Ma per regolamento (nota n. 4) almeno su una panchina di Serie A il cellulare è tassativamente in fuori gioco. «La radio non funzionava, non sapevo che qui non si può, in Francia è diverso...», si è difeso il telefonista Garcia che probabilmente sarà multato dal giudice sportivo, ma non ci stupiremmo se qualche compagnia telefonica invece intenderà premiarlo offrendogli un contratto da testimonial. «Daje!», recitava il suo predecessore Zeman nello spot di una nota casa automobilistica e «Daje!» è stato anche il grido di battaglia della Roma di Garcia che ha espugnato Livorno con i gol di due romani veraci: “Capitan Futuro” De Rossi che non segnava da 15 mesi (l’ultima rete al Cesena) e il giovane Florenzi.
Una telefonata se non allunga la vita, regala almeno tre punti. Non ha bisogno di cellulare invece Rafa Benitez che è entrato subito in comunicazione empatica con Napoli: stadio, città e squadra, al debutto con il Bologna (3-0) hanno risposto con i fuochi d’artificio. Il tecnico spagnolo ci riprova. Tre anni fa all’Inter non gli bastò vincere Supercoppa Italiana e Mondiale per club per salvare il posto.
I nerazzurri, affetti dalla “sindrome d’abbandono” di Mourinho, non lo riconoscevano come il leader dello spogliatoio, mentre patron Moratti non acquistò un solo giocatore inserito da Benitez nella lista della spesa. Il cinepresidente De Laurentiis invece ascolta “Don Rafaè” quasi fosse la Sibilla Cumana ed è sempre più convinto: «Benitez è stato il migliore acquisto del Napoli». Dopo la triade ispanica fortemente voluta ed ottenuta, Reina-Higuain-Callejon, Mastro Rafa progetta un Napoli ancora più pirotecnico. E a chi gli domanda se De Laurentiis gli ha dato tutti i giocatori necessari per inseguire il sogno scudetto, Benitez sorride e da vero hidalgo risponde: «Quasi tutti...».