Bianca Garavelli - Siciliani
Angeli che planano sull’Inferno e diavoli che insinuano le corna fin nel Purgatorio, il Paradiso in forma di ipersfera e tanto cinema, tante serie tv per ribadire che la Divina Commedia ci parla ancora, ancora ci riguarda. Dante. Così lontano, così vicino di Bianca Garavelli (Giunti, pagine 256, euro 16, in libreria dall’8 settembre) è un saggio coltissimo e sempre amichevole verso il lettore. È, anzi, un autentico distillato di sapienza e fedeltà dantesche, virtù che l’autrice ha coltivato con gli strumenti più diversi, senza mai venir meno a una riconoscibile coerenza interpretativa. Bianca Garavelli ha curato e commentato importanti edizioni della Commedia (la più recente è in corso di pubblicazione nella Biblioteca Universale Rizzoli) e scritto un romanzo di cui il poeta stesso è protagonista, sia pure attraverso un elegante intreccio di piani temporali ( Le terzine perdute di Dante, anch’esso disponibile nella Bur), ha promosso la conoscenza degli studi danteschi di Étienne Gilson e si è impegnata in frequenti letture pubbliche del poema. Un lavoro imponente, che mira tra l’altro a ribadire la centralità della visione femminile nell’architettura del poema. Anche nel libro in uscita, la Commedia si contraddistingue da ultimo come «viaggio a Beatrice», per riprendere la celebre definizione di Charles S. Singleton, uno dei numerosi dantisti ai quali Garavelli si richiama. La stessa attenzione riservata a maestri come Miguel Asín Palacios e Maria Corti viene applicata alla ricognizione delle allusioni dantesche da sempre pullulanti nella cultura popolare, in una catena di adattamenti, rifacimenti e occasionali fraintendimenti che dal melodramma arriva, appunto, fino alla recente serialità televisiva passando per film, romanzi, raffigurazioni grafiche. Un ventaglio di riferimenti che ha del vertiginoso, ma che Garavelli riconduce puntualmente a unità. Perché, se la dimensione storica segna una distanza tra noi e Dante, a ristabilire la sua ostinata contemporaneità è la complessità sorgiva di un’ispirazione che, annunciata nelle opere precedenti, trova nella Commedia il suo strabiliante compimento espressivo. Anziché proporre un sunto del poema, Bianca Garavelli procede per blocchi tematici, così da esaltare la rete di connessioni interne che fanno del capolavoro di Dante un ipertesto ante litteram. Alcuni elementi sono già lì sulla pagina, bisognosi solo di essere riconosciuti (nel canto IX dell’Inferno appare un messo celeste, che tradisce una certa fretta di tornare nell’Empireo; l’ultimo diavolo a essere evocato è quello che nel V del Purgatorio si vede sottrarre l’anima di Buonconte), altri richiedono di essere decifrati con l’aiuto di analisi critiche più sofisticate, come quella che ha permesso al fisico Horia-Roman Patapievici di descrivere la conformazione del Paradiso nei termini delle geometrie non euclidee. Ricca di spunti è la sezione dedicata alle vicende politiche dell’epoca e alla loro influenza sull’opera di Dante, oltre che sulla sua vita. Ma l’impronta personale dell’autrice si rivela con maggior evidenza nel tratteggio delle figure femminili. La galleria nella quale incontriamo Francesca da Rimini e la senese Pia, Piccarda Donati e Cunizza da Romano ha quasi l’autonomia di un libro a sé, che culmina nell’apparizione della misteriosa Matelda, mente teologica in aspetto di donna. E poi c’è Beatrice, si capisce, origine e fine del poema, motivo e ricompensa del viaggio. Allontanata dalla morte, riavvicinata per sempre nella fede.