Editori, pubblicitari e non solo loro lo speravano. Per riequilibrare un mercato in mano sempre più a Google.
Il Parlamento europeo ha votato a netta maggioranza una risoluzione (che però non è vincolante) in cui si chiede la separazione dei servizi di ricerca online dagli altri servizi commerciali. È una mossa diretta contro Google. Se sarà effettivamente applicata, infatti, potrebbe mettere a repentaglio il modello economico del gigante del web che attraverso la ricerca gratuita che ognuno di noi fa sul web ottiene informazioni cruciali sui suoi utenti, che poi usa per i servizi di pubblicità e marketing online ottenendo profitti da capogiro.
Per capire meglio la posta in gioco basta sapere che Google detiene oggi il 55% del mercato pubblicitario del web. E che, solo in Italia, nel 2014 fatturerà oltre 1 miliardo di euro, battendo di gran lunga la pubblicità raccolta da tutti i giornali.
Questa, comunque non è solo una battaglia economica e di potere ma anche di libertà. I dati di navigazione che colossi come Google e Facebook prelevano ogni giorno dagli utenti sono infatti moltissimi. E finiscono per catalogare ognuno di noi in maniera sempre più precisa e profonda.
Un sistema pericolosissimo che rappresenta uno dei veri e più alti valori economici del web.
Un altro colpo in arrivo per Google potrebbe arrivare dai garanti della privacy Ue che hanno esteso a tutti i domini, quelli anche quelli .com, l'obbligo di rispettare il cosiddetto “diritto all'oblio” che in un primo tempo Google aveva applicato solo ai domini europei.