Non conta se vinci o perdi, l'importante è che non ti scappi una foto considerata "inopportuna". Sembra incredibile che possano ancora esistere divieti del genere, ma tant'è. I giocatori della nazionale iraniana di calcio impegnati in questi giorni Australia nella Coppa d'Asia non potranno più posare per “selfie” con le tifose. Se cederanno alla “diabolica” tentazione di auto-immortalarsi con la fotocamera del cellulare insieme alle loro sostenitrici, rischiano di essere immediatamente rispediti a casa.
Tutto è nato, secondo quanto scrive il Sydney Morning Herald nell'edizione in edicola e su quella online, perchè in Australia vive una vasta (almeno 70mila persone) comunità iraniana, e sono numerose le presenze femminili in occasione dei match della squadra, visto che qui non vige la “segregazione sportiva” (non possono assistere alle partite giocate dagli uomini) imposta alle iraniane nel loro paese. Così sugli spalti ci sono sempre molte tifose iraniane, spesso non vestite secondo l'usanza tradizionale a causa delle temperature dell'estate australe.
Come reagire dunque ad alcune foto postate sui social network in cui i calciatori dell'Iran, in particolare il centrocampista Karim Ansari Fard e il portiere Ali Reza Haghighi, appaiono insieme a sostenitrici della loro selezione, vestite all'occidentale? Semplice: vietando che un simile “affronto” possa accadere ancora. Così il presidente del comitato per la morale della Federcalcio dell'Iran (incredibile il solo fatto che esista), Ali Akbar Mohamedzade, ha messo in guardia i giocatori. Perchè certi “selfie”, oltre che essere “contrari alla morale” (e infatti certe immagini sulla stampa iraniana non sono state pubblicate, in quanto censurate), “si prestano - è stato detto - a possibili strumentalizzazioni”. Come dire: una foto - per qualcuno - può far più male di un gol.