Monsignor Nunzio Galantino - Siciliani
Se le parole sono importanti, quelle usate dal vescovo Nunzio Galantino fin dal titolo del suo nuovo libro da oggi in libreria, Nel cuore della vita. Idee per prendersi cura del mondo (Solferino, pagine 256, euro 17,50) forniscono una traccia chiara degli intenti del volume, che ha la prefazione di Andrea Riccardi e la postfazione di Luigi Ciotti. Cuore, vita, cura. Tre termini come i famosi tre indizi che nei gialli costituiscono una prova. E la prova è appunto questa: che mai come oggi, nel mezzo di una pandemia, occorra una visione di futuro. Cioè uno sguardo sulla vita di domani. Che non potrà più essere una semplice riproposizione di quella di ieri, una volta archiviata, come tutti speriamo, l’emergenza.
Quelle tre parole - e tutte le altre intorno alle quali articola il suo lavoro il presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (già segretario generale della Cei) - costituiscono altrettante navicelle spaziali lanciate verso la destinazione finale, il mondo, che è poi la quarta parola del titolo. Nessuno pensi però che tutto si giochi solo a questo livello. Anzi, siamo di fronte a una ricca vetrina, che invoglia a entrare nel negozio. E, nel negozio, a comprare la "mercanzia" esposta con qualità di contenuti e forme.
Galantino non si limita a raccogliere gli articoli pubblicati settimanalmente sul "Sole 24ore", ma rielabora il materiale in moduli tematici di grande interesse, «ciascuno intorno a una parola chiave». Appunto. Un «viaggio intorno all’uomo», come segnala lo stesso autore nell’introduzione, per «disegnare in sei tappe un itinerario di conoscenze e riflessioni che può accompagnarci lungo strade incerte». Si parte dunque, e significativamente, dagli altri, cioè tutta l’umanità - senza distinzioni di genere, razze, colori, provenienze e storie personali - per proseguire indagando l’essenza della persona e il suo mistero, la comunicazione (linguaggi ed esperienze), la cura del mondo («l’unico modo per evitare di vivere il tempo come un inutile e fatale susseguirsi di giorni senza significato »), le qualità che aiutano le persone a «scoprire la vera ricchezza che le abita e renderla fruttuosa per sé e per gli altri». E infine i limiti: da conoscere, accettare e superare «quando è dato farlo», annota Galantino. Perché ogni limite «può aprire ad alternative possibili e proiettare verso scenari inediti e improbabili».
Tuttavia la raccolta delle parole in nuclei tematici non ne impedisce una lettura secondo prospettive diverse. Un aiuto, suggerisce il vescovo, «viene certamente dal frequente rimando all’etimologia, che svela significati spesso dimenticati o distorti dall’uso improprio ». E proprio sotto questo profilo, come sottolinea Riccardi nella prefazione, il libro annovera tra i suoi pregi «un pensare laico e realista», che porta a «cercare al di là dei luoghi comuni, dei cimiteri di parole svuotate, banalizzate e logorate, oltre gli atteggiamenti e i legami usurati, lasciando da parte il linguaggio stereotipato della stessa Chiesa».
Un esempio lampante di tutto ciò è anche nei riferimenti e nelle citazioni che comprendono "insospettabili" come il musicista Stefano Bollani e persino Charlie Brown che dice: «Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande». È il motivo per il quale Riccardi non esita a definire il libro «un breviario di umanesimo quotidiano che aiuta a non aver paura delle domande e degli orizzonti vasti». E don Ciotti aggiunge che si tratta di un «prezioso vademecum per evitare il dramma di un’occasione mancata, una guida per trasformare questo tempo segnato da incertezza, dolore e morte in un’alba di speranza ».
Per dirla alla maniera del Papa (tra i più citati ovviamente), «peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla». Per non correre il rischio, Galantino riparte dalle parole. Che, mai come in questo caso, sono importanti. Parole sapide, non sciatte, parole che cambiano gli animi, disarmano la violenza, colmano gli abissi e costituiscono, secondo la definizione di Riccardi un vero antidoto alla «società dell’approssimazione» e «dell’imprecisione » che si riverbera a tutti i livelli, dai rapporti personali alla vita delle istituzioni. Si veda ad esempio come l’autore parla dell’entusiasmo, che nel suo dna contiene un riferimento a Dio (en-theos), della reciprocità necessaria (viviamo in un mondo dove tutti sgomitano per essere attori e nessuno spettatore, dove tutti vogliono essere riconosciuti e nessuno riconoscere) o della complessità: «La semplificazione garantisce certezze e non necessariamente verità. Il paradigma della complessità avvicina di più alla verità del mondo e dell’uomo».
In definitiva, si potrebbe dire, un libro di parole chiare e forti. Un libro, sottolinea Galantino, per vaccinarsi dalla «patologia della fretta, impegnati come siamo ad accumulare informazioni e sensazioni, senza trovare il tempo o il coraggio per elaborare, interpretare, confrontare e personalizzare il vissuto».