Per essere bella, è bella. Almeno non ha il naso a forma di aspirapolvere e non ha quel qualcosa di brutto anatroccolo che non diventerà mai cigno. È partita con il lancio della nuova monoposto “l’anno zero” della gestione Marchionne a Maranello.
Le forme della nuova Ferrari di F.1, siglata SF15T (Scuderia Ferrari 15 Turbo) sono gradevoli, anche se rispetto all’anno scorso ha messo su pancia, nel senso che modificando il motore, sono stati aumentati i radiatori per raffreddare e questo ha portato a un aumento delle fiancate, quindi nasino stretto e lungo e fianchi larghi, la via italiana alle competizioni passa da qui. «Ferrari diceva che una macchina è bella quando vince - dice il team principal Maurizio Arrivabene - se penso che la macchina dell’anno scorso oltre a essere brutta non vinceva nemmeno, questa almeno parte col piede giusto visto che è gradevole».
Che ci siano grosse speranze, però, è falso. Si parte dall’ambizione minima di vincere due gare, cosa ripetuta da Maurizio Arrivabene, nuovo team principal della Ferrari: «È un obiettivo minimo, siamo più realisti del re, sappiamo da dove siam partiti, abbiamo modificato quello che potevamo e mi auguro che tornare a vincere sia possibile, ce la metteremo tutta e come obiettivo mi pare realizzabile». Lo sperano i tifosi, ma anche Kimi Raikkonen e il nuovo arrivato Sebastian Vettel, che sostituisce Fernando Alonso passato alla McLaren.
Come al solito, alla vigilia del lancio le auto son tutte belle e speranzose, da domenica 1 febbraio, sulla pista spagnola di Jerez, si comincerà a fare i conti col cronometro e si capirà se le basi son buone oppure se l’annata sarà in salita. Al proposito circola una voce che vuole già pronte, e firmate, le dimissioni del tecnico progettista James Allison se le cose non dovessero andare per il verso giusto fin dai primi test. Strano, visto che le prove servono a rompere motori, spaccare tutto e capire i punti deboli (e forti) di una vettura, ma dall’Inghilterra qualcuno giura di aver già visto dei curriculum sui tavoli di chi conta e la voce si è sparsa.
Questione di orgoglio, forse, perché il tecnico inglese, arrivato a settembre del 2013, ha messo le mani sulla vettura con i colleghi Pat Fry e Nick Tombazis che però sono stati licenziati e quindi, senza i vice, manca chi ha pensato a tutti gli aspetti: «A Maranello ci sono centinaia di ingegneri - dice Allison - per cui tutti gli aspetti vengono valutati insieme».
Quindi lavoro di gruppo e tutti nella stessa direzione, come si augura ancora Arrivabene: «Non dico e non penso affatto che l’anno scorso ci fossero direzioni diverse, ribadisco solo che i due piloti, i tecnici e tutto il team deve lavorare nella stessa direzione, tornare alla vittoria è l’obiettivo minimo per la Ferrari e il mio compito è fare in modo che tutti insieme si proceda nel lavoro di gruppo»: quindi Vettel e Raikkonen che si aiuteranno: «Sarà un avversario temibile in pista - dice Vettel - ma anche un amico leale, non ci saranno problemi». Ribadisce Raikkonen. «Con Seb c’è sfida vera in pista, è uno veloce, sarà uno stimolo per fare meglio».
Un clima nuovo, un ambiente da ricostruire e una macchina che ci si augura sia veloce, darebbe un grosso aiuto nel processo di rinascita della Ferrari. Fra le due cose che stupiscono, la prima è la comparsa del marchio Alfa Romeo sulle fiancate, vedere un’Alfa sponsor della Ferrari stupisce, ma mettere Fiat, come in passato, non aveva senso e nemmeno mettere FCA, la sigla del gruppo. Visto che si parla di rilancio Alfa Romeo (e l’attesa per la Giulia è molto forte) è stata forse una decisione logica dare spazio al Biscione. E poi, altra cosa strana, la sospensione anteriore a tirante. Unica, per ora, la Ferrari. O han capito tutto e fatto qualcosa di rivoluzionario, oppure se rimani l’unico con una soluzione che tutti hanno scartato, qualcosa non torna.
«Ci sono vantaggi e svantaggi con questa sospensione - dice Allison - noi possiamo sfruttarla per fini aerodinamici che una sospensione a puntone non avrebbe permesso». Speriamo. Intanto la moda di lanciare le vetture su internet, il giorno prima è stata la volta della McLaren Honda di Alonso e Button, e l’1 tocca alla Mercedes campione del mondo, va contro quelli che sono i desideri degli appassionati. Le presentazioni erano il modo per vedere da vicino piloti, tecnici e auto, scambiare quattro parole, inventarsi servizi diversi per parlare della stessa cosa. Oggi no, le immagini, le interviste e le foto sono le stesse per tutti, il tifoso e il professionista hanno accesso alla stessa banca dati.
Tutto freddo e distaccato, privo di acuti, con una informazione pilotata. Basti pensare ad Alonso, Ferrarista dentro fino ad Abu Dhabi, 23 novembre, che il 29 gennaio dice «voglio portare la McLaren Honda ai fasti del passato». Due mesi e cambia tutto. E che dire di Hamilton, taglio di capelli da rapper mentre Rosberg ha svezzato in pista la W06 per fare il filmato per gli sponsor? Gelo totale, eppure è il campione del mondo, colui che divide e fa discutere per i suoi atteggiamenti. Anche lui sul web, anche lui e la sua squadra lontana da chi deve tifare e magari comprare Mercedes in concessionaria. Certo, le presentazioni costano, ma invece di buttare un milione di euro per rifare gli allestimenti dei motor home o spendere decine di milioni di euro per ridurre di 200 grammi il peso di una tuta, forse quella voglia di mettere a contatto i tifosi con i protagonisti, sfruttando occasioni come il lancio delle nuove auto, sarebbe da non perdere.
«Dobbiamo rivoluzionare la F.1 - dice ancora Arrivabene - avere auto belle, occasioni di contatto col pubblico, rivedere il formato delle corse, renderle appetibili e stimolanti». Un obiettivo forse più difficile che tornare a vincere con questa Ferrari.