Firenze, il fianco della basilica di Santa Croce e la cappella Pazzi dal loggiato superiore - Opera di Santa Croce, Firenze
In una piazza Santa Croce quasi deserta, sotto lo sguardo arcigno del Dante Alighieri scolpito nel marmo da Enrico Pazzi nel 1865, una porta si apre, anzi: un portone, quello che sulla destra della facciata introduce nel primo chiostro della più grande basilica francescana del mondo. All’interno, con sullo sfondo la brunelleschiana Cappella de’ Pazzi, compaiono in posa la presidente dell’Opera di Santa Croce, Irene Sanesi, il segretario generale della stessa fabbriceria, Stefano Filipponi, il cardinale Giuseppe Betori, il prefetto di Firenze, Alessandra Guidi, l’assessore alla Cultura del capoluogo toscano, Tommaso Sacchi, il soprintendente Andrea Pessina e il rettore della basilica, padre Paolo Bocci. È la foto simbolo di una collaborazione che ha portato a progettare un nuovo percorso di accoglienza e di visita allo stupendo complesso monumentale nel centro storico di Firenze. Il che vuole anche dire che in questo periodo di pandemia, senza l’ombra di un turista e con la basilica aperta solo per il culto, l’Opera di Santa Croce ha continuato a lavorare in vista di una prossima e auspicabile riapertura ai visitatori, pellegrini o turisti che siano.
«Abbiamo fatto tesoro delle parole di papa Francesco che ci ha esortato a far sì che questo tempo possa essere generativo», ha detto la presidente Sanesi introducendo stamani la presentazione alla stampa del nuovo percorso che sarà attivo entro la fine dell’anno, non appena saranno abbattute tutte le barriere architettoniche con elevatori e ascensori, anche perché «la persona è stata rimessa al centro, cercando di favorirla, materialmente e idealmente, nell’entrare in questa dimensione artistica e spirituale straordinaria».
Ed è proprio su come si possa aiutare il visitatore anche con meno sensibilità religiosa a percepire l’identità profonda del luogo e la sua finalità originaria che si è incentrato l’intervento del cardinale Betori. «Non tutti sanno - ha esordito l’Arcivescovo di Firenze - che il grande scrittore Marcel Proust arrivò a schierarsi pubblicamente contro il progetto del governo francese di sconsacrare le grandi cattedrali gotiche d’oltralpe per farne “semplici pezzi da museo, gelidi”». Secondo Proust, infatti, la Francia correva il rischio di divenire «una spiaggia dove gigantesche conchiglie cesellate sarebbero apparse arenate, vuote ormai della vita che in esse aveva abitato ed incapaci di recare all’orecchio che si chinasse su di esse il vago rumore di un tempo».
«Il progetto del governo francese fu abbandonato, ma la sfida - ha sottolineato Betori - non ha smesso di interrogarci, in modo particolare nella nostra Firenze». Da qui la domanda su come armonizzare la vita cultuale di una chiesa come Santa Croce con il flusso, spesso ingente, di turisti che torneranno a visitarla. «Nessuno ha ancora trovato la soluzione perfetta, ma questo progetto, che prevede un nuovo percorso di visita che aiuti i turisti ad avvicinarsi in modo progressivo e consapevole alla magnificenza della chiesa e ad accostarsi in modo più consapevole ai luoghi del primo insediamento francescano a Firenze, va - a giudizio di Betori - nella direzione giusta».
Dunque, come ci spiega il segretario generale dell’Opera di Santa Croce, Stefano Filipponi, che ci accompagna per un’anteprima, il nuovo percorso di accoglienza e di visita, per cui è previsto un investimento complessivo di circa 1 milione di euro, partirà da piazza Santa Croce. Il visitatore farà il suo ingresso dal primo chiostro e non più sul lato opposto di Largo Bargellini, da dove invece è prevista l’uscita a fine visita. L’obiettivo del progetto, curato dallo Studio Guicciardini & Magni Architetti, è quello di migliorare la qualità dell’esperienza di incontro con il complesso monumentale e di far comprendere al pubblico, rispettando i diversi stili di visita e gli interessi personali, lo straordinario intreccio di spiritualità, arte e storia che caratterizza Santa Croce.
I visitatori potranno seguire un percorso introduttivo allestito negli spazi dei primi ambienti che incontrano (Cenacolo, Cenacolo d’inverno, Cappella Cerchi), che permetterà di prendere poi consapevolezza nel modo migliore dei chiostri, della Cappella de’ Pazzi e della stessa basilica, che sarà così il punto di arrivo e non di partenza, riconnettendo la bellezza delle opere d’arte ai valori e alla storia cui sono legate e garantendo modalità di visita maggiormente rispettose degli spazi dedicati al culto.
L’intervento prevede anche il recupero del loggiato ottocentesco del primo chiostro finora non accessibile al pubblico, che consentirà di presentare opere attualmente non esposte e offrirà nuovi suggestivi punti di vista sulla cappella de’ Pazzi e la basilica.
Parallelamente alle attività di divulgazione e fruizione, Santa Croce intende sviluppare attività di ricerca e tutela in collaborazione con varie realtà tra cui l’Opificio delle Pietre dure, senza dimenticare il ruolo che da sempre il complesso monumentale ha nei rapporti con il quartiere, con la città, con la Toscana e con l’Italia intera per cui saranno realizzati progetti speciali e percorsi tematici cittadini e regionali, valorizzando il patrimonio culturale e ideale di Santa Croce anche al di là dell’esperienza di visita.