Un pericolo. Molto Serio. ll cyber-bullismo e il
sexual-bullying on-line sono avvertiti come tali dal
72% dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni e i social network, sono
ritenuti, per il 61% degli adolescenti, la modalità d'attacco
preferita.È quanto emerge da una
ricerca sul bullismo anche sessuale su internet condotta dalla
cooperativa onlus Pepita che ha lanciato la campagna educativa «Io clicco positivo».
L'indagine, condotta con interviste dirette a scuola, in
oratori e discoteche, a circa 2.000 minorenni, è stata
presentata oggi in un incontro, organizzato da Renzo Magosso
dell'Associazione lombarda dei giornalisti (Alg), al Circolo
della Stampa di Milano.E si è parlato di tanti fatti di
cronaca: giovanissimi accusati di essere gay o ragazzine fatte
passare per prostitute e che talvolta non reggono più e decidono
di farla finita; pestaggi violenti ripresi e messi in Rete,
messaggi e filmati personali finiti on-line con conseguenze
gravi per chi ne è inconsapevole protagonista.
Di solito si colpisce la vittima con la diffusione di
foto e immagini denigratorie o tramite la
creazione di gruppi contro. Ll'85%
degli interpellati ha ammesso di aver mentito o di mentire su internet riguardo alla propria età; il 98% dispone di un cellulare che si collega
alla Rete e il 95% di questi si collega con WhatsApp. Il 70%,
altro dato preoccupante, naviga senza alcun controllo dei
genitori e il 10% ha assistito a episodi di cyber-bullismo o si
è sentito un cyber-bullo. E ancora: solo il 10% di chi è stato
vittima di cyber-bullismo ha avuto il coraggio di parlarne con
qualcuno e il 70% dei ragazzi che hanno un profilo Facebook
ignora che tutto il materiale pubblicato diventa di proprietà
del social-network e che anche cancellando foto, video o post il
tutto rimane comunque on line.«Gli adolescenti non devono essere lasciati soli nel senso
della solitudine - ha sottolineato Luisa Poluzzi, direttore
generale di Gsa (Giornalisti specializzati associati) - bisogna
trovare un punto di incontro nel loro linguaggio perché a quella
età il gruppo diventa importantissimo. Tendono a escludere il
resto del mondo e allora può capitare un cortocircuito che li fa
diventare vittime o cyber-bulli».Per
il presidente di «Pepita» Ivano Zoppi la campagna «Io clicco positivo» vuole creare il messaggio più lungo del
mondo e cioè che di cyber-bullismo bisogna parlare tutto l'anno. I ragazzi
posseggono tanti strumenti, ma spesso non hanno la capacità di
usarli correttamente, di distinguere il male dal bene e qui è
forte il richiamo agli adulti, agli educatori, di stare vicino a
questi ragazzi».