Salta e balla la nuova atletica italiana che questa sera vivrà una serata di magia con la 33ª edizione del Golden Gala dedicato, e non poteva essere altrimenti, al grande Pietro Mennea. Una danza leggera e veloce tra gli ostacoli dei 100 femminili con il trio delle meraviglie composto dalla neoprimatista italiana (12”76) Veronica Borsi, da Marzia Caravelli e da Micol Cattaneo. Amicizia, rispetto e concorrenza, la ricetta per i grandi progressi delle tre fanciulle nell’ultimo anno. Salta e si eleva, invece, con la ventenne friulana Alessia Trost erede di Antonietta Di Martino chiamata ad eccellere per il prossimo decennio e a confermare fin da stasera quanto di buono fatto in inverno quando è riuscita a saltare i 2 metri. Azzurri che gioiscono e saltano, questa volta in lungo, anche con il triplista Daniele Greco. Il suo oro di marzo agli europei indoor ancora brilla. Usain Bolt a parte sarà proprio Greco a catalizzare l’attenzione degli oltre 40mila spettatori in tribuna. Il 24enne è un grillo capace di saltare con tre balzi ben 17,70 metri, misura che lo pone tra i migliori al mondo della specialità. A Goteborg quando vinse l’Europeo indossò una maglietta tutta speciale, sulla quale con un pennarello aveva scritto “Jesus Lives in me”, per sottolineare la sua grande fede.
Daniele, in caso di vittoria questa sera vedremo ancora la sua t-shirt? «Non lo so, certamente la porterò come sempre in pedana, nella borsa con me. La preparai dopo gli Europei giovanili del 2009. In Svezia è stato un gesto spontaneo dettato dalla felicità, non voglio che diventi una idea di protagonismo, farò ciò che mi detta il cuore».
È all’esordio stagionale e da lei, ormai, si pretendono solo grandi misure, cosa ci dobbiamo aspettare? «È già un miracolo essere in condizioni di gareggiare. Dopo la vittoria europea sono stato fermo un mese per problemi al bacino e all’addome. Un infortunio che avrebbe richiesto almeno sei mesi di stop e che, invece, siamo riusciti a risolvere in poco tempo. Non sono al massimo e non sarebbe giusto comunque esserlo a questo punto della stagione, il vero obiettivo saranno i Mondiali di Mosca in agosto».
Ma al Golden Gala non si può dire di no… «È una delle poche tappe intermedie prima del Mondiale. È la gara di casa, davanti a un fantastico pubblico, far bene qui a Roma è d’obbligo. Il salto triplo è una disciplina logorante per i muscoli e i tendini, bisogna centellinare gli sforzi come mi ha insegnato Fabrizio Donato. È un atleta di cristallo, fortissimo anche se in questo momento non può gareggiare. Gli va dato merito di aver portato il salto triplo italiano ad altissimi livelli. Siamo molto amici, ci alleniamo insieme tre settimane al mese a Castelporziano, abbiamo vissuto una grande serata alle Olimpiadi dove ha vinto il bronzo e io sono arrivato quarto. Purtroppo staserà mi lascerà da solo in pedana».
Taylor, Idowu, Tamgho, avversari di lusso, cosa ruberebbe loro per diventare ancora più forte? «Che brividi, sembra la finale olimpica. Ma questi grandi campioni non hanno nulla in più di me, non mi manca nulla. La mia forza è la velocità e il mio primato sui 100 metri di 10”38 lo testimonia. Idowu ha un bellissimo rimbalzo negli appoggi, ma posso migliorare ancora tanto contando solo sulle mie qualità».
Solo in tre nella storia sono riusciti a superare i 18 metri, ci arriverà?«Magari anche stasera, le grandi misure possono sempre uscire. E gli stimoli all’Olimpico, dove tra l’altro non ho mai gareggiato, non mancheranno. Spero di trovarmi bene con la pedana».
Cosa ne pensa della nuova generazione dell’atletica italiana?«Finalmente si sta compiendo il cambio generazionale. Ho 24 anni e dicono che io sia la punta di diamante della Nazionale, ma non mi reputo adatto a questo ruolo. Ci sono diversi ragazzi di assoluto livello come Alessia Trost. Michel Tumi, Josè Bencosme. Una piacevole boccata d’aria dopo qualche anno poco felice. Ma non dimentichiamoci che ci sono ancora grandi leoni come la Di Martino, Donato e il martellista Vizzoni che sono un esempio per noi giovani».