Il Barcellona in torpedone, l’Inter in paradiso. Benvenuti nella favola nerazzurra, cominciata male e finita benissimo. La partita sembrava persa, dopo il vantaggio spagnolo, invece la squadra di Mourinho ha sprigionato una reazione immensa, inimmaginabile per gli avversari. E dallo svantaggio iniziale è passata ad un incredibile 3-1 che la candida a netta favorita per la finale.Il Barcellona era passato al 19’ con la ferma complicità della retroguardia nerazzurra, che al primo vero affondo si è fatta trovare immobile. L’errore globale è scaturito da una leggerezza di Lucio da cui è scaturito un assolo laterale di Maxwell (l’altro ex) su cui né Cambiasso né Maicon sono intervenuti: vai tu che vado io, la palla è arrivata nel mezzo Pedro Rodriguez (anche lui indisturbato) l’ha messa dentro. La terribile doccia fredda si è intiepidita giacché la squadra di Mourinho, pur condizionata dall’inevitabile contraccolpo, si è riversata nella metà campo avversaria e da lì in poi ha srotolato calcio ragionato. E come d’incanto si è sbarazzata dall’ossessione del lancio lungo, anti-schema sin lì intrapreso che comunque era riuscito a produrre un paio di limpide occasioni (una a porta vuota) di Diego Milito. È comunque suo l’assist che permette a Sneijder di infilare la porta dei Barca 11 minuti dopo lo svantaggio, facendo calare un vento di ottimismo sugli ottanta mila di San Siro. Farsi infilare dentro le proprie mura, dal Barcellona dei fenomeni in trasferta e degli invincibili in casa, era come seppellire il proprio destino. Lo sapeva anche Mourinho, che in nome del coraggio ha riproposto la stessa Inter a trazione super anteriore di Londra con soli due mediani a tirare la carretta, ben sapendo che uno dei due (Thiago Motta) non ha il passo per stare dietro ai movimenti imprendibili dei centrocampisti blaugrana.Dalle ceneri del vantaggio spagnolo è rinata l’Inter. Con il coraggio, le geometrie (e i difetti) di sempre. Un’Inter non più snaturata dalla paura, dal riflesso di un avversario temibile, e non solo nei fatti. Benedetto svantaggio. La metamorfosi dopo il pareggio è evidente: l’Inter ha scavallato i campioni del mondo con un’azione ancora di Milito: palla in mezzo e conclusione in gloria di Maicon. Il tutto dopo tre minuti della ripresa. Come dire: l’Inter c’è e crede al miracolo. Viceversa il gruppo di Guardiola ha proposto un calcio insolitamente di rimessa. Intimorito. Stordita da una reazione nerazzurra che esalta anche Moratti in tribuna. Per continuare ad attaccare con maggiore cautela, Mou ha spedito nell’arena Stankovic al posto di Pandev, poi Balotelli. Poco dopo il Barcellona ha messo in panca il fischiatissimo Ibrahomovic (un diagonale e tanta svogliatezza) per fare posto ad Abidal. E a furia di credersi più forte, l’Inter è passata per la terza volta con Milito. Sul 3-1 i blaugrana hanno ricomposto le fila e messo alle corde i nerazzurri. Che non hanno però subito danni. Arroccati e invincibili. In una parola, perfetti. A parte il solito Balotelli che chiude reagendo male ai fischi del suo pubblico: maglia gettata a terra e frattura ormai insanabile. Solo una goccia d’inchiostro nella notte limpida dell’Inter.
INTER-BARCELLONA 3-1