Di primo acchito pare un disco più sereno del solito, il nuovo album di Eros Ramazzotti
Ali e radici: undici inediti in uscita il 22 maggio, 210mila copie già prenotate. Forse perché quando canta l’amore Eros è finalmente lontano dalle atmosfere tristi seguite alla tormentata fine del suo matrimonio, forse perché il cd contiene canzoni che scuotono (
Parla con me grida ai più giovani di tornare a comunicare e di rispettarsi), inni d’amicizia (
Affetti personali), una perla piano e orchestra sulla possibilità di rinascere dal dolore (
L’orizzonte). Eppure… «Sì, sono più sereno di qualche tempo fa, ma non sono del tutto positivo», dice lui. All’Eros di oggi brucia soprattutto il non aver mai visto la
Terra promessa cantata all’esordio, il fallimento di quel suo grido sanremese su un mondo che si poteva rinvigorire anche grazie agli slanci dei ventenni dell’84. Questo fallimento in
Ali e radici è filo rosso di molti brani, atto d’accusa di Ramazzotti verso un’intera generazione. La sua. Anche
Come gioielli, brano che chiude il lavoro inneggiando alla riscoperta di valori e gesti fondamentali, alla fine lascia in eredità parole nette: «Rifare tutto». «Perché tutto sta andando a rotoli», aggiunge Eros. E la necessità di cercare «nuovi ideali» lui la inserisce nell’album anche in modo diretto, tramite un dittico di brani di denuncia senza mezzi termini. Il primo è
Nessuno escluso: proprio il canto di una sconfitta generazionale? «Esatto. Ed anche la mia proposta per una
Terra promessa oggi. Noi avevamo sogni, ideali, progetti concreti che si sono persi. Ma senza nessuno che si assumesse le proprie responsabilità in merito. Mentre l’uomo secondo me deve avere il coraggio di riconoscere gli errori e farsene carico: dare le colpe al mondo non aiuterà certo a ripartire». E poi ecco i versi durissimi di
Non possiamo chiudere gli occhi, cantata in prima persona nei panni di Nino, dieci anni. Un figlio delle mille odierne periferie, un emblema dei troppi su cui «alzano la voce e anche le mani». «Questa canzone nasce dalla mia idea che i dischi debbano essere anche occasione di riflessione. Per questo ho sottolineato problemi veri. Bimbi maltrattati, violenza sulle donne, natura che soffre. E ora spero che un brano tanto esplicito possa servire anche a qualche campagna di sensibilizzazione». Forse insomma è arrivata la «svolta » che Eros auspicava per sé presentandoci, due anni fa, l’antologia
E² ? Lui ci va cauto. «Non sono De Gregori. Mi ispiro ai cantautori, sì: ma poi quando scrivo vince l’anima pop, la ricerca di comunicare. Per ricambiare chi mi ha dato tutto, cioè la gente. Ed anche, lo ammetto, per un contratto che mi obbliga a un certo tipo di dischi. In questo senso è già tanto che
Ali e radici contenga spunti come quelli di cui stiamo parlando, insomma. Anche se confesso di non voler perdere l’opportunità di cantare nel mondo, e per farlo una major ci vuole. Fossi famoso solo in Italia, magari mi dedicherei finalmente al blues. E per le nuove canzoni userei il web». Su cui peraltro Eros ora manda in esclusiva un altro inedito,
Linda e il mare (nel catalogo iTunes). Ma il Ramazzotti di oggi quanto agisce anche oltre le canzoni, visto che parlandone sottolinea: «Sensibilizzare è fondamentale, ma non serve se poi non si prova a risolverli, i problemi, ognuno come può». Due le sue soluzioni. La prima: «Agisco nell’ambito musicale. Se vedo giovani di talento, visto che non li aiuta nessuno, li produco io. Sto per lanciare Gianluca Massaroni, cantautore, e Andrea Febo, uno che aveva fatto Sanremo Giovani ma io ho scoperto su myspace. Poi punterò sul r’n’b di un ragazzo di nome Manu». La seconda: «Agisco nella vita, di solidarietà ne faccio sempre. E l’Abruzzo lo aiuto con la Partita del cuore, la Nazionale Cantanti fa cose concrete da trent’anni. Perché non ho aderito al progetto di Jovanotti? Preferisco muovermi senza il concetto dell’oggi o mai più. La sensibilità si mette in gioco tutti i giorni, ad ottobre là avranno ancora bisogno, magari anche più di ora. E poi ci vedo sempre troppa gente, su certi carri». Infine una curiosità: l’album è accompagnato da un libretto fotografico così da essere venduto come libro con cd e non come semplice cd. Un «trucchetto » che abbassa l’Iva sull’oggetto dal 20 al 4%, facendo risparmiare/ incassare ai produttori il 16% in più. Una bella trovata per uscire dalla crisi discografica.