papa l'ha visto ed apprezzato. Al punto da scrivere di proprio pugno: «Questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l'amicizia sociale e la pace». In effetti "I bambini di Gaza", nelle sale cinematografiche da domani 28 marzo, per la regia di Loris Lai, e il libro da cui è liberamente tratto - "Sulle onde della libertà" di Nicoletta Bortolotti (Mondadori) - sono autentici gioielli che andrebbero fatti vedere e leggere in tutte le scuole (il libro già lo è, dal 2012 anno della sua pubblicazione, fino a oggi). Perché, appunto, come dice Francesco, sono formidabili strumenti di formazione alla pace. Senza retorica, senza mai alzare la voce, senza schierarsi per nessuno se non per chi la pace vuole costruirla su serio. E soprattutto mostrando la realtà di quella martoriata terra dalla parte e con gli occhi degli adolescenti, che sono contemporaneamente quelli che hanno più da perdere dalla perdurante situazione di guerra, ma anche la speranza più autentica in un possibile cambiamento.

La storia è quella di due ragazzi, uno palestinese (Mahmud), l'altro israeliano (Samir nel libro, Alon nel film), che diventano amici facendo surf sulla spiaggia della Gaza City del 2003. Un paradosso? Una favoletta edificante? La realtà a volte ci fornisce esempi ben di là della fantasia dei libri e dei film, se è vero che proprio oggi, 27 marzo, a margine dell'udienza generale papa Francesco ha incontrato due papà, Rami Elhanan e il palestinese Bassam Aramin, che sono stati toccati dal dolore più terribile per un genitore. Snadar, figlia di Rami, fu vittima di un attentato nel 1997 a Gerusalemme. Abir, figlia di Bassam, fu uccisa dalla pallottola vagante sparata da un soldato israeliano mentre usciva da scuola nel 2007. Due uomini, ha commentato il Pontefice, che «non guardano all'inimicizia della guerra, ma che si vogliono bene e che sono passati per la stessa crocifissione».

Il Papa con i due papà, uno israeliano e uno palestinese, che hanno perso le loro figlie

Il Papa con i due papà, uno israeliano e uno palestinese, che hanno perso le loro figlie - Vatican Media

Anche Mahmud e Samir/Alon sono passati per la loro croce. Come ricorda Nicoletta Bortolotti, «nel libro ho voluto due adolescenti che hanno perso entrambi uno dei genitori. Il padre di Mahmud è stato ucciso dagli israeliani, la madre di Samir da Hamas. Ma hanno in comune la passione per il surf. E la prima scena che ho immaginato è il dialogo tra loro due che non possono neanche parlarsi. Mahmud dice a Samir/Alon: "Mia madre mi ha proibito di parlare con gli israeliani". E lui risponde: "Mio padre mi ha proibito di parlare con i palestinesi". I ragazzi si guardano e si chiedono: e allora perché stiamo parlando? E però parlando scoprono piccole cose in comune. Non mi piace la geometria, non mi piacciono i fagiolini verdi. E da queste cose viene a poco a poco l'amicizia. Che gli adulti, con lo sguardo velato dai pregiudizi reciproci, ostacolano, ma che è più forte di tutto».

In sostanza, dice la scrittrice, che non nasconde la sua origine ebraica, «ho voluto raccontare la nascita di un sogno dove i sogni non possono nascere». Come del resto la tragica cronaca di questi ultimi mesi sembrerebbe testimoniare. Ma il valore del libro, e del film, sta proprio qui. Nel farsi testimonianza di qualcosa che è difficile, ma non impossibile. La pace. «Io e Loris Lai da dieci anni sogniamo questo film. Doveva uscire prima della pandemia e poi è stato rimandato. Doveva uscire in autunno e i fatti del 7 ottobre hanno bloccato tutto. Credo che il fatto che esca adesso possa essere un messaggio».

Di messaggi, infatti, il film ne contiene più d'uno. Bellissima, ad esempio, la scena del sogno di Mahmud, dove si prefigura la sua diversa sorte rispetto al coetaneo che cede invece all'indottrinamento del vecchio jahidista. Come pure quella in cui Alon, parlando con il padre che gli dice: «Ci sono solo due strade: o restiamo noi, o restano loro», chiede: «E non è possibile una terza strada?».

Ecco, la terza strada è quella indicata proprio dall'amicizia tra i due ragazzi. L'autentica intifada contro l'odio e la guerra. Come Mahmud e Samir/Alon dimostrano tra le pagine del libro di Nicoletta Bortolotti e nelle scene del film di Loris Lai. E come Rami Elhanan e Bassam Aramin testimoniano nella vita reale.

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