sabato 14 maggio 2022
Saranno 24 le nazioni a sfidarsi stasera nella finalissima di Eurovision 2022 in diretta in prima serata su Rai 1 e Rai Radio 2 dal PalaOlimpico di Torino
Maneskin ancora contro Putin

Maneskin ancora contro Putin - Ansa

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Saranno 24 le nazioni a sfidarsi stasera nella finalissima di Eurovision 2022 in diretta in prima serata su Rai 1 e Rai Radio 2 dal PalaOlimpico di Torino condotta da Alessandro Cattelan, Laura Pausini e Mika. Vinceranno i Kalush Orchestra dall’Ucraina sull’onda emotiva del loro brano Stefania, inno alla grande madre patria ferita dalla guerra? Oppure il biondissimo inglese Sam Ryder che sfodera la sua ugola d’oro in Space Man, forte dei suoi 12 milioni di follower su Tik Tok che, tra l’altro, è sponsor di Eurovision 2022?

E i nostri Mahmood e Blanco, il cui brano Brividi è fra i più ascoltati a livello europeo e che si esibiranno per noni, come si piazzeranno tra il voto popolare e quello delle giurie internazionali? La Rai comunque spera in un record di ascolti dopo che anche la seconda semifinale ha registrato 5.538.000 spettatori e il 27,7% di share. La serata della finale sarà aperta da un inno alla pace sulle note di Give peace a chance di John Lennon. Un segnale all’insegna della musica che unisce i popoli e le “canta” ai governanti: in fondo è il vero messaggio positivo di questo enorme baraccone fastoso, colorato, costosissimo, dove le performance valgono più della qualità musicale, ma in cui gli artisti dimostrano cosa può essere davvero l’Europa. Come i tanti che hanno duettato sui social con la Kalush Orchestra, intonando insieme a loro Stefania, dai finlandesi The Rasmus ai francesi Alvan & Ahez sino agli stessi Mahmood e Blanco.

Dopo un doveroso omaggio a Gigliola Cinquetti che torna sul palco europeo su cui vinse nel 1964 con Non ho l’età, gli ospiti più attesi della serata sono comunque i Maneskin, che l’anno scorso vinsero Eurovision diventando star planetarie, con il loro omaggio a Elvis Presley e il lancio del nuovo brano Supermodel che critica la superficialità dello star system americano. I Maneskin ribadiscono anche il loro no alla guerra. «Sull’Ucraina non si possono avere incertezze, non esistono zone grigie. È una guerra ingiustificata e ingiustificabile. Non c’è spazio per la discussione: è sbagliato da tutti i punti di vista. Putin è un dittatore moderno, un tiranno» dice il frontman Damiano a Torino. L’insulto a Putin dal palco del Coachella Festival? «Lo rifarei. Tutta la vita, tutti i giorni. E, anzi, invito tutti gli artisti a farlo.

Perché come personaggi pubblici abbiamo un potere enorme: la tendenza a essere sempre neutrali per non perdere o guadagnare pubblico la trovo antiartistica, paracula». A spiegare bene il valore “politico” di Eurovision è poi il libro Eurovisioni. Nation branding e identità europea attraverso l’Eurovision song contest del giornalista Emanuele Lombardini, cofondatore del sito eurofestivalnew.com che analizza il lato geopolitico della manifestazione che, come dice l’autore, «in 66 anni è diventata una sorta di arena culturale in cui ogni nazione mette in vetrina uno spaccato di se stessa da presentare all’Europa con le proprie alleanze e con la propria storia».

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