sabato 16 maggio 2009
Esce il nuovo album «Ali e radici», sarà venduto come un libro per risparmiare l’Iva. «Sognavamo una "Terra promessa" ma ci siamo persi. Ora canto contro la violenza sui minori e sulle donne e spero in un mondo migliore». La canzone per l’Abruzzo? «Non ho partecipato perché preferisco altri modi di fare beneficenza».
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Di primo acchito pare un di­sco più sereno del solito, il nuovo album di Eros Ra­mazzotti Ali e radici: undici inediti in uscita il 22 maggio, 210mila co­pie già prenotate. Forse perché quando canta l’amore Eros è final­mente lontano dalle atmosfere tri­sti seguite alla tormentata fine del suo matrimonio, forse perché il cd contiene canzoni che scuotono ( Parla con me grida ai più giovani di tornare a comunicare e di ri­spettarsi), inni d’amicizia ( Affetti personali), una perla piano e or­chestra sulla possibilità di rinasce­re dal dolore ( L’orizzonte). Eppu­re… «Sì, sono più sereno di qual­che tempo fa, ma non sono del tut­to positivo», dice lui. All’Eros di og­gi brucia soprattutto il non aver mai visto la Terra promessa cantata all’esordio, il fallimento di quel suo grido sanremese su un mondo che si poteva rinvigorire anche grazie agli slanci dei ventenni dell’84. Questo fallimento in Ali e radici è filo rosso di molti brani, atto d’ac­cusa di Ramazzotti verso un’intera generazione. La sua. Anche Come gioielli, brano che chiude il lavoro inneggiando alla riscoperta di va­lori e gesti fondamentali, alla fine lascia in eredità parole nette: «Rifa­re tutto». «Perché tutto sta andan­do a rotoli», aggiunge Eros. E la ne­cessità di cercare «nuovi ideali» lui la inserisce nell’album anche in modo diretto, tramite un dittico di brani di denuncia senza mezzi ter­mini. Il primo è Nessuno escluso: proprio il canto di una sconfitta generazionale? «Esatto. Ed anche la mia proposta per una Terra pro­messa oggi. Noi avevamo sogni, i­deali, progetti concreti che si sono persi. Ma senza nessuno che si as­sumesse le proprie responsabilità in merito. Mentre l’uomo secondo me deve avere il coraggio di rico­noscere gli errori e farsene carico: dare le colpe al mondo non aiuterà certo a ripartire». E poi ecco i versi durissimi di Non possiamo chiude­re gli occhi, cantata in prima perso­na nei panni di Nino, dieci anni. Un figlio delle mille odierne perife­rie, un emblema dei troppi su cui «alzano la voce e anche le mani». «Questa canzone nasce dalla mia i­dea che i dischi debbano essere anche occasione di riflessione. Per questo ho sottolineato problemi veri. Bimbi maltrattati, violenza sulle donne, natura che soffre. E o­ra spero che un brano tanto espli­cito possa servire anche a qualche campagna di sensibilizzazione». Forse insomma è arrivata la «svol­ta » che Eros auspicava per sé pre­sentandoci, due anni fa, l’antologia ? Lui ci va cauto. «Non sono De Gregori. Mi ispiro ai cantautori, sì: ma poi quando scrivo vince l’ani­ma pop, la ricerca di comunicare. Per ricambiare chi mi ha dato tut­to, cioè la gente. Ed anche, lo am­metto, per un contratto che mi ob­bliga a un certo tipo di dischi. In questo senso è già tanto che Ali e radici contenga spunti come quelli di cui stiamo parlando, insomma. Anche se confesso di non voler perdere l’opportunità di cantare nel mondo, e per farlo una major ci vuole. Fossi famoso solo in Italia, magari mi dedicherei finalmente al blues. E per le nuove canzoni use­rei il web». Su cui peraltro Eros ora manda in esclusiva un altro inedi­to, Linda e il mare (nel catalogo i­Tunes). Ma il Ramazzotti di oggi quanto agisce anche oltre le can­zoni, visto che parlandone sottoli­nea: «Sensibilizzare è fondamenta­le, ma non serve se poi non si pro­va a risolverli, i problemi, ognuno come può». Due le sue soluzioni. La prima: «Agisco nell’ambito mu­sicale. Se vedo giovani di talento, visto che non li aiuta nessuno, li produco io. Sto per lanciare Gian­luca Massaroni, cantautore, e An­drea Febo, uno che aveva fatto Sanremo Giovani ma io ho scoper­to su myspace. Poi punterò sul r’n’b di un ragazzo di nome Ma­nu». La seconda: «Agisco nella vita, di solidarietà ne faccio sempre. E l’Abruzzo lo aiuto con la Partita del cuore, la Nazionale Cantanti fa co­se concrete da trent’anni. Perché non ho aderito al progetto di Jova­notti? Preferisco muovermi senza il concetto dell’oggi o mai più. La sensibilità si mette in gioco tutti i giorni, ad ottobre là avranno anco­ra bisogno, magari anche più di o­ra. E poi ci vedo sempre troppa gente, su certi carri». Infine una curiosità: l’album è accompagnato da un libretto fotografico così da essere venduto come libro con cd e non come semplice cd. Un «truc­chetto » che abbassa l’Iva sull’og­getto dal 20 al 4%, facendo rispar­miare/ incassare ai produttori il 16% in più. Una bella trovata per uscire dalla crisi discografica.
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