Il filosofo tedesco Jürgen Habermas - Epa/Martin Gerten
Sono finalmente accessibili ai lettori italiani le prime 500 pagine (Una storia della filosofia. 1. Per una genealogia del pensiero postmetafisico, a cura di Luca Corchia e Walter Privitera, Feltrinelli, pagine 478, euro 38,00; il secondo volume uscirà tra qualche mese) dell’ultimo grande lavoro di Jürgen Habermas, 93 anni, una fatica di dieci anni, e una chiave per capire la svolta “postsecolare” in tutta la sua estensione. Questa impresa, che lo stesso Habermas considera «così avventata, anzi dubbia», doveva rispondere «a una domanda metateoretica: come comprendere oggi, in modo adeguato, il compito della filosofia? ». Il filo conduttore di tutta l’opera è il rapporto tra fede e sapere. L’intero progresso umano è interpretato alla luce della “costellazione di fede e sapere”, come è ben esplicitato nel sottotitolo della prima parte dell’opera nell’edizione tedesca ( Die okzidentale Konstellation von Glauben und Wissen). Una svolta che si era annunciata quasi venti anni fa, all’epoca del dialogo con il cardinale Ratzinger su fede e ragione, ma che ancora si dispiega in una compiuta visione del cammino del pensiero umano, per l’«autocomprensione normativa della modernità». Ratzinger e Habermas condividono la prospettiva “postsecolare” e cioè l’idea che per le società contemporanee sia da abbandonare la classica narrazione della modernità come secolarizzazione, disincanto, abbandono della religione ai margini della società, o suo confinamento alla sfera privata. Nel bivio, che Habermas considera centrale nella storia della filosofia, tra la via di Hume e quella di Kant, sceglie la via di Kant. Pur separando entrambi la fede dalla scienza, Hume decostruisce i concetti di identità personale e di obbligazione morale, eliminando dalla filosofia ogni traccia della religione ebraicocristiana, Kant nei limiti della pura ragione ricostruisce il nucleo mora-le dell’etica cristiana e include nella filosofia la sostanza concettuale della religione cristiana e dei suoi rapporti simbiotici con la filosofia greca e con il neoplatonismo. Con Adorno Habermas ritiene plausibile continuare ad attingere ai depositi di senso e alle «riserve seman-tiche» della religione, facendo «immigrare nel profano» tutti i contenuti teologici. Ciò che collega il pensiero postmetafisico, che è dialogico e comunicativo, a differenza di quello metafisico (idealistico e platonico), che è totalizzante, alle convinzioni religiose con la loro dimensione sacrale e rituale, che restano in vita pur facendosi riflessive, ribadisce Habermas, «è il fondato timore di un appiattimento oggettivistico nell’autocomprensione dei soggetti socializzati e del loro mondo della vita. In altre parole, io temo la perdita di ogni prospettiva trascendente (…). Contro il vortice che tutto oggettivizza e livella – neutralizzando la forza spontanea di una trascendenza dall’interno – noi dobbiamo opporre resistenza». Quella di Habermas non è una semplice rassegna storica di concezioni filosofiche, ma è una genealogia del pensiero postmetafisico, che mira a scavare e riportare alla luce le profonde matrici del pensiero religioso per l’avvento della modernità e per la normatività. Il risultato è, come scrivono i due curatori, «una sorta di grande romanzo intellettuale dell’Occidente». La storia della normatività morale e giuridica, che ha consentito all’uomo nei tre millenni della sua storia la costituzionalizzazione delle libertà con la carta dei diritti umani del 1948 e i progressi morali dell’umanità, ha le origini nell’”età assiale”. Fra l’800 e il 200 a.C. si è sviluppato, come ha dimostrato Karl Jaspers, «l’asse empiricamente riconoscibile della storia mondiale per tutti gli uomini». In questo periodo vissero in Cina Confucio e Lao-Tse. In India apparvero le Upanishad e visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo, al materialismo, alla sofistica e al nichilismo. In Iran visse Zarathustra. In Palestina abbiamo i profeti, da Elia a Isaia, a Geremia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito, Platone, i poeti tragici, Tucidide, Archimede. In questo periodo avvenne «uno sfondamento cognitivo» ( kognitiver Durchbruch) dal mito al logos ,furono formulate le categorie fondamentali con cui pensiamo ancora oggi, e si posero le basi delle religioni universali. Il concetto di età assiale consente ad Habermas di superare lo sguardo eurocentrico sullo sviluppo culturale occidentale e ogni forma di relativismo e «di scoprire origini comuni nella molteplicità delle civiltà moderne ancora fortemente influenzate dalle loro radici religiose». Habermas conclude questo poderoso volume riproponendo la questione «se la filosofia, muovendo dall’osmosi concettuale ricavata dall’intreccio con la teologia, possa far valere un’eredità che continua ad avere valore anche oltre la soglia della separazione metodica di fede e sapere».